Che genere di generale?

“Devo ringraziare l’amico Matteo che in occasione del primo lockdown mi ha scosso dalla mia indolenza e mi ha spinto a fare questo libro..."

di Deborah A. Simoncini - martedì 22 agosto 2023 - 1931 letture

Con rispetto parlando e senza offendere nessuno ma di che genere di generale trattasi? Di che e di chi stiamo parlando? Le parole che usiamo dipendono molto dai luoghi in cui viviamo e dalle persone con cui interagiamo. Condividere un linguaggio è importante.

Dobbiamo sapere che il generale, a suo tempo è rimasto folgorato, ha una placca di metallo in testa e ogni tanto svalvola. Da pilota di Formula 2 era bravo, ma non abbastanza, anche se ha vinto un sacco di coppe e di medaglie. E adesso chi glielo dice alla signora delle Camelie che il generale ha cominciato a sparare minchiate? Ha fatto il botto e rischia di fare a botte?

I danni sono considerevoli. In altri Stati l’avrebbero destituito, degradato. Qui l’averlo spostato di banco lo fa sentire spodestato, ma deve obbedire al comando. Il generale suppone che la disposizione genetica cambi a seconda della razza. Incarna ogni genere di assaltatore che possa venire in mente, da organizzatore di imprese, grande esploratore e pioniere che si dà arie. Non ha vissuto la Seconda guerra mondiale, ma ha visto coi propri occhi i conflitti e i loro effetti. Ha imparato sulla sua pelle che quando si parla di guerra si ha a che fare con una categoria sfuggente. La guerra rassomiglia a un camaleonte, cambia di natura in ogni caso concreto. Sente il fascino per la guerra. La politica continua la guerra con altri mezzi. E’ la fucina dell’ordine sociale. Provoca rottura e stabilisce relazioni di potere diseguale. La pace civile con le lotte per e contro il potere fa continuare la guerra.

E’ il momento della vita sociale dove la politica si adopera a istituzionalizzare, naturalizzare e nascondere i meccanismi di dominio e assoggettamento che hanno origine nella guerra. E’ una “pace armata”. “Devo ringraziare l’amico Matteo che in occasione del primo lockdown mi ha scosso dalla mia indolenza e mi ha spinto a fare questo libro. Ho cercato di prendere tutto il tempo necessario. Sono sempre stato affascinato dal volo. Ho sempre sognato di girare il mondo e farmi servire champagne. Il mio compito principale è gestire la sicurezza. Mi sono sottoposto a intensi corsi di addestramento teorici e pratici. Ho imparato a evacuare una cabina passeggeri in meno di 90 secondi, a spegnere un incendio, a prestare le prime cure mediche e molto altro ancora. Nell’accogliere le richieste dei miei soldati rappresento i valori che il mio esercito desidera comunicare. Persona premurosa per natura, so soddisfare le aspettative altrui. Conosco il comportamento dell’essere umano, come singolo individuo e in gruppo. Sono stato fesso ho fatto il mitragliere su una cannoniera volante. Sono solo un povero idiota. Non mi va di spiegare le cose e non devo spiegare niente. A diciotto, diciannove anni ero stupido come una capra. Mi hanno sparato sette volte.

E’ insopportabile sotto le armi non essere visti, non essere ascoltati. Le persone non viste, ascoltate o credute sono esposte a molte forme di violenza fino all’assassinio. L’oppressione disumanizza la maggior parte degli esseri umani, rendendoli invisibili, senza voce e superflui. Il trauma distrugge le convinzioni più basilari riguardo al mondo, tra cui il poter avere il controllo su ciò che accade. Narrare in prima persona facilita la comprensione del trauma e della vittimizzazione, anche per questo vi narrerò il mio di trauma. Ricordo ancora quel 4 luglio. In una giornata meravigliosa di sole, uscito dalla caserma di buon mattino a fare una camminata, canticchiavo lungo la strada “Faccetta nera”; mi ritrovai, senza sapere come e perché disteso in un ruscello fangoso, in fondo a un burrone, a lottare tra la vita e la morte. Ero stato afferrato da dietro, trascinato nei cespugli picchiato e aggredito sessualmente. Mi sentivo inerme e totalmente alla mercé del mio assalitore.

Gli ho parlato chiamandolo buon signore, comandante. Ho cercato di fare appello alla sua umanità, ma niente da fare, ho fallito nel mio intento, anche quando ho provato con l’egocentrismo, qualificandomi prima generale e poi contrammiraglio. Mi ha chiamato ‘ricchione e mi ha detto di stare zitto. Gli ho detto che avrei fatto tutto quello che voleva, ma quando è cominciata la violenza sessuale ho reagito istintivamente, cosa che l’ha fatto infuriare al punto che mi ha strangolato finché non ho perso conoscenza. Quando mi sono risvegliato, mi stava trascinando per i piedi fin giù nel burrone. Dopo avermi intimato, con voce roca e in tono da Gestapo, di mettermi carponi, il mio aggressore mi ha preso di nuovo e mi ha ancora una volta strangolato.

Ho perso conoscenza mentre i miei istinti lottavano disperatamente. Ero sicuro che stavo morendo, ma sono rinvenuto in tempo per vederlo lanciarsi contro di me con un masso, me l’ha fracassato sulla fronte e mi ha fatto perdere i sensi. Alla fine, dopo aver tentato nuovamente di strangolarmi mi ha dato per morto e se n’è andato. Sono riuscito ad arrampicarmi fuori dal burrone e sono stato soccorso da un agricoltore: ha chiamato la polizia, un dottore e l’ambulanza. Mi hanno portato al pronto soccorso per sottopormi a esami neurologici, radiografie ed esami del sangue. Hanno preso foglie e ramoscelli che avevo tra i capelli per usarli come prove. Mi hanno raschiato le unghie e mi hanno prelevato dei campioni dalla bocca con un tampone.

Avevo ferite multiple alla testa, gli occhi chiusi per il gonfiore e una lesione alla trachea che mi rendeva difficile respirare. Non potevo bere né mangiare nulla per trenta ore. Il mio aggressore venne arrestato qualche giorno dopo, condannato per stupro e tentato omicidio e messo in carcere senza possibilità di libertà provvisoria, ma non volevo che si sapesse che avevo subito un’aggressione sessuale. Nonostante la convinzione di non aver fatto niente di sbagliato mi vergognavo. Quando ho cominciato a parlare con gli altri dell’aggressione dicevo semplicemente che ero stato vittima di un tentato omicidio. Desideri, passioni, speranze e aspirazioni di vendetta ancora oggi mi sospingono nel futuro”.

Matteo iniziò a scartare un grosso sigaro nero. Ne morsicò la punta, sputò e se lo fece rotolare sulla lingua per poi afferrarlo coi denti e tra sé e sé pensò: “Averlo saputo prima!”


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