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La parola che uccide: I Siciliani, di Pina La Villa | [1] | [2] | [3] | [4] | [5] | [6] | [7] | [8] | [9] | [10] | Addamo | Orioles | [Bibliografia]

 

[3] Giuseppe Fava - scrivere contro la mafia

Giuseppe Fava, il fondatore de "I Siciliani", originario di Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, dove era nato il 25 settembre 1925, aveva iniziato la sua carriera di scrittore e giornalista a Catania negli anni cinquanta. Anni che conosciamo attraverso i suoi libri più famosi, Gente di rispetto e Prima che vi uccidano, anni di cui rende appieno tutta l'asprezza e la chiusura.
Uno dei personaggi del romanzo Gente di rispetto, il maestro Belcore, ad un certo punto passa in rassegna i possibili comportamenti di chi è nato in un paesino disgraziato della Sicilia povera e ingiusta:

Un uomo che nasce in questo paese, a un certo momento della sua vita deve fare la sua scelta. Ha tre possibilità. Anzitutto partire, andarsene in un altro luogo della terra, Milano, la Germania, l'Australia, abbandonare per sempre tutte le cose conosciute, la casa, i parenti, gli amici…tutto. Scava un fosso e ci getta dentro queste cose, anche le fotografie, i libri di scuola, i ricordi…E' come morire due volte nella vita […] La seconda soluzione è ancora più difficile: restare in questo paese miserabile e cercare però di conquistarlo, cioè viverci almeno da padrone…Ti iscrivi a un partito politico, diventi amico e alleato dei più forti, prendi tutto quello che c'è da prendere con qualsiasi mezzo, l'inganno, la ruffianeria, l'amicizia, la violenza. […] Infine c'è la terza soluzione, cioè restare in mezzo a tutte queste cose che compongono la tua piccola vita: questo paese che muore, queste vecchie case, la povertà e l'ignoranza…ma anche gli amici, le abitudini, la tua famiglia … e scavarsi una nicchia dentro queste cose, starci dentro, al riparo, accontentarsi, vivere semplicemente…Il mondo passa lontano da te con tutte le sue altre cose affascinanti e sanguinose, ma tu le intuisci soltanto e non sai nemmeno come siano….Chiuso dentro la tua nicchia, così fino alla fine… [11]

La storia de "I Siciliani" non si esaurisce nella storia di Pippo Fava, ma non può prescindere dalla sua figura di scrittore e drammaturgo, dal disagio dell'intellettuale siciliano evidente nel brano citato [12]. Ma soprattutto non può prescindere dalla sua carriera di giornalista nella Sicilia degli anni Cinquanta Sessanta e Settanta.

In questi anni Fava collabora con alcuni giornali catanesi: "La campana", il "Giornale dell'Isola", il "Corriere di Sicilia", "Le Ultimissime". Scrive anche sulla "Domenica del Corriere" e su "Tempo illustrato": su quest'ultima rivista pubblica una memorabile intervista a Genco Russo, uno dei boss più potenti dell'epoca. Per "Tutto sport" si occupa di calcio.
Il "Giornale dell'Isola" apparteneva all'aristocrazia terriera. Rilevato dal gruppo triestino Alessi, si chiamò "L'isola" e voleva battere la concorrenza de "La Sicilia". L'avventura durò un anno, poi il giornale chiuse. Fava, e Nino Milazzo - che racconta questa storia al giornalista Luciano Mirone [13] - restarono disoccupati. Entrambi vennero chiamati a organizzare la redazione di "Espresso Sera", dell'imprenditore catanese Puglisi Cosentino, di cui Fava sarà capo-cronista per ventidue anni, dal '56 al '78. Alcuni anni dopo la testata sarà venduta alla famiglia Ciancio-Sanfilippo, già proprietaria del quotidiano "La Sicilia" [14]

Fava aveva vissuto dall'interno la vicenda della progressiva scomparsa di tutti i giornali della città, che negli anni cinquanta contava almeno cinque quotidiani e che agli inizi degli anni ottanta, e fino a oggi, vede il monopolio de "La Sicilia". Questo quotidiano nasce nel marzo del 1945, tra gli editori Domenico Sanfilippo, cognato di Ciancio, padre dell'attuale editore. Guadagna spazio soprattutto a spese del "Corriere di Sicilia".
Ha sempre proclamato la sua indipendenza ma, per esempio, negli anni del centrismo appoggiava Scelba e la destra, mentre in tempi più recenti ha appoggiato il movimento dei sindaci.
Un giornale "popolare" - "linguaggio borghesemente modesto" dice uno dei suoi primi direttori, Russo - largo spazio agli articoli da rotocalco - il diario di Claretta Petacci, il resoconto stenografico della trasmissione televisiva Lascia o raddoppia, enfasi sul fenomeno della lacrimazione della Vergine a Siracusa nel 1953, etc.
Dal 1952 al 1953 è sindaco di Catania Domenico Macrì, dal 1953 al 1960, quando arrivano i finanziamenti per la ricostruzione, è sindaco La Ferlita.
Il quotidiano, presente nella parte orientale dell'isola, comincia la conquista della parte occidentale. Prima usa la tipografia del "Corriere di Sicilia", poi - nel 1949 - ne acquista una in Via Etnea ,8; poi acquista quella della concorrenza, nel 1954.
Sono gli anni del sostegno del giornale a Scelba. Verranno poi gli anni di Antonino Drago, andreottiano, sindaco e presidente della Provincia negli anni Sessanta, deputato per cinque legislature (dal '68 all''83), otto volte sottosegretario, che nel '64-'66 vara una maxisanatoria chiudendo la fase dell'urbanizzazione selvaggia della città. Il quotidiano si adattò ai nuovi potenti.
Negli anni settanta il giornale non ha più lo smalto e la vivacità degli anni degli scoop e delle inchieste, conosce dei conflitti interni, lavora a compartimenti stagni, perde il suo rapporto col territorio, dice un suo storico non sospetto, Giuseppe Di Fazio [15]. Ma l'impresa editoriale [16] cresce a gonfie vele. Nel 1980 la tiratura è di 75.000 copie. I guadagni vengono per il 76% dalla pubblicità.
All'inizio del 1980 viene offerta a Fava la direzione del nuovo quotidiano catanese "Giornale del sud": due anni di battaglie con la proprietà del giornale, per salvaguardare la libertà sua e dei suoi redattori nelle prime inchieste di mafia e contro l'installazione dei missili a Comiso. Ma non ci riesce ed è a questo punto che avvia l'avventura de "I Siciliani".



Note:
[11] Giuseppe Fava, Gente di rispetto, Feltrinelli, 1964.

[12] Su questo aspetto cfr. il saggio di Sebastiano Addamo dal titolo Giuseppe Fava e la cronaca come letteratura nella raccolta di scritti "Oltre le figure" Sellerio, 1989.

[13] Luciano Mirone, Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla Mafia e sepolti dall'Indifferenza, Castelvecchi, Roma, 1999.

[14] Luciano Mirone, Gli insabbiati, op. cit.

[15] Giuseppe Di Fazio, Catania allo specchio. Storia del quotidiano "La Sicilia" , relazione al III convegno nazionale di studio Per un bilancio di fine secolo. Catania nel Novecento, - tenutosi a Catania dal 10 al 13 ottobre 2000, organizzato dalla Società di storia patria per la Sicilia orientale.

[16] E' questo il taglio che Giuseppe Di Fazio ha dato al suo studio, "La Sicilia" impresa economica e come tale "neutra" dal punto di vista politico.

 


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