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Salvo Basso: Libro necessario

Da Salvo Basso un "Libro necessario": la solitudine e l’ironia aristocratica di un giovane poeta maturo.

di Maria Gabriella Canfarelli - mercoledì 22 dicembre 2004 - 6123 letture

Con "Libro Necessario" (poesie 1982 - 84) edito da L’Obliquo, (Brescia, 2004) a cura di Renato Pennisi, premessa di Attilio Lolini, - Salvo Basso continua a regalarci l’intensità della sua passione, la forza dell’amore e dell’impegno verso la letteratura, parola data che sarà mantenuta sino alla fine. Qualcuno ha scritto che i poeti non muoiono mai, che la poesia non è sottoposta alle leggi del tempo e della dimenticanza. E leggendo questi versi giovanili, scritti tra i diciotto e i vent’anni, non ci stupisce la maturità di un impianto discorsivo pregno di significazione, la sua innegabile attualità, la capacità di attraversare gli anni e le generazioni per giungere oggi a noi con la forza esplosiva e magnifica d’una precoce maturità poetica.

Da un tempo anteriore ci perviene il senso di profondo spaesamento che ha poi caratterizzato la produzione successiva, cifra inconfondibile con cui Basso riflette sulla fraintesa normalità degli accadimenti quotidiani, ma con una impronta di eternità e universalità che il quotidiano trascende. "Cartello / di epici ricordi / siamo ancora / stretti in una morsa / caldissima /gonfissima. / La mia passione / è poca cosa / se penso / a quella tua / febbrile voglia / di andare, / volare via / da qui. / Il dramma / allora non si è / compiuto e / ancora aspettiamo / tutti i / tragici eventi / che seguiranno".

Se la condizione è solitaria e introversa, tuttavia la modalità espressiva irrompe quasi a squarciarla, è sguardo cosciente di un enigmatico codice privato che talvolta usa il superlativo per immettere sul testo lo sbavo dell’ironia per arginare l’esito cruento dello scontro con la precarietà dell’io.

Nessuna concessione alla retorica né a imbarazzanti sentimentalismi, piuttosto la lucidità dell’intelligenza, lo sguardo del filosofo con cui si misura la distanza tra sé e il mondo; il contenuto drammatico di questa inquieta biografia giovanile pare stemperarsi se il dissidio si riversa nelle zone tranquille dell’affettività familiare oltre la quale si torna alla solitudine e alla marginalità: " Olio, per favore, / che il cerv -ello mi sta cigolando / aiutatemi, non lasciatemi solo, / ho paura del buio, / ed anche della pazzia, / state qui con me, vicino vicino, / non lasciatemi, / formiamo una nazione / (...) / assaggiate il mio cervello condito, / metteteci l’aceto se volete, / a me non va, / (...) / mai mangerei il cervello degli altri, / il mio sì, oh sì, / per ridiventare me stesso, forse, / ho solo bisogno di questo".

D’una specie irregolare, fuori dagli schemi la poesia di Salvo Basso è anche ironia e scetticismo aristocratici, rappresentazione della volontà al cospetto del reale, rivelatrice di sfumature dolenti come in questi aforismi sapienziali:"Anche chi è a dieta / può guardare il menù", "La fede è tanto più bella / quanto più è illogica", "Tanto più sottile è una differenza / tanto più è profonda".

O in versi come: " Sotto il letto / nove penne di / galline ballerine / dieci tutù telefonici / (sei tu / sei tu / che manchi / e non rispondi / alla mia pelle"; "Su un vecchio tavolo / ci sono le mie mani / intrecciate / bianche. /Seduto parlo a / gente che non c’è / mentre un occhio stanco / si riposa / l’altro continua a guardare la / gente che non c’è. / Fra poco / si chiuderà / anch’esso".

Nella parte finale della sua premessa così scrive Attilio Lolini: "Da queste poesie, da questi frammenti già si rivela un vero poeta e ciò che appare, a prima vista, inconcluso e provvisorio, è in realtà la chiave per aderire a questa scrittura con i suoi improvvisi lampi (....), con la sua acerba grazia adolescenziale, segno che spesso la poesia è dono della prima o della primissima età".

Libro necessario, dunque, a ricondurci all’essenza delle cose, della vita soprattutto: "Un regalo in questo ottobre già tanto pieno di guai / un regalo postvacanziero / mi guardo e vedo i miei giorni passati / le mie ombre / i miei errori / (...) /ottobre presuntuoso / quale estate hai seguito / quali soddisfazioni / (...) / a volte cucinandomi sotto un sole che non ci stava / spedendo lettere a sconosciuti sconosciute / (...) / non ero io a poter scegliere / (...) in base a criteri già messi e / rimessi / in discussione / quando entravo nelle case di presunti amici / e chiedevo di loro/ e / loro non c’erano mai / e tempo perso a cercarli / (...) / e il giorno dopo la stessa storia / e il giorno dopo le stesse luci / in camera mia / ad illuminare i miei quasi quotidiani scritti / (...) / ...di scarso contenuto estetico / affidati ad una comprensione non umana né divina / (...) funzionali solo per me e nessun altro / indegnamente degno lettore / quasi mai amico occasionale / quasi sempre meticolosamente scelto / (...) / ...posto al centro di molteplici riflessioni / cortese / per il regalo che m’ha fatto / regalo dottobre / d’autunno / una stagione che passa e va/ come la nostra generazione / (...)".


L’articolo di Maria Gabriella Canfarelli è stato pubblicato nella rubrica ZeroBook di Girodivite, il 22 dicembre 2004.


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> Salvo Basso: Libro necessario
1 gennaio 2005

Grazie Salvo, per quel poco che ho contato... Per quello che hai lasciato nella mia memoria. Paola.