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Recensioni orizzontali - Un incantamento…mi sembra la mia ira stia svanendo

Recensioni (plurali e soggettive) di Agamennone, Coefore - Eumenidi e Le vespe in scena al teatro greco di Siracusa fino al 22 giugno.

di Donatella Guarino - lunedì 26 maggio 2014 - 5257 letture

Ci sono momenti nella vita in cui lo sguardo sul mondo si posa in modo orizzontale, e panoramico. A carpire con l’occhio (e con la mente) da un punto di vista inusitato l’altro da noi, il mondo altrui c’è da guadagnare. In esperienza, in bagaglio emozionale…e si sa le emozioni sono importanti e da vivere… Al teatro greco di Siracusa l’orizzonte che vedi è speciale e finito.

Anche se ci sei stato mille volte…

Le tragedie Questa’anno poi, con la celebrazione del centenario l’INDA ha spalancato le porte a tante iniziative, e si è vestita a festa. Va in scena per le tragedie il dramma dell’Orestea di Eschilo, rappresentata per la prima volta nel 458 a. C. nell’ambito di un concorso, che vinse. La vicenda si sviluppa in tre drammi che raccontano la saga degli Atridi. L’arrivo di Agamennone da Troia e la sua morte per mano della moglie Clitemnestra; il ritorno in patria di Oreste, figlio di Agamennone che vendica – col favore di Apollo – il padre uccidendo la madre ed Egisto (il suo amante). Ma Oreste per questo assassinio paga: viene assalito dalle Erinni (Coefore), demoni persecutori che non guardano alle ragioni morali, ma solo all’oggettività degli eventi. Scappa ad Atene dov’è sottoposto ad un processo (presieduto da Atena e Apollo), nel quale è assolto. Le Erinni si placano e diventano benevole (Eumenidi). Il motivo fondamentale è quello della vendetta. E all’antica vendetta tribale Eschilo inserisce la dike, la giustizia - di cui gli dei sono garanti – attraverso l’istituzione del tribunale.

Agamennone: La traduzione del testo è di Monica Centanni, le scene e i costumi sono di Arnaldo Pomodoro, le musiche di Antonio Di Pofi, la regia di Luca Di Fusco. La tensione narrativa dello spettacolo è buona per l’intero spettacolo. I movimenti dei corifei (Francesco Biscione. Massimo Cimaglia, Piergiorgio Fasolo e Gianluca Musiu) sono precisi, incisivi, tragici e giusti per raccontare. Bravissime Elisabetta Pozzi (Clitemnestra) e Giovanna Di Rauso (Cassandra). Coefore – Eumenidi: Anche questo testo ha una bella traduzione, sempre della Centanni. Ancora le scene e i costumi di Pomodoro, ma le musiche di Marco Podda, la regia di Daniele Salvo e Emiliano Bronzino. Qui i primi venti minuti ti annoi. Ma poi no. Le cose migliorano…E’ un crescendo. Di intensità recitativa, di trama che si sviluppa in modo violento e metamorfico. Eleganti e accattivanti i movimenti scenici, molto brave le corifee di Coefore (Simonetta Cartia, Marcella Favilla, Clara Galante, Silvia Pietta e Elena Polic Greco) e di Eumenidi (Marcella Favilla, Silvia Pietta e Elena Polic Greco). Campeggiano nomi della storia del teatro: Piera Degli Esposti che è Atena, Ugo Pagliai (Apollo) e Paola Gassman (profetessa). Oreste (Francesco Scianna) è bravo, muore con pathos, come ci si aspetta. Molto accattivante il gioco di luci colorate che accompagna il calar della sera. La magia, come sempre si rinnova.

La commedia Le vespe di Aristofane venne rappresentata nel 422 e nell’agone ottenne il secondo posto. Il tema era di attualità: i tribunali e la giustizia amministrata non da esperti del diritto ma dall’opinione pubblica. E la sua trattazione ha una surreale comicità.

Le vespe: La traduzione, contemporanea e ricca di citazioni musicali e filmiche, con un plurilinguismo per scelta, è di Alessandro Grilli, le scene e i costumi di Arnaldo Pomodoro, la musica della banda Osiris che suona dal vivo (e che non solo suona…), la regia di Mauro Avogadro. Antonello Fassari è Vivacleone.

Ma al teatro greco l’orizzonte che vedi è anche infinito, perché ci metti dentro il tuo mondo, la tragedia e l’uomo (che cambia ma che poi è sempre lo stesso). Ora, come allora, stiamo a tessere emozioni, sentimenti, vendette, rancori. Si fanno compromessi, si cambia idea se conviene farlo. Genere umano…

Ma aspetto il parere della mia nipotina Sara, che ha 10 anni ma che sa tante cose, per avere quella età. Il suo sguardo sulle cose è rotondo, circolare. Quello che a noi adulti manca…Che guardiamo il mondo a pezzi, a strisce, a saltare…In attesa di una svolta, che forse non verrà. Ma la vita è bella anche così. Godiamo l’incanto del momento, di sempre, di ora. Il teatro ci ricorda questo.

Gli attori li incontri a Ortigia, a pranzo o al bar. Uomini (e donne) e interpreti, essi e tanti altri…E la magia è anche questa. Far parte di un pezzo di mondo, misterioso e incompleto, in cui a volte ti senti stretto ma dentro al quale comunque devi stare. E dove ciascuno recita una parte…


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