Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Attualità e società |

Internet e vicinanza fisica

La nuova tribù, secondo la definizione di Michel Maffesoli, trova nella rete la possibilità di “stare insieme”, contro un’accelerazione della vita quotidiana, per molti vissuta in città tentacolari, che ci rende sempre più estranei, divisi, impauriti dalla solitudine del mondo reale.

di Erminia Bosnia - mercoledì 25 ottobre 2017 - 5994 letture

PREMESSA La globalizzazione è un fenomeno che, anche se autonomo nella sua estensione, s’interseca con altri due con esso interrelati su un piano orizzontale: l’avvento di un’informazione multimediale oltre che di una comunicazione mondiale in tempo reale e il bisogno di ricomprendere e ridefinire lo sforzo di conoscenza nella società occidentale che presenta sempre di più una rete di tipo multiculturale. L’utilizzo del computer e di internet, nella sua diffusione di massa, sfugge ormai al controllo della produzione dei processi, con tutti gli aspetti negativi e positivi che tale azione promuove; in effetti con internet gli individui sono stati posti nella possibilità di recuperare tutte le informazioni possibili, con un utilizzo che sfugge al controllo sociale: da come poter costruire un’arma a come poter costituire un gruppo di solidarietà o di condivisione di interessi. Emerge, quindi, il bisogno di ricomprensione delle interrelazioni che si stanno creando perché, gruppi culturali diversi, a contatto quotidiano per lungo tempo, producono effettivamente delle trasformazioni reciproche. Un sistema in cui “navigare”, assumendo informazioni, utile alla formazione a distanza, capace di creare comunità umane sui più svariati interessi, in particolar modo se legate a promulgazioni di diritti umani e sociali, all’emancipazione delle conoscenze, alla diffusione di culture diverse dalle nostre

ELEMENTI DI CONTESTO Con Il web 2.0 si è dato origine e diffusione ai social network che, soprattutto nella vita dei giovani rappresentano un’altra realtà contemporanea, nella quale ritrovarsi e integrarsi, al fine di riscoprirsi in un’identità di gruppo, propria dell’adolescenza, anche se espressa in altre modalità. La generazione dei connessi è sempre in compagnia, in una sorta di nuova tribù, con tutte le necessità della socialità umana, e dove si giocano tutte le modalità di comunicazione umana: dal pettegolezzo alla condivisione. Una problematica propria di questa modalità digitale che ha assunto proporzioni diffusissime, anche nel mondo degli adulti, è il cyberbullismo. Chi da giovane non è stato “preso in giro” o non ha partecipato a qualche marachella? Dalle quali si poteva recedere, sperando nell’oblio e rifugiandosi nella sicurezza della propria casa; l’evento si concludeva, o ci si concedeva una tregua, quando non le persone non erano in contatto, e la casa era il rifugio sicuro in cui difendersi dalle cattiverie e dalle calunnie. I bambini/ragazzi contemporanei si trovano a gestire un evento più grande di loro che, con l’incoscienza propria della giovane età, ha condotto anche al suicidio le vittime, poiché la persecuzione online, anche di una ironia, è senza sosta, può diventare virale, sfugge al controllo di chi può essersi anche pentito di averla iniziata. Essere sempre al centro dei pensieri della propria rete di amicizie, può impedirne la fuoriuscita o favorirne l’emarginazione! La rete online, con tutti i suoi mezzi di trasmissione è un luogo di soddisfazione personale dove si diventa autori e produttori di sé stessi con: audio, video, testi, immagini condivisi in attesa di un “like” che può far crescere o condurre a nuovi gruppi, con una velocità estensiva a discapito di una relazione intensiva. Ma occorre anche osservare che l’online e l’offline non sono percepiti come distanti e diversi, ma sono un unico mondo nel quale vivere le proprie esperienze, con tutte le zone d’ombra e/o le positività a cui possono condurre le relazioni umane. E’ ormai letteratura diffusa di quanto esser “bloccati” “cancellati” o inseriti in un gruppo “virtuale” abbia ripercussioni psichiche non trascurabili, considerato che i nativi digitali, percepiscono il mondo “filtrato” da tasti e “touch screen, contemporaneamente al latte materno. E’ di difficile comprensione, non sappiamo quale modalità educativa subisca il cervello e la coscienza, perché gli immigrati digitali hanno formato le loro sinapsi utilizzando altre modalità percettive e comunicative.

Uno studio, condotto da Talk Talk Mobile, ha dimostrato che il 72% dei giovani tra i 18 e i 25 anni ammette di trovare più facile esprimere i propri sentimenti tramite emoji, piuttosto che con le parole Perché siamo così ossessionati dalle emoji? Brill ci ha dato la risposta migliore:"Sono divertenti. Parlare di sesso con melanzane e schizzi d’acqua è molto più divertente che con le parole vere e, soprattutto, la tecnologia ci permette di diventare sempre più visivi nella comunicazione."Sembra proprio che il lucente e felice mondo delle emoji ci abbia affascinati tutti. Siamo la generazione che non vuole crescere. Non potremmo nascondere dietro le emoji per sempre ma per il momento meglio così che affrontare la realtà. E poi, facciamo i seri, cosa c’è di male nell’imbellire il nostro mondo con cuori, delfini e arcobaleni? (https://i-d.vice.com/it/article/xwxamz/la-comunicazione-nellera-digitale-il-linguaggio-delle-emoji)

C’È QUALCOSA DA FARE? La storia dell’uomo è storia di utensili! Il loro utilizzo sempre più sofisticato concede all’uomo nuovi spazi di libertà, cioè un tempo più ampio da dedicare all’osservazione, alla riflessione, al pensiero creativo. Tutti gli strumenti vanno utilizzati, essi non sono né buoni né cattivi, dipende dall’uso! Con l’avvento della scienza e della tecnologia si è persa la consapevolezza che sono asservite all’uomo e non viceversa, servono per migliorare la nostra vita e non per sottometterci ad un loro utilizzo acritico. Occorre riflettere su un problema principale: come si veicola oggi la comunicazione tra i giovani, e proporre spazi vitali fisici, passando da una prima condivisione attraverso un social network di ampia adesione (facebook, istgram, ecc), ad un’applicazione in un luogo in cui sia data ampia diffusione in ogni contesto cittadino; prediligendo anche una sorta di condivisione extra-locale attraverso skype, al fine di permetterne un’ampia conoscenza utilizzando modalità digitali che non escludano l’approccio de visu, come pause, toni sguardi, ovvero che tutto il mondo paraverbale sia utilizzato, superando la mera comunicazione “scritta in chat”, ed un suo codice semantico che può ridurre ed impoverire una delle più grandi conquiste dell’umanità: la comunicazione verbale, non verbale e para-verbale.

OBIETTIVI SPECIFICI Comunicare online, ma ritrovarsi faccia a faccia. L’obiettivo di questo proposta è di fornire un luogo fisico dove potersi ritrovare per ampliare le ipotesi di attività ideate online. A tal fine potrebbe esser innovativo creare una rete di associazioni o gruppi di giovani che presentando le loro attività artistico-scientifico-culturali, in un luogo comune, offrano spazi temporali socializzanti: per la riscoperta del piacere del tempo da trascorrere insieme, costruendo una progettualità condivisa che restituisca la vita in comune non solo in termini di lavoro o si trastullo, ma di relax emozionale che nasce dal dedicarsi al benessere comune in tutte le sue forma. Proprio la “varietà” delle azioni, nate dall’interesse di chi già si dedica, potrebbe ridiventare il volano di una nuova costruzione dell’identità culturale del terzo millennio. In sintesi propongo, come già avviene, di utilizzare la rete per ritrovarsi fisicamente insieme, e non solo per momenti sporadici, come ad es. i flash-mob o altre esperienze di eventi, come pubblicizzati in facebook, ma ad una rete che assolva al suo compito di essere un mezzo più veloce di contatti de visu, uno strumento per avvicinare chi è diviso da centinaia di chilometri di lontananza, e per ricostruire una “rete” fisica vissuta da corpi che s’incontrano.

DOVE STIAMO ANDANDO? La nuova tribù, secondo la definizione di Michel Maffesoli, trova nella rete la possibilità di “stare insieme”, contro un’accelerazione della vita quotidiana, per molti vissuta in città tentacolari, che ci rende sempre più estranei, divisi, impauriti dalla solitudine del mondo reale. Ma il vantaggio della serenità che ci viene dalla difesa di esser protetti da un monitor ha come controparte la divisone degli essere umani; stiamo pagando un costo molto alto: la perdita della comunità, anche sotto la sua evoluzione di società post-moderna. Un costo che consente a pochi individui di manipolare, attraverso la rete, l’umanità che avevamo tentato di costruire, con tutti gli errori che la storia ci consegna, ma che ci consentiva, anche in contrapposizione tra gruppi, di scontrarci con nemici reali, e non con “fantasmi” sconosciuti. I giovani comunicano tra loro ed il gap generazionale si alimenta di un nuovo strumento, la multimedialità, che ha creato nuove forme di relazioni, difficili da comprendere per chi non è un nativo digitale, anche se umilmente cerca di scoprirne le modalità. Forse riavvicinare i due mondi potrà servire a ricreare nuove forme di solidarietà tra gli uomini e le donne di tutta la Terra.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -