Siciliani fuori sede

Quali saranno le scelte elettorali degli studenti e dei lavoratori siciliani che vivono fuori regione? Non lo sapremo facilmente, se non agevoleranno il loro diritto al voto.

di Piero Buscemi - mercoledì 24 ottobre 2012 - 9516 letture

Quando uscirà questo articolo, sicuramente le armi dei contendenti alle prossime Elezioni Regionali siciliane saranno più che affilate. Gli accordi palesi, ma anche quelli occulti, che hanno determinato la composizione delle liste, dovranno essere messi sul tavolo delle trattative alla formazione del nuovo parlamento regionale, già dal lunedì sera successivo alle operazioni di scrutinio.

L’assenza del ballottaggio, che vedrà occupare la poltrona più ambita di Palazzo d’Orleans da colei, o colui, che conseguirà il maggior numero di preferenze, darà vita ad una serie infinita di ulteriori accordi tra le varie liste che avranno raggiunto il quorum del 5%, come previsto dall’art. 28 della Legge elettorale siciliana e che ha fissato questo sbarramento nell’attribuzione dei seggi nei consigli comunali, almeno per i paesi con popolazione superiore a diecimila abitanti, così come nei consigli provinciali, sulla base dei voti validi conseguiti dalle singole liste.

Un bel problema, vista l’incertezza dimostrata dai sondaggi pre-elettorali che stanno girando nei corridoi informativi nazionali. I novanti seggi a disposizione, che per comodità ne riepiloghiamo la composizione per provincia, dove Palermo ne assegnerà 20 e a seguire Catania 17, Messina 11, Agrigento 7, Trapani 7, Siracusa 6, Ragusa 5, Caltanissetta 4 ed Enna 3 (rimangono altri 10 seggi: uno assegnato al presidente eletto e al suo candidato più votato; e gli altri otto da destinare alla lista regionale più votata fino ad un massimo totale di 54 della stessa lista), potrebbero originare un’assoluta mancanza di maggioranza, tanto da costringere i contendenti ad ulteriori compromessi.

In un clima di assoluta confusione, ma più giustamente indecisione, da parte degli elettori, dove la percentuale dei dubbiosi e quella di coloro che sono indirizzati verso un voto di "protesta", sommata a quella sempre più numerosa degli astenuti, potrebbe delineare i presupposti per una gestione della futura amministrazione regionale a singhiozzo, con accordi e alleanze, addirittura impensate durante la campagna elettorale.

La precedente amministrazione, che ha visto la coalizione di raggrupamenti politici tra loro storicamente lontani, ha costituito il precedente che molti addetti ai lavori temono anche per i futuri suffraggi nazionali, oltre al timore che si possa ripetere nell’imminente situazione siciliana.

Come di consueto, in queste occasioni, ogni lista in corsa alle elezioni, ha dovuto fare i conti con le roccaforti storiche che hanno dato un riscontro nelle precedenti tornate e che rappresentano anche domenica prossima, una base di partenza sotto la quale, sperano tutti di non scendere. L’invio dei delegati nazionali nelle varie città siciliane è servito, almeno nelle speranze, a rafforzare la convinzione dei candidati a poter ottenere un incremento dei consensi rispetto ai dati statitici più recenti.

Un aspetto che pensiamo ogni singolo candidato e, quindi, ogni singola lista, abbia dovuto tener conto, è il numero di elettori siciliani e non, ma con residenza in Sicilia, che vivono fuori sede e che non vorranno mancare l’occasione di esprimere il proprio voto.

Tralasciando le congetture sulle proiezioni che si potrebbero ottenere se si includessero o meno questi votanti emigranti dalle scelte incerte, pensare agli studenti siciliani iscritti alle università di mezza Italia, stimati oltre il 20% tra quelli residenti in Sicilia, se ci mettiamo pure che questa grossa fetta di elettori costituiscono il caposaldo degli insoddisfatti, quelli più agguerriti per intenderci, la mina vagante prospettata è di difficile disinnesco.

Perché, ammettendolo, gli studenti costretti a completare gli studi fuori regione per svariati motivi, ma sicuramente tra questi, anche diverse lacune degli atenei isolani, oltretutto coscienti che alla fine dei loro corsi di studi, andranno ad ampliare il contenitore dei disoccupati graduati siciliani in attesa di un’intramontabile "manna dal cielo", ostinata a non reinterpretare l’antico miracolo, dicevamo, questi studenti sono proprio quelli che hanno tantissimi motivi per dare una sferzata decisiva ad un passato politico regionale, spesso discutibile.

Inoltre, nel ruolo di studente e probabile disoccupato di domani, un giovane siciliano è nella condizione migliore per fare una scelta di voto fuori dai canoni tradizionali, proprio perché essendo lo studio e il lavoro due degli elementi più in uso in Sicilia per l’atavico ricatto morale ed elettorale, questi studenti si permetterebbero il lusso di dare il loro contributo nella formazione del nuovo parlamento siciliano e di tornarsene nelle città oltre lo Stretto, pagando solo in parte le conseguenze delle loro scelte.

Il discorso vale, ovviamente, per chi già lavora in altre regioni ma ha mantenuto la residenza in Sicilia. Le considerazioni sopra esposte ci fanno riflettere sulla difficoltà riscontrata per gli elettori fuori sede a manifestare il loro diritto al voto, dovuta in modo particolare alla lontananza, agli impegni di lavoro e di studio, senza trascurare i costi solo in parte assorbiti dalle tariffe agevolate da Trenitalia.

Questa particolare categoria di elettori è stata costretta a costituirsi in Movimento con il nome di "Iovotofuorisede", con tanto di sito internet informativo (http://www.iovotofuorisede.it/) e se la proposta di legge, con il ddl 3054 e il ddl 1561, trova così tante difficoltà ad essere approvata, lascia non pochi sospetti sulle reali intenzioni dei parlamentari italiani verso una sorta di boiccottaggio del diritto di voto.


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