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Fascisti e socialisti a Lentini

Quando Benito Mussolini divenne cittadino onorario di Lentini.

di Ferdinando Leonzio - mercoledì 18 ottobre 2017 - 7201 letture

Fascisti e socialisti
giocavano a scopone:
e i fascisti vinsero
con l’asso di bastone.

L’amministrazione socialista di Lentini capeggiata da Filadelfo Castro, scaturita dalla strepitosa vittoria (24 seggi su 30) nelle elezioni dell’autunno 1920, che avevano portato per la prima volta il PSI al governo della Città, non ebbe vita lunga né facile.

Dopo l’entusiastico esordio, già dall’anno successivo essa si vide il gruppo consiliare falcidiato dalle dimissioni dalla carica di coloro che avrebbero poi costituito il partito comunista (allora non esisteva l’istituto della surroga), mentre la minoranza nazionalista disertava sistematicamente i lavori del consesso civico, chiusa nel suo livore e rimuginante la sua vendetta.

E intanto anche in Sicilia e in provincia di Siracusa si manifestava, con sempre maggior vigore, la reazione agraria, sostenuta da nazionalisti e fascisti, i quali sempre più rimpolpavano le loro file, grazie all’adesione delle varie consorterie che per anni avevano fatto il bello e il cattivo tempo nelle amministrazioni locali. La violenza degli squadristi esplose con virulenza in occasione delle elezioni politiche del 15 maggio 1921 e proseguí nei mesi successivi.

L’occasione più ghiotta per infliggere un colpo mortale al socialismo lentinese si presentò il 25 maggio 1922, quando uno scoppio, avvenuto in una fabbrica di fuochi d’artificio, provocò la morte del proprietario, un socialista.

Il successivo 7 luglio furono arrestati due esponenti del movimento socialista, per fabbricazione non autorizzata di esplosivi e il primo cittadino Castro, quale mandante.

Il 10 luglio fu perciò tenuto, dalla trascinante oratrice Maria Giudice, un affollato comizio di solidarietà nei confronti degli accusati.

Durante il comizio la forza pubblica, essendo stati lanciati dei sassi contro di essa, che aveva caricato la folla, sparò. Alla fine dei tafferugli che ne seguirono, durati tutta la notte e a cui pare non siano stati estranei anche gruppi reazionari, rimasero sul terreno quattro morti e una cinquantina di feriti. Vi furono poi tredici arresti, fra cui quello della stessa Giudice, accusata di istigazione a delinquere ed eccitamento all’odio di classe.

A gestire l’amministrazione comunale rimase l’assessore anziano, il calzolaio Rosario Mangano, il quale potrà resistere solo pochi mesi.

Quando Castro e la Giudice uscirono dal carcere, nel 1923, completamente scagionati, il fascismo era già al potere dal 28 ottobre 1922, il Consiglio Comunale di Lentini era stato sciolto il 12 novembre 1922 „per impossibilità di funzionamento e per motivi di ordine pubblico“ e il Comune era stato commissariato.

Il Regio Commissario cav. rag. Angelo Polizzy impiegò gran parte del suo tempo a ricucire fra loro le varie anime della reazione locale (agrari, combattenti, nazionalisti, fascisti, liberalconservatori) per indurle a formare tutte assieme un’unica lista; la quale poi vinse le elezioni comunali del 2 dicembre 1923, anche perché era la sola in campo, essendo ormai state sbaragliate e disperse le organizzazioni del socialismo locale. Avevano votato 2260 elettori sui 6460 aventi diritto. I baroni e i borghesi medio-alti che ne facevano parte non mancarono di ringraziare il cav. Polizzy per la sua opera di ricucitura della variegata destra.

Nella seduta inaugurale del nuovo Consiglio Comunale, il Commissario, fra gli incessanti applausi dell’immenso pubblico che gremisce l’aula (così recita il verbale), espresse l’augurio commosso di chi, per più di un anno divise con animo trepido i vostri affetti, seguì i vostri sforzi e cercò, come poteva, di incorare sentimenti e ordinare volontà ed energie, perché ad un’elevata finalità di concordia e di proponimenti Voi, cittadini consapevoli di doveri e responsabilità... possiate dedicarvi alla nobile missione, alla nuova rielaborazione di valori.

Il Consiglio Comunale, per dimostrargli quanto particolarmente le persone dell’ordine gli siano grate per il fervore da lui speso per la composizione del partito vittorioso che oggi assume il potere e per il carattere eminentemente nazionale che egli ha saputo imporre al partito medesimo, all’unanimità gli conferì la cittadinanza onoraria di Lentini.

Sindaco venne eletto il farmacista Giuseppe Consiglio: egli allora non poteva sapere che sarebbe stato il primo e l’ultimo sindaco di Lentini dell’era fascista, poiché il regime, qualche anno dopo, abolirà quella carica, per sostituirla con quella, nominata dall’alto, di podestà., cui saranno attribuiti, tutti assieme, i poteri del sindaco, della Giunta e del Consiglio Comunale. Un nuovo e ben più importante motivo per esultare il Consiglio Comunale di Lentini, lo trovò nella seduta del 25 maggio 1924, tenutasi quindi dopo circa un mese dalle famigerate elezioni politiche del 1924. Il civico consesso constatò come in quest’ora fulgente di luce e di entusiasmo, di gloria e di promesse è doveroso dimostrare, con segni tangibili, la gratitudine al nobile condottiero dei fascisti, al Presidente del Consiglio dei Ministri, che è riuscito a sollevare l’Italia dalla rivoluzione. Anima salda, cuore fervido, intelligenza prodigiosa, attività fenomenale: ecco i valori morali di Benito Mussolini, di questo gigante del pensiero e dell’azione.

Per cui, dopo avere espresso... salda fiducia nel Governo stesso e nel Suo nobilissimo capo, volontà decisa di amarlo, di seguirlo e di ubbidirgli oggi, domani e sempre per la grandezza della Patria, ad unanimità di voti, e per acclamazione, conferì a Sua Eccellenza Benito Mussolini, Presidente del Consiglio dei Ministri, la Cittadinanza onoraria di Lentini.

Un mese dopo fu rapito e ucciso a Roma, da una squadra fascista, il leader socialista Giacomo Matteoti, il quale ebbe il tempo di mormorare ai suoi assassini: Voi potete uccidere me, ma l’idea che è in me non morirà!

Il concittadino Mussolini avrà occasione di venire a Lentini solo molti anni dopo, precisamente il 12 agosto1937. Dovendosi recare da Catania a Siracusa, per presenziare all’inaugurazione delle rappresentazioni classiche, doveva, infatti, necessariamente passare da Lentini, che era allora appunto un passaggio obbligato per quell’itinerario.

Per l’occasione furono adottate misure severissime, per la sicurezza del Duce: strade transennate, controllo degli alberghi, dei forestieri che arrivavano in città e mille altre cautele. Per l’occasione – scrive il noto antifascista Natale Vella in un suo memoriale – Dieci giorni prima fummo arrestate circa quindici persone. Io, Marino, Castro, Santocono, Silvestro Motta, Martinez Francesco, Di Giorgio, Vinci, Pupillo ed altri di cui non ricordo i nomi.

Girava la voce che i „sovversivi“ stessero preparando un attentato al Capo del Governo. Imputazioni di quel tipo avrebbero potuto comportare la pena di morte. Si può immaginare l’angoscia delle famiglie degli arrestati! Ma non accadde nulla.

Provenendo da Catania, l’auto presidenziale percorse, senza fermarsi, Via Vittorio Emanuele III, Via Garibaldi, piazza Duomo, Via Arrigo Testa, Via Giuseppe Verdi, piazza Nazionale e quindi imboccò Via Siracusa.

Una breve sosta fu fatta presso l’abbeveratoio situato all’ingresso di Carlentini. Il Duce scese, si rinfrescò e guardò la vallata sottostante in cui era distesa Lentini. Secondo Vella, guardandola, disse: Lentini, in un verso o nell’altro, è sempre Lentini.

Cosa avrà voluto dire? Forse che il socialismo, pur vinto e perseguitato, in quella città non era mai morto?

Nel 1943, in occasione dello sbarco degli Alleati in Sicilia, molti di quelli che avevano giurato fedeltà al fascismo e al suo Capo si tolsero le „cimici“ dall’occhiello della giacca e nascosero le camicie nere. Un manifesto dell’epoca mostra un soldato britannico che punta il fucile contro un sospetto e gli chiede, in inglese. You fascist? (Sei tu un fascista?) e l’altro risponde, con finto stupore, in dialetto siculo: Iù fascista? (Io fascista?), come per dire: „ma quando mai, neanche per sogno“. La comicità della scena nasceva dall’assonanza delle due espressioni, l’inglese e la siciliana.

Gli inglesi entrarono a Lentini il 15 luglio 1943, i fascisti si eclissarono o mimetizzarono, e Via Siracusa divenne Via Giacomo Matteotti.

E con una commemorazione del martire, tenutasi nei locali del cinema „La Ferla“, in Via Garibaldi, riprese la marcia dei socialisti di Lentini, che li condurrà alla riconquista del Comune con la splendita vittoria del 17 marzo 1946, con a capo lo stesso leader del 1920: Filadelfo Castro.

Come se il ventennio fascista fosse stato un semplice intervallo fra due vittorie socialiste.


Per un approfondimento dell’argomento si può vedere, dello stesso autore di queste note: „Lentini 1892-1956 – vicende politiche“, Edizioni Ddisa 2002, di prossima ristampa per le edizioni ZeroBook.


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