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Racconti ischitani (ragazzo di strada 23)

di junior - giovedì 20 agosto 2009 - 4903 letture

L’aria tiepida della sera entrava dalla finestra spalancata. Alessio si era attardato nello studio. Doveva completare un progetto. Spense la radio. Non riusciva a concentrarsi. I collaboratori avevano terminato l’orario lavorativo. Sulla scrivania il computer era rimasto acceso. L’ingegnere si avvicinò al tavolo da lavoro. Cominciò a fare alcune correzioni. La luce era appena sufficiente. Notò un lieve tremore alle mani. Probabilmente aveva esagerato con la caffeina. I minuti trascorrevano lenti. Rimase a lungo in quella posizione. Il citofono cominciò a suonare. Attese qualche istante. Passò mentalmente in rassegna le persone che potevano cercarlo a quell’ora. Decise di non aprire. Il suono divenne insistente. Fastidioso. Guardò l’orologio. Non aveva voglia di vedere nessuno. Fu in quel momento che il ragazzo cominciò a chiamare. Era la voce di Alessandro. Alessio avvertì una sensazione di grande stupore. Non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era lui... Era proprio lui... Si diresse verso l’ingresso a passo spedito. Girò la chiave nella serratura. La porta si aprì dall’interno.
- Buonasera... - disse l’ingegnere.
- Posso entrare...? - chiese Alessandro.
- Buonasera...- ripetè l’uomo.
- Buonasera... - rispose il ragazzo.
- Adesso puoi entrare... - continuò Alessio. Il giovane avanzò di qualche passo. Si sfilò il giubbino poggiandolo su una sedia.
- Che sorpresa...- esclamò l’ingegnere - Perchè sei venuto...? -
- Se te lo dico non mi credi... - osservò l’amico.
- Tu prova a dirlo... - aggiunse Alessio seguendolo con lo sguardo.
- Mi servono trecento euro... - disse il ragazzo - Non so a chi chiederli. Mi servono subito. - L’ingegnere scoppiò in una sonora risata. Si sentiva confuso. Imbarazzato. Avrebbe voluto smettere. Non riusciva a fare a meno di ridere. Intanto cominciò a piovere. La temperatura si stava abbassando. Probabilmente era in arrivo un temporale. Il ragazzo si voltò in direzione della finestra aperta. Stava per chiudere i vetri quando l’amico lo raggiunse di spalle abbracciandolo.
- Finalmente... - mormorò con un filo di voce stringendolo per la vita - Mi sei mancato. -
- Sul serio...? - chiese Alessandro cercando di divincolarsi.
- Lo giuro... - rispose Alessio bloccandogli i movimenti - Mi sei mancato moltissimo...- Alessandro non fece resistenza. Fu allora che l’ingegnere allentò la presa. Cominciò a baciarlo sul collo.
- Ti perdono tutto... - ripetè l’uomo sottovoce.
- Mi perdoni cosa...? - chiese il giovane liberandosi.
- Ti perdono di avermi ignorato per tutto questo tempo... - spiegò lui.
- Ce l’hai trecento euro...? - insistè il ragazzo - Non te li chiederei se non mi servissero veramente. -
- A cosa ti servono...? - domandò l’ingegnere.
- Devo riparare il motorino... - spiegò Alessandro.
- Capisco... - disse Alessio.
- Cosa capisci...? - insistè Alessandro.
- Capisco che sei un bugiardo... - continuò l’amico. L’ingegnere sfilò il portafogli dalla tasca dei pantaloni. Poggiò le banconote sulla scrivania. Ripose il portafogli.
- Hai chiuso la porta a chiave...? - chiese il ragazzo tirando la tenda davanti alla finestra.
- Sì... - rispose l’ingegnere abbracciandolo. Alessandro cominciò a baciarlo sulla bocca.

Fine

Angela Colella


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