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Competitività

La vita di oggi è diventata una competizione continua, non si sa bene contro chi e, soprattutto, perché.

di Piero Buscemi - mercoledì 4 ottobre 2023 - 760 letture

Basta soffermarsi un po’ a guardare i nostri figli mentre, approfittando dei nostri sempre impellenti "impegni", sono alienati da quel piccolo o grande schermo che ha costruito intorno a loro, ma anche intorno a noi, quel mondo parallelo che rischia di diventare l’unico con il quale confrontarci.

Non è necessario avvicinarsi troppo allo schermo in mano ai nostri figli. È sufficiente rimanere a debita distanza, il volume d’ascolto sarà abbastanza alto per captare qualsiasi dialogo o stacchetto musicale che "arricchisce" i video che quotidianamente sono la panacea dei nostri doveri che il ruolo di genitore ci impone.

Potremo aggiungere che questo ruolo, fino a prova contraria, inoltrati ormai nel terzo millennio, fa parte di una scelta di vita. È il modo con il quale rivestiamo questa incombenza che fa la differenza. L’illusione che ai nostri giorni, dopo un atto sessuale o qualsiasi altro metodo si sia adottato, la crescita dei nostri figli sia una cosa così istintiva e naturale, come se la nostra partecipazione a tutto questo non dovesse mai andare oltre al nostro piccolo sforzo nei momenti di pausa di una giornata ultra impegnativa e stancante.

La realtà è ben diversa e la prova di questa affermazione è l’ascolto proprio di quei stacchetti, sketch o come preferite chiamarli, che da diffusori moderni di criticabili dottrine educative, tempestano ogni giorno i lobi sensibili dei bambini. Se si ha il tempo, ma soprattutto la voglia di farlo, ascolteremo anche noi quei brevi filmati e il contenuto che riescono a trasmettere, traviando la naturale fantasia e l’istinto di aggregazione che i nostri figli acquisiscono dalla nascita.

Ci accorgeremmo così di come qualsiasi breve filmato scaricato da internet, le varie piattaforme tipo YouTube sono strapiene di questi video di qualsiasi natura, sia un’istigazione alla sproporzionata competitività. Non è un esempio di quella legge di natura che possiamo constatare nel mondo animale in genere, quelle scaramucce e prove di forza che qualsiasi cucciolo a un certo punto della crescita manifesta nei confronti degli altri, motivato da un istinto che determinerà la gerarchia sociale all’interno del gruppo.

In questi video siamo in presenza di una rivalità tra i protagonisti che si pongono come unico risultato quello di prevalere sugli altri e con qualsiasi metodo, spesso anche non esattamente corretto. Potremo definirli dei machiavellici internauti, ma sicuramente mancheremmo di rispetto nei confronti del noto personaggio fiorentino. Che il video insceni una gara tra personaggi già noti dello spettacolo o tra aspiranti artisti, il messaggio che passa è quello che chiunque si ponga sulla strada del successo, o soltanto dell’aspirazione ad esso, è comunque un nemico da combattere e da annientare.

Sembrerebbe una esagerazione, ma osserviamo con più attenzione i nostri figli e soffermiamoci con il dovuto senso critico sugli atteggiamenti di arroganza che essi manifestano. In ogni occasione, anche quella che ci potrebbe sembrare insignificante, quando sono seduti sui nostri divani estasiati e drogati da questi messaggi, quando condividono momenti della giornata con altri coetanei, quando smanettano su un joystick davanti a un teleschermo. Le risposte ai nostri dubbi ci lascerebbero interdetti.

Ci stupiamo quando i nostri figli a qualsiasi sollecitazione, i comandi quelli veri fanno parte ormai di un nostalgico passato, comandi che erano frutto di legittimi rimproveri dei nostri genitori, qualsiasi parola rivolta in un tentativo di dialogo, provoca una reazione spesso aggressiva e sfidante. Anche osservandoli giocare insieme ad altri bambini, l’approccio è sempre arrogante e un semplice gioco di carte si trasforma spesso in un litigio e un lancio spropositato di rettangoli e semi che volano in aria, se non addirittura stracciati per sedare la rabbia.

Rarissimo, ma forse siamo ottimisti, assistere a un comportamento di collaborazione e altruismo tra bambini e, particolare peggiorativo, oggi è praticamente impossibile dare un giudizio negativo, anche il più semplice "hai sbagliato", provoca reazioni imprevedibili. I dati forniti dall’Istat riguardo le percentuali di adolescenti che necessiterebbero di un’assistenza da parte di un psicologo, tra stati di ansia da affrontare, bassa autostima, disturbi del comportamento alimentare fino all’autolesionismo non sono di certo rassicuranti. Il passaggio dall’età infantile all’adolescenza è solo una questione di pochi anni e questo dovrebbe farci riflettere sulla società che stiamo contribuendo a creare per il futuro.

Negli anni recenti ci siamo trincerati attribuendo le responsabilità di questi malesseri dei nostri figli al periodo vissuto, tra chiusure e restrizioni, causate dalla recente pandemia. Un alibi, a nostro modesto giudizio, che meriterebbe forse lo spostamento della nostra attenzione verso altre motivazioni, spesso sotto i nostri occhi ma pericolosamente sottovalutate.


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