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Sono solo una ragazza

Non so né leggere, né scrivere. Non ne so niente della guerra. Sono solo una ragazza

di Redazione - martedì 4 dicembre 2018 - 3427 letture

Io e la mia famiglia siamo nomadi. Ci spostiamo con le tende e le nostre pecore da una parte all’altra del Paese. Viviamo così.

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Sabrai

Quel giorno, ci trovavamo in un luogo che conoscevamo già. Ci eravamo stati più volte insieme al nostro gregge. Ricordo che stavamo montando la nostra tenda. Ricordo che c’era un’aiuola, un albero vicino a quei fiori che non mi ricordavo di aver mai visto. Era primavera, una stagione bellissima… Stavo camminando proprio verso quell’albero, quando ho sentito l’esplosione. Ho riaperto gli occhi, e mi sono resa conto che la mia gamba non c’era più.

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Eravamo in mezzo alle montagne, nelle vicinanze non c’era nessuno che poteva aiutarci. Intorno a noi, solo montagne. Nessun ospedale. Ma io in quel momento ne avevo bisogno. Non avevo più la gamba. I miei fratelli hanno preso due pezzi di legno, li hanno sistemati sulle spalle e mi hanno caricato lì, camminando per tre ore tra le montagne per portarmi in un ospedale.

Sono solo una ragazza. E adesso, anche un peso per la mia famiglia. Penso però di essere stata fortunata. A quest’ora potevo essere morta. Mi mancano solo un paio di dita e una gamba, ma sono viva.

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— Sabrai, 16 anni, dal Centro chirurgico per vittime di guerra di EMERGENCY a Kabul

La storia di Sabrai, insieme alle testimonianze di altri pazienti ricoverati nel nostro Centro chirurgico di Kabul sono state raccolte e documentate dalla giornalista Francesca Mannocchi e dal fotografo Alessio Romenzi.


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