Il quadro della settimana: “Fruttivendola” di Vincenzo Campi

Olio su tela
 cm 145 x 215. 1580 – 1590 circa
 Ubicato nella Pinacoteca di Brera (Milano)

di Orazio Leotta - martedì 22 gennaio 2013 - 7930 letture

Nel panorama della storia della natura morta italiana, la “Fruttivendola” è considerata una delle prove più antiche e degne di attenzione. Il soggetto riscosse un grande successo anche presso (i suoi) contemporanei e venne infatti replicato più volte dal pittore e dalla sua bottega. 28) Fruttivendola.jpg

La “Fruttivendola” coniuga elementi tipici di linguaggi artistici vecchi e nuovi. Alcuni particolari come il paesaggio, la fisionomia della donna e le figurine indaffarate sullo sfondo fanno parte di un repertorio di modelli tipici della pittura manieristica. Al contrario, la puntuale descrizione del tripudio di frutta e verdura in primo piano è espressione di una moderna sensibilità nei confronti del dato reale, una sensibilità che avrebbe trovato di lì a poco un interprete di eccezione in un altro pittore lombardo, il giovane Caravaggio, autore, ad esempio, del celebre “Canestro di frutta”.

Rispetto a quelle che possono essere state le fonti fiamminghe che hanno ispirato Campi, la “Fruttivendola” presenta alcune significative peculiarità. Innanzitutto la suddivisione per tipo e la disposizione ordinata dei frutti è paragonabile a una classificazione scientifica. A ciascun prodotto della terra, il pittore assegna un diverso contenitore: si va dal piatto in metallo per le albicocche alla grande tinozza in legno per l’uva, dal cesto intrecciato per le pere alla ciotola in ceramica per le ciliegie. Inoltre in Campi manca l’inserimento della scena in un’ambientazione cittadina e di mercato,caratteristica invece costante per i quadri fiamminghi.

Alla “Fruttivendola” vengono accostate altre tre opere realizzate da Vincenzo Campi: “Pescivendola”, “Cucina” e “Pollivendola”. Simili sono infatti soggetti e le misure delle tele. Non è però certo che i quattro dipinti formassero sin dall’origine una serie concepita unitariamente. La loro esecuzione sembra infatti ascrivibile a momenti diversi dell’attività del maestro cremonese.

Vincenzo Campi. Nato a Cremona nel 1536 e formato alla scuola pittorica cremonese dei suoi fratelli maggiori Giulio e Antonio, Vincenzo Campi si avvicina alle ricerche naturalistiche che si stavano conducendo in quegli anni a Brescia. Attratto anche dai maestri fiamminghi, si dedica anche a grandi composizioni di pittura di genere, molte delle quali sono oggi conservate al Museo di Brera a Milano. Nel 1588 è impegnato alla decorazione della volta di San Paolo a Milano dove si ricollega alle ricerche sull’illusionismo prospettico già condotte dai fratelli, proponendo scene con figure inquadrate da elementi architettonici fortemente scorciati. Vincenzo Campi muore a Cremona nel 1591.


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