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Vincenzo Ruggiero “I Crimini dell’Economia” (Feltrinelli)

di Emanuele G. - lunedì 3 marzo 2014 - 4550 letture

Spesso gli economisti hanno visitato il campo della criminologia, allo scopo di comprendere la logica razionale che si nasconde dietro i reati. Quando gli economisti esaminano l’attività criminale danno per scontato che i rei vadano trattati come qualunque altro attore sociale che compia scelte razionali. In “I Crimini dell’Economia”, Vincenzo Ruggiero restituisce la visita, passando in rassegna una varietà di scuole del pensiero economico classico secondo una prospettiva criminologica.

Ma guarda un po’ cosa doveva capitarmi... Leggere un libro che mi dice che l’economia non è una scienza che studia i fini e i bisogni, bensì fornisce alibi ai potenti. Certamente – in apparenza – si presume trattasi della scoperta della classica acqua calda. Ma a legger bene il libro si comprende meglio la natura della succitata acqua calda e la scoperta non appare più tanto acquisita come presupposto. La conseguenza più evidente che la lettura del libro “I Crimini dell’Economia” mi ha ingenerato è una rabbia strisciante contro le innumerevoli devianze che l’economia ha registrato nel corso dei secoli. Devianze che hanno causato morte, fame, povertà, sfruttamento, epidemie e altri aspetti al dir poco perniciosi.

Vincenzo Ruggiero è un sociologo che insegna alla Middlessex University di Londra. E’ da anni impegnato a rileggere le dinamiche economiche e sociologiche alla luce di teorie criminologiche. Una visione davvero piuttosto intrigante poiché ci permette di scoprire molte cose in riferimento alla società e all’economia. Anzi ci guida a svelare per quali meccanismi le elite dominanti sfruttino i poveri e detengano il potere. In questo il prof. Ruggiero si ricollega al sociologo americano David Mazda che nel corso degli anni ‘20/’30 teorizzò i c.d. “white collars crimes”. Ossia i crimini commessi dai colletti bianchi. In altri termini tutte le fattispecie di reati che le classi dominanti commettono per continuare a possedere il bastone del comando.

“I Crimini dell’Economia” è un saggio dalla corposità piuttosto evidente. Una corposità apprezzabile poiché con linguaggio accessibile a tutti riesce a spiegare le modalità per cui le teorie economiche forniscono i “tool” (cioè gli strumenti) con cui chi comanda persevera nei suoi obiettivi personali o di gruppo a discapito di tutti gli altri. Il prof. Ruggiero nel corso delle duecento pagine e più del suo saggio riscrive la storia delle teorie economie sotto un nuovo campo di analisi. Analizza il concetto della “proprietà privata” come quello della “mano invisibile”. Si attarda a presentarci le teorie dei fisiocrati e dei liberisti. Rovescia con rara maestria la teoria keynesiana. Costella in maniera opportuna il suo saggio di citazioni marxiane. Con il risultato di farci scoprire un nuovo mondo. Un mondo che consente a noi di acquisire conoscenze maggiormente appropriate per spiegarci le ricorrenti crisi economiche sta stanno sfibrando il mondo contemporaneo. Crisi che – of course – non scalfiscono di una virgola il potere economico e finanziario dei c.d. “white collars”. Anzi…

Mi piacerebbe che un libro come “I Crimini dell’Economia” fosse adottato dalle università italiane in modo da preparare i giovani a confrontarsi con un mondo – quello attuale – disseminato di mille trappole. Dissemina non causale, ma creata ad arte al fine di accelerare la scrematura fra chi comanda e chi subisce le conseguenze del comando. Un libro molto illuminante. Già più conosciamo e più chi vuole fregarci ha difficoltà nel farlo. Per caso il sapere è l’unica arma che noi disponiamo per far fallire i progetti di potere delle elite plutocratiche mondiali?


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