“Doppio segreto” (Le double secret) di René Magritte

1927. Olio su tela, cm 114 x 162. Museo Nazionale d’Arte Moderna Parigi

di Orazio Leotta - mercoledì 3 dicembre 2014 - 86525 letture

Nel “Doppio segreto” Magritte raffigura con precisione uno sfondo azzurro, diviso tra mare e cielo, su cui campeggia un busto di donna, dalla pelle liscia e lucida, come il corpo dissezionato di una bambola. La sezione della figura, 99)_Doppio_segreto quasi uno strappo o un taglio, scopre sulla destra un interno straniante: non organi umani, ma una materia metallica, fatta di cilindri e sfere, un motivo che Magritte propone frequentemente nelle sue opere, che in questo caso assumono un aspetto minaccioso, quasi si trattasse di un’invasione di parassiti.

L’enigma che reca l’immagine, un volto decontestualizzato, con uno sguardo fisso, viene intensificato dal suo raddoppiamento, che cela un corpo meccanico e inquietante. Magritte, il maestro dello straniamento della visione, costruisce un’immagine tanto meticolosa e nitida quanto assurda e inquietante. Uno sdoppiamento del soggetto come spesso avviene nei suoi quadri che offrono costanti contraddizioni di senso, di forme e di situazioni. Il_pensiero_che_vede

Così come sono da considerare doppi dell’autore altri suoi personaggi perfettamente uguali, come ad es. ne “Il pensiero che vede” del 1965, personaggi vestiti di grigio e con la bombetta, simboli dell’uomo borghese medio, grigio e senza volto, dunque senza identità, modelli di assoluta banalità, inseriti in situazioni improbabili, irreali a costituire veri e propri paradossi della visione.


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