Perché noi sardine non siamo migliori

Siamo diversi.

di Ugo Giansiracusa - mercoledì 11 dicembre 2019 - 1917 letture

Perché noi sardine non siamo migliori.

Siamo diversi.

Perché fra di noi c’è chi ha laurea e dottorato, ma anche chi non ha la terza media.

Perché ci sono stimatissimi professori di informatica che se gli dai un pallottoliere credono sia un gioco per bambini e persone nate nel 1940 che se gli parli di photoshop pensano a un negozio di foto e cornici e un fotomontaggio quando ritagli due foto e le appiccichi con la vinavil.

Perché ci sono intellettuali che citano Pasolini che sono certi che Tic Toc sia quel gioco con X e O e anche millenials che la fame è quando la mamma ha dimenticato di comprare le loro merendine preferite e la guerra un videogioco su ps4.

Perché fra di noi ci sono esperti di economia internazionale che se gli dai i conti di una famiglia media vanno in psichiatria e casalinghe che se gli parli di Pil credono sia un nuovo detersivo.

Perché siamo anche noi figli di questa Italia che è una madre disattenta e priva di istinto materno.

Perché fra di noi ci sono persone che amano il proprio suv e altri che gli disegnerebbero la Monna Lisa sul cofano con la chiave.

Perché fra di noi ci sono vegetariano intransigenti che il salame e solo di seitan e carnivori pervicaci che il seitan credono serva per fare le sottane.

Perché ci sono gioviali radical chic che parlano 3 lingue ma il proprio dialetto gli sembra uzbeko e persone (non gente, persone) che sono capaci di riparare il motore di un trattore con una forcina ma non hanno idea di dove vada messa quell’antipaticissima H.

Non siamo migliori.

Forse siamo diversi, perché riusciamo a stare insieme nonostante tutto e rispettarci.

Ma soprattutto perché prima di far partire le dita sulla tastiera o aprire bocca, la maggiora parte di noi, sa contare fino a tre (3).

E quando alla fine diciamo qualcosa non è solo un insulto, più o meno celato. Figli di quest’Italia disattenta l’avevamo dimenticato.

Dobbiamo ripartire dall’A, B, C e dal 1, 2, 3...

Ricordiamolo sempre, per piacere.

Credersi migliori di qualcuno è una brutta forma di razzismo. Non siamo migliori.

Siamo diversi.


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