Sei all'interno di >> :.: Culture | Libri e idee |

Quando il dominio dona la carezza dell’immagine

Semanticidio e caverna: il mito della caverna platonica non è una semplice metafora, è un’immagine polifocale: si fa parola per configurarsi in concetto...

di Salvatore A. Bravo - mercoledì 5 febbraio 2025 - 202 letture

Il mito della caverna platonica non è una semplice metafora, è un’immagine polifocale: si fa parola per configurarsi in concetto. Nel mito l’immagine, la parola e il concetto sono sincretici, ma nel contempo è possibile guardare con gli occhi della mente il mito in diverse prospettive prima analitiche e poi dialettiche e infine olistiche.

Il mito, in quanto verità eterna, è il punto d’unione tra l’astratto e il concreto, nel punto di fusione tra le due dimensioni si palesa il valore veritativo del mito. I simboli del mito possono essere letti storicamente, essi si prestano ad una interpretazione storica e materiale, in tal modo i simboli si incarnano direttamente nella vita svelandola nella sua tragica realtà. Ancora una volta il mito si dispone ad una complessità che rifugge i semplicismi astratti: il tragico non esaurisce le possibilità della storia, poiché nel mito vi è la conversione del prigioniero, la menzogna nella sua tragica teatralità si esaurisce nel gesto dello schiavo liberato che ruota su se stesso per emanciparsi dai ceppi materiali e psichici: il polemos è la condizione della libertà, essa conserva il ricordo della cattività, ha la sua motivazione etica e politica nel ricordo delle trascorse prigioni.

Il ritorno nella caverna per liberare i prigionieri dall’oscurità che non vedono, ha un epilogo apparentemente pessimistico, in realtà la morte del filosofo pone una implicita domanda che attraversa i secoli e giunge fino a noi: “Che fare?”. Platone non fu un facitore di parole i viaggi siracusani nel IV secolo A.C dimostrano che la domanda ha risposte inesauribili nella prassi. La caverna è un concetto non concluso in sé, parimenti all’opera di Platone, è una verità che diviene domanda politica e invoca risposte.

Il mito in forma di immagine riproduce la struttura del dialogo platonico, il quale non si conclude, ma fa appello ai lettori, alla loro passione per trovare dentro se stessi le risposte che il dialogo evoca. La complessità del mito carsicamente ha vissuto con la storia della filosofia e nella storia della stessa, al punto da essere impensabile la storia della filosofia senza i temi che il mito pone.

Non pochi sono stati i filosofi che si sono confrontati con il mito, la caverna invisibile/virtuale in cui siamo nel tempo presente, induce a ripensare il mito, a trarre da esso la feconda creatività concettuale per poter pensare il nostro tempo storico e porre le condizioni per l’esodo. La caverna è un passaggio, è la vita che risorge nel concetto e nella storia dalle ceneri delle forme plurali dell’alienazione. Chi resta nella caverna rinuncia alla responsabilità storica, la vita si atrofizza fino a diventare ombra che si fonde con la plumbea oscurità della menzogna.

Il mito della caverna di Platone documenta il senso della filosofia: la ricerca della verità mediante il dubbio che induce alla conversione, è un viaggio da cui non si torna indietro, in quanto causa un’irreversibile cambiamento qualitativo della persona nella sua globalità storica e relazionale. La filosofia è conflitto pacifico che libera dalla mercificazione del lavoro e dalla plebeizzazione delle soggettività e dei popoli. Al focolare dialogico del mito si svelano le verità non pensate che mutano le biografie di coloro che non si ritraggono dinanzi all’inquietudine delle ombre.

Nel mito filosofia ed educazione sono un unico plesso concettuale, un’educazione senza filosofia significa consegnare le nuove generazioni al dominio del potere, educare, in ultimo significa ex ducere, portare fuori dal caos, ancora il mito ci parla dei processi di umanizzazione, si diventa umani uscendo dal caos della caverna che portiamo per natura dentro di noi, la quale è solo un momento imprescindibile del processo di umanizzazione.

Senza il processo che conduce verso la verità, da potenziali liberi cittadini si diviene sudditi inconsapevoli. L’attualità del mito ci viene incontro e se ci intratteniamo con esso comprendiamo la verità del nostro tempo. Il tempo-schermo è oggi la caverna che abita in ogni casa e in ogni momento della vita quotidiana: per strada, in casa, a scuola e sul lavoro. L’attacco frontale alla coscienza collettiva con lo splendore degli schermi che bruciano con le parole la consapevolezza politica è la grande sfida non ancora conosciuta e consapevole che attende la lotta comunista. Essa deve condurre gli aggiogati fuori dal tempo degli schermi che insidiano l’emancipazione e deviano lo sguardo dalla dolorosa realtà in cui viviamo verso l’autocelebrazione.

Nello schermo si guarda se stessi fuori dalle relazioni strutturali di potere, e il dominio in tal modo dona la carezza dell’immagine con cui distrarre dal tormento quotidiano. Lo schermo nel quale si è fagocitati con una pletora infinita di immagini e in cui si ha la percezione di essere i protagonisti della propria esistenza è il mezzo più formidabile per astrarre e dominare. Alla coscienza proletaria il tempo-schermo ha sostituito l’egocrazia incapace di pensare e di progettare, poiché la progettualità è stata sostituita dalla libertà negativa.

Il soggetto senza vincoli e legami è inchiodato agli schermi e alle contingenze dei suoi desideri moltiplicati dal tempo-schermo. Quest’ultimo ha prodotto una temporalità puntiforme e curvata al piacere immediato. La nuova religione dello schermo frammenta i subalterni in un pulviscolo di immagini senza la mediazione della politica. Il comunismo per poter ricostruire la cultura comunista emancipatrice deve lottare contro il “tempo schermo” per riportare l’anima proletaria nel corpo vivo della storia, che al momento appare scissa in un dualismo pianificato e che puntella il dominio.

Al semanticidio del tempo schermo la cultura comunista e libertaria deve contrapporre il concetto che fonda legami e temporalità che si rivolgono al futuro. Senza la rifondazione della temporalità condivisa nessuna rivoluzione può essere pensata e immaginata. Al semanticidio del tempo-schermo bisogna opporre la “libertà positiva” del comunismo libertario, a tal fine bisogna riconoscere gli effetti della nuova caverna del tempo-schermo.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -