Clonazione democratica

Si licenzia con democrazia e si clonano cani

di Adriano Todaro - mercoledì 12 aprile 2017 - 4745 letture

Sapete cos’è la Sooam Foundation? Non lo sapete? Beh, dopo cerco di acculturarvi. Intanto, però, vi racconto altre cose.

Come risaputo, noi nutriamo nei confronti dei padroni sentimenti non proprio affettuosi. Dobbiamo però riconoscere che qualche volta utilizzano strumenti di alta democrazia. D’altronde questa magica parola di cui si servono tutti, anche a destra, significa "governo del popolo". E, allora, ogni tanto, i padroni fanno decidere al popolo così che il popolo si assuma le proprie responsabilità.

Il problema, semmai, è un altro. La troppa democrazia dà alla testa e chi non è abituato a esercitarla, si trova in difficoltà. Leggevo della vicenda Sky, la grande azienda televisiva di proprietà di Rupert Murdoch che ha deciso di spostare la sede da Roma a Milano. O meglio, per usare le parole giuste, delocalizzare a Milano la sede romana. Ora a me non sembra una cosa del tutto negativa. Ad esempio a Roma ci sta una sindaca 5 Stelle, a Milano, invece, un Sala che di stelle non ne ha nessuna; a Roma le strade hanno le buche, a Milano sembra di camminare sul velluto; a Roma c’è un’aria che intorpidisce le menti e il fisico, a Milano un’arietta frizzante di PM10; a Roma ci sono i romani, a Milano non ci sono più milanesi ecc.

Se fossimo stati nel secolo scorso, Murdoch avrebbe preso l’elenco dei dipendenti e avrebbe deciso chi mandare a Milano. Invece oggi i padroni sono democratici e così Murdoch chiama in ufficio gruppi di sei sette lavoratori alla volta e dice loro: “Carissimi subordinati, io sono un padrone illuminato e democratico. Decidete voi chi deve finire nella lista degli esuberi oppure andare a Milano”. Al che i lavoratori cominciano ad avere facce smarrite, il battito del polso accelerato, la bocca secca e una tosse nervosa. La dimostrazione lampante di ciò che affermavo prima: esercitare la democrazia è molto difficile. Facile criticare i padroni ma poi, riconosciamolo, il loro lavoro è difficilissimo.

Un altro padrone aperto e democratico è il signor Almaviva. In realtà non si chiama così ma non importa. E’ un’azienda italiana che opera nel campo della Information & Communication Technology, Cloud computing, Big data, Advanced analytics e Customer relationship management. Boh! Che cosa significano esattamente queste definizioni inglesi non lo so. So che è un’azienda italiana con 38 sedi in Italia e altre in Brasile, Usa, Cina, Columbia, Tunisia, Romania e Belgio. E so, anche, che finanziariamente sta molto bene. Poi, però, perde un po’ di commesse. Secondo voi, a questo punto, cosa avrebbe dovuto fare il signor Almaviva? Licenziare tutti. E, invece no, licenzia solo 1.666 persone a Roma che non hanno accettato un buon accordo sindacale. In pratica si chiedeva a tutti di auto tagliarsi il 17% del loro salario. Non è forse democrazia questa? Mica decideva lui a chi ridurre lo stipendio. Invece che a pochi, l’ha ridotto a tutti e 1.666 li ha liberati dalla schiavitù del lavoro. E’ la vera democrazia esercitata senza timori o pudori.

Anche all’Alitalia che doveva rimanere assolutamente italiana, prima con i “capitani coraggiosi” e poi con altri capitani ma sempre coraggiosi e soprattutto con i soldi degli italiani, ci sono 2.037 esuberi. Qua la democrazia viene proprio dal basso. Hanno assunto, come precari, diversi ragazzi e ragazze. Siccome però c’è una legge che se fai 60 mesi, l’azienda ti dovrebbe assumere definitivamente, i capitani coraggiosi stanno molto attenti al calendario. Nel senso che si segnano tutto ma proprio tutto e quando la lavoratrice o il lavoratore arriva a 59 mesi e 15 giorni, zac, a casa. Anche qua siamo a livello di democrazia avanzata perché non è che i capitani scelgono di lasciare a casa una perché non ha gli occhi azzurri o un altro perché è rosso di capelli. No. Tutti uguali. Un bel taglio secco a 59 mesi e 15 giorni. Così non ci sono invidie e malumori, gelosie e paturnie varie.

Ah sì. La Soom Foundation o, meglio la Soom Biotech Foundation. Dunque, aspettavo il mio turno nella sala d’aspetto del dentista e sul tavolino, c’erano diverse riviste affinché i clienti potessero non pensare alla tortura che li attendeva e alla tortura della parcella. E così ho cercato qualcosa da leggere. C’era Chi, DiPiù Tv, Sorrisi e Canzoni, Viversani e Belli, Vanity Fair e altri. Io, essendo vanitoso e giusto, ho scelto quest’ultima rivista, il settimanale della Condé Nast che ha una diffusione di più di 200 mila copie ogni settimana. A colori, tanta pubblicità rivolta a un pubblico femminile, 186 pagine, carta patinata. E così ho appreso che se vi muore il cane potreste farvelo clonare da questa fondazione che ha sede a Seoul, in Corea. In pratica una specie di Cloud computing come da Almaviva. Prendete il cane morto, lo avvolgete con asciugamani bagnati e lo riponete nel frigorifero per qualche ora. Poi lo spedite a Seoul e, dopo un po’, compatibilmente con i tempi delle Poste italiane, vi rimanderanno un nuovo cane preciso e identico a quello morto. Sembra ci sia un grande traffico di cani con Seoul e richieste da tutte le parti del mondo e, naturalmente, anche dall’Italia perché quando ci sono cazzate da fare noi non vogliamo essere dietro a nessuno. Il costo non è neppure alto, 100 mila dollari. Poco più di 94 mila euro. Poco più di quanto costa un lavoratore con la differenza che i cani non scioperano mai.

Che c’incucchia questo – direbbero i siculi – con i lavoratori? Cosa c’entra con i lavoratori citati sopra? Nulla. Ve lo racconto lo stesso perché l’idea sarebbe quella di mandare a Seoul i tanti Casini che abbondano nel nostro Paese. E poi ci inviamo il signor Murdoch, il signor Almaviva, i capitani coraggiosi non solo dell’Alitalia ma di tante altre aziende. Con una raccomandazione: non rimandateli più indietro, neppure i loro cloni. Teneteli a Seoul e fateli giocare con quel buontempone di Kim Jong-un.

E quando verrà in visita un grande amico della Corea, Antonio Razzi, tenetelo lì anch’esso e, soprattutto, non clonatelo. Vi assicuriamo che l’originale è il migliore in assoluto.


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