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Facciamo il punto sull’aggressione di Putin allo stato sovrano dell’Ucraina

Un amico: “A me fa un immenso piacere che i valori delle democrazia occidentali non cedano al sovranismo di Putin..."

di Gaetano Sgalambro - mercoledì 21 settembre 2022 - 2430 letture

(In risposta al dire di un amico: “A me fa un immenso piacere che l’Ucraina regga ai tentativi della Russia di cancellarla, e che i valori delle democrazia occidentali non cedano al sovranismo di Putin...”)

A me dispiace che gli ucraini continuino a morire sotto i colpi dell’artiglieria di Putin. Non sono gratificato dal fatto che “l’Ucraina regga al tentativi della Russia di cancellarla”, sic et simpliciter. Lo sarei se questo ci avvicinasse alla fine della guerra, della quale nessuno parla. Tanto più che non vedo alcuno che tenti di chiuderla a seguito di una conferenza diplomatica internazionale. In questa guerra vedo i valori delle democrazia occidentali calpestati (anche se non esistono sul terreno in causa) dal sovranismo di Putin, ma vedo anche come siano strumentalmente asserviti agli interessi geopolitici degli USA e dell’Inghilterra.

Per fare chiarezza, cerchiamo di fissare oggettivamente i punti chiave dei protagonisti di questa aggressione e poi ognuno li commenti come vuole.

Putin è un pericoloso despota e tutto il peggio che ognuno vuole. Ma è tutt’altro che un imperialista capace di minacciare l’Europa intera, nonostante rivendichi la titolarità di quelle che sono le rimanenze dell’imperialismo sovietico. Suo malgrado non se lo può permettere militarmente. Neanche con la potenza del suo arsenale atomico, il cui primo impiego equivarrebbe a compiere un atto da kamikaze. Lui lo sa bene e si guarderà dal farlo. Non è uno stupido.

Questi sono i tratti essenziali con cui tutti lo conosciamo: a partire dagli USA, per passare attraverso i loro alleati della NATO (noi compresi), fino al capo di governo ucraino Zelensky.

Del campo avverso sappiamo che l’Ucraina riceve da anni armi e assistenza d’istruttori militari dall’Inghilterra e dagli USA, autorevoli membri della Nato. Il fatto è stato lamentato più volte da Putin in sedi internazionali, avvertendo del pericolo di un conflitto mondiale, ove dovesse preludere all’installazione in loco di loro basi missilistiche. (Per coerenza non si può negare a Putin quello che fu ritenuto per Kennedy un legittimo diritto alla sicurezza del paese, allorché bloccò la nave di Krusciov che portava a Cuba i missili per Castro.)

Sappiamo anche che i due paesi atlantici hanno interferito sugli avvicendamenti dei suoi governi, capovolgendo con il governo di Zelensky quello di Jankovic, che era il risultato ottenuto da Putin con analoghe manovre di rigida influenza. Entrambi gli avvicendamenti sanciscono all’unisono che il regime politico ucraino non può ergersi o essere eretto a campione esemplare della democrazia liberale occidentale.

Inoltre, tutto questo avveniva mentre tra Federazione Russa e Ucraina dal 2014 c’era in atto una crudele guerra etnica, insieme a una guerra di confini, non priva di violenze d’armi.

A rendere ancora più delicata la situazione è il fatto che essa vada inscritta e che incida nel quadro della competitività geopolitica internazionale, così proiettandosi pericolosamente al di là del perimetro loco-regionale ucraino.

Competitività che oggi è resa incerta, più che mai, per la volontà della Cina e dell’India (da noi, una volta, detti paesi del terzo mondo) di entrare a fare parte della compagine delle superpotenze padrone del mondo. In parallelo, pertanto, dovrà assestarsi anche il nuovo ordine mondiale, in sostituzione di quello pattuito ad Jalta, delle cui tre superpotenze contraenti sono rimasti solo gli USA. (Speriamo che anche questa volta non avvenga dopo un terzo conflitto mondiale.)

Ragione per cui diversi osservatori politici indipendenti e stessi autorevoli politici statunitensi avevano previsto in pericolo imminente la pace loco-regionale ucraina e hanno previsto minacciata anche quella mondiale.

In questo oggettivo contesto generale, il 24 febbraio u.s. s’è innestata la diplomaticamente infausta "Operazione militare speciale" di Putin. Si tratta, invece, di un’aggressione militare di un paese sovrano, sul quale sono centrati, è scorretto fare finta d’ignorarli, interessi geopolitici degli USA, sostenuti, sotto mentite spoglie (ma non più di tanto), da strategie militari della NATO.

A questo punto, a sette mesi dall’inizio dell’aggressione, si possono cogliere oggettivamente i seguenti tre fatti significativi:

 il popolo ucraino continua ad essere massacrato da Putin;

 Zelensky è il corresponsabile del massacro, perché da capo del governo aveva il primo dovere di tutelare la vita dei propri concittadini e l’integrità fisica della nazione del momento e lo poteva fare sia adottando un profilo di neutralità militare, sia stipulando trattati di protezione per la propria sicurezza, sia tentando un arbitrato internazionale per la soluzione del conflitto etnico e di confine con la Federazione Russa;

 Zelensky è spinto, in piena evidenza, alle spalle dagli USA, titolari d’interessi geopolitici storicamente in contrasto con quelli della Federazione Russa, nonché dai solidali alleati della NATO.

Ebbene, questi due leader sono riusciti malaccortamente a concentrare sullo stesso terreno contrastanti interessi geopolitici, suscettibili di deflagrare in un terzo conflitto mondiale. Ma esiste in questa situazione un regista che ne sta muovendo le fila? Ognuno se lo può chiedere e anche ipotizzarlo.

In conclusione: quale altro maggiore pericolo si può aggiungere al proseguire del conflitto in Ucraina?



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