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Campi estivi Emergency 2019

Resoconto sulla partecipazione alla prima edizione dei campi estivi di Emergency. Dal nostro inviato.

di Piero Buscemi - martedì 13 agosto 2019 - 2038 letture

Ritrovarsi. Una delle tante espressioni italiane che, nel nostro vasto vocabolario, assume diversi significati a seconda del contesto nel quale viene utilizzata. È questa semplice parola che raccoglie le sensazioni e i sentimenti provati a partecipare ad uno dei campi estivi che Emergency, cogliendo l’occasione del suo 25° anniversario dalla fondazione, ha voluto proporre a coloro desiderosi di approfondire le conoscenze sulle attività ed il metodo di lavoro utilizzato nei territori interessati da conflitti.

In questa prima edizione la scelta dello staff Emergency, sul luogo dove organizzare i campi, è ricaduta sui territori interessati dai recenti terremoti devastanti del Centro Italia. Rispettivamente sono stati allestiti a Campotosto (AQ) e a Montorio al Vomano (TE), dal 27 luglio al 10 agosto dove due gruppi di partecipanti hanno avuto il compito di riassestare e decorare alcuni edifici e aree pubbliche segnalate dagli enti locali.

Nei paesi intorno al Cratere Maceratese, dal 10 al 31 agosto gli iscritti supporteranno l’organizzazione delle attività del Ludovan, il camper di EMERGENCY allestito per creare eventi ludici e ricreativi dedicati a bambini e adulti nelle piazze dove è presente il Progetto Sisma.

Una delle motivazioni, partecipando ai campi, è quella di aiutare le persone colpite dai terremoti del 2016, conoscere un territorio meraviglioso ma fragile e contribuire alla ricostruzione del tessuto sociale.

Ci sono due particolarità che si evidenziano, venendo a contatto con Emergency. La prima è rappresentata dal messaggio, troppe volte inflazionato ed utilizzato con eccessiva sufficienza in diversi contesti, che vorrebbe realizzato il sogno della fine di ogni conflitto. Un obiettivo che, con Emergency, diventa una spinta propulsiva ad unirsi a questo sogno per provare a trasformarlo in realtà, anche grazie alle attività condotte da questa Ong sui territori interessati dai focolai bellici che hanno riempito le pagine del nostro quotidiano.

La seconda particolarità è l’unione di intenti e di destini di un’intera umanità che nascondono una sorta di globalizzazione delle conseguenze economiche e delle perdite umane inutili, dalle quale nessuno può considerarsi escluso. A tutto questo, è doveroso aggiungere l’idea di una gestione della sanità pubblica e delle strutture logistiche che ogni governo dovrebbe inserire nei propri programmi politici al primo posto, ma che di fatto diventano spesso solo slogan propagandistici della singole campagne elettorali.

Un’idea che diventerebbe di facile attuazione, se solo si volesse realmente realizzare, che Emergency ha reso così evidente operando anche in territorio nazionale, portando in giro le sue unità mobili, come ad esempio quella a Palermo che, dopo anni di supporto a tutte quelle persone che, per svariati motivi, non possono accedere alle cure sanitarie, è stata ceduta alla Asl con l’auspicio che possa rappresentare un emulo ad un modo diverso di gestire il diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione.

Partecipare ai campi estivi si traduce proprio nella possibilità di approfondire le conoscenze sui numerosi progetti che Emergency porta avanti da 25 anni per garantire un supporto sanitario competente, professionale e, soprattutto, gratuito. Poter svolgere attività di formazione, grazie a dibattiti aperti sulle attività della Ong, tra l’Afghanistan, l’Iraq, la Sierra Leone, il Sudan, tanto per citare qualche Paese e con l’imminente apertura del Centro di eccellenza di chirurgia pediatrica di Entebbe in Uganda. Poter confrontarsi con le esperienze degli altri partecipanti ai campi, uniti insieme in attività di lavoro di ripristino di alcune strutture di interesse sociale, come quella del parco giochi per i bambini del comune di Montorio al Vomano, in provincia di Teramo. Poter visitare i luoghi devastati dal terremoto, tra tutti Campotosto nell’aquilano e constatare di persona lo stato d’animo di una popolazione che, oltre la vita di parenti ed amici, si è vista sottratta la dignità di una normalità che la precarietà dei provvedimenti adottati dai nostri governi, da quel lontano 6 aprile del 2009, ha giorno dopo giorno trasformato in rassegnazione. Poter entrare in contatto con la gente che da anni si è dovuta reinventare questa normalità all’interno di freddi e artefatti Map (Moduli abitativi provvisori) e con questa gente condividere una serata all’insegna di una cena sociale e di uno scambio spontaneo di sorrisi. Tutto questo ha rappresentato l’occasione per arricchire il proprio vissuto da condividere con gli altri.

Quello che sicuramente è emerso dalla partecipazione ai campi estivi di Emergency, è la consapevolezza di non dare niente per scontato. Le nostre conoscenze sommarie su quanto accade intorno a noi, su quanto accade nel mondo e di come tutto questo ci debba far sentire coinvolti in prima persona, davanti ad una sempre più diffusa ideologia di egoismo e distrazione su quanto potrebbe un giorno tornare ad essere un nostro problema. Se ci si illude ancora che non sia, già, un nostro problema.

Ritrovarsi in tutto questo, riprendendo lo spunto iniziale del nostro articolo, è già un buon inizio per pensare ad un modo diverso di costruire il nostro futuro e dell’umanità alla quale, in ogni caso, apparteniamo.

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