Il quadro della settimana: “Canto d’amore” di Giorgio De Chirico

1914. Olio su tela, cm 73 x 59,1, MoMA New York

di Orazio Leotta - mercoledì 10 dicembre 2014 - 61796 letture

Una tela molto misteriosa. Al primo impatto vien da chiedersi cosa raffigurano gli oggetti ritratti e qual è la relazione tra loro anche in considerazione del titolo, in apparenza così lontano da queste cose. Oggetti che sono simboli e metafore di altri significati, come il guanto che evoca il calco di una mano oppure una statua di gesso che riecheggia l’Apollo del Belvedere. L’amore è un sentimento complesso fatto di istanti fuggevoli e inafferrabili, proprio come il fumo di un treno che si dissolve pochi istanti dopo il suo passaggio, una metafora che il pittore realizza disegnando sullo sfondo del quadro la sagoma di una locomotiva. 100)_Canto_d\'amore

Dunque una pittura enigmatica quella di Giorgio De Chirico aperta a tutti i significati possibili, un po’ come la poesia ermetica, che senza dare la chiave, apre infinite porte. Non dimentichiamoci che De Chirico opera in anni dominati dal futurismo permeato dal forte richiamo al progresso, alla velocità, all’ammirazione per le automobili; ecco che pertanto questo quadro possiamo dire che costituisce un caso isolato, quasi in controtendenza visto che esso conduce al classicismo e alla mitologia, tutto il contrario di quella esaltazione dei processi dinamici tipica del futurismo.

Qui gli oggetti sia pur statici, ci parlano; tra le arcate degli antichi portici e la piazza deserta captiamo la presenza di qualcuno che ci ha preceduto. Anche il fumo della locomotiva non è rappresentato in movimento ma è statico e ciò contribuisce ad esaltare non l’esperienza fisica dei fenomeni in movimento quanto l’aspetto metafisico, filosofico, sognante che ci parla attraverso la muta presenza degli oggetti.


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