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Quisquilie&Pinzellacchere n. 112 - Comunque vada saranno ’’cavoli’’ amari

di Franco Novembrini - martedì 15 settembre 2020 - 2302 letture

Comunque vada il risultato del referendum saranno ’’cavoli’’ amari. Per me in particolare in quanto iscritto da decenni all’ANPI che deve fare buon viso a cattivi esempi. Nella provincia di Monza la mia associazione si è schierata decisamente per votare NO, io invece sono altrettanto decisamente per il SI. Il problema è che la propaganda per lasciare le cose come stanno ha raggiunto limiti di esasperazione nei quali giornalmente sui social vengono messe citazioni e dichiarazioni di voto, appunto per il NO di personaggi tipo Sabino Cassese, longa manus di Re Giorgio Due Mandati, amico e difensore ben pagato dei Benetton, di Giorgio Gori, sindaco fintamente del PD, ma anima e corpo renziani, dal senatore Violante, quello dello sdoganamento dei ’’ragazzi di Salò’’ e dei loro nipoti.

Che dire poi della senatrice Finocchiaro che ambiva al posto di Mattarella, ma la quale si sarebbe accontentata anche del ministero della Giustizia e volendo anche senatrice a vita, in quanto la sedia del banco del Senato si era conformata alle sue nobili terga. La lista è lunga. Cercherò di fare una disamina della direzione dell’ANPI monzese. Capisco che i tempi siano difficili ma prendere una decisione importante come quella di schierarsi senza una discussione con i tesserati per il No potrebbe poi avere conseguenze per il futuro. Mi spiego. Non avendo fatto mistero della mia decisione a favore dell’adeguamento del numero degli onorevoli, che non vuol dire solo un risparmio di denaro, ma che comunque può servire da esempio e ne trovo conforto nelle dichiarazioni di alcuni che la pensano come me ma non avendo la forza di dichiararlo preferiscono silenziosamente tacere.

Alcuni credo che poi si allontaneranno dall’associazione. Io ripeto a chi me lo chiede che non si mettono in discussione i valori dell’associazione dei partigiani, anzi invito ad una più incisiva partecipazione alla vita della sezioni e agire per cambiare delle storture e adeguare la vita associativa ai nostri tempi. Per esempio Monza è la prova che qualcosa stride nell’organizzazione. Il fatto che non si sia criticato decisamente le votazioni che erano favorevoli all’adeguamento che sono state numerose e durate anni . possa ingenerare in molti che non sia stata contrastata perché questo governo come dicono in Lombardia dura minga, dura no, e solo all’ultimo momento viste le giravolte di molti politici e dei loro partiti ci sia schierati.

Sia chiaro che non parlo dell’onestà delle persone che non è assolutamente in discussione ma il fatto che presidente dell’ANPI di Monza ci sia un ex sindacalista ed ex senatore non credo che sia opportuno un suo schieramento a favore di una casta politica che non vive certamente i problemi di sopravvivenza di molti italiani. Non sarà sfuggito a nessuno che molti dopo una carriera nel sindacato, alla Camera o al Senato poi diventino dirigenti dell’ANPI, la cosa è addirittura augurabile per le esperienze che portano con se, ma nel caso di un referendum che vuole ’’adeguare’’ il numero dei parlamentari calcolato in base ad una legge del 1963 dalla DC, la quale aveva bisogno di capibastone in ogni provincia, non credo che sia difficile la scelta di campo, ma dai molti ex onorevoli o sindacalisti provenienti da quel mondo avrei preferito una più cauta posizione e una presa di distanza dalla pletora di ex colleghi che hanno alimentato per anni le cronache giudiziarie oppure dando spettacoli indecorosi ed ultimamente difensori feroci di alcuni privilegi che credo proprio la Costituzione non preveda.

Vorrei ricordare che fra i sostenitori della ’’rappresentatività’’ ci sono ora alcuni che partecipavano poco alle sedute delle camere, con assenze del 60-70%, altri sorpresi a smanettare con il computer e visitare siti poco adeguati alla sacralità del luogo ed alla serietà della loro funzione. Come non citare poi anche i ’’pianisti’’ che votavano per gli assenti, ma anche per se stessi, quando marcavano visita ed in tutt’altre faccende affaccendati. Se chi ha deciso di votare SI’ volesse dare uno sguardo a coloro che firmano appelli in tal senso potrebbe accorgersi in quale compagnia si trova.

Oggi il problema del Parlamento si potrebbe vedere nella vicenda di Matteo Renzi. Un arrampichino della politica che riesce a scalare la segreteria di un partito, grazie alle divisioni e agli odi interni, ottiene un successo clamoroso alle elezioni e cerca, riuscendovi, di far fuori il vecchiume, come lo definisce lui, del partito e poi parte all’attacco della Costituzione, afferma inopinatamente che se non sarà approvato il referendum non farà più politica. Il bello è che molti gli credono e forse credono che questa sia la rappresentatività. Ora dopo anni non solo non se ne è andato in pensione, ma anzi, con il suo piccolo partito e grazie agli sodali rimasti in altri partiti, ha un potere, una rappresentatività ed una forza di ricatto che farebbe impallidire i vecchi PSDI, PRI e PLI. Ho parlato di Renzi ma nel monzese bisognerebbe parlare anche di Gori, molto amati entrambi nella nostra provincia anche se qualcuno ora fa finta di non ricordarseli ed anzi mi aspetto un endorsement da parte del sindaco del mio comune come fece, inopportunamente, in precedenza.


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