Paolo Preti “Il Meglio del Piccolo” (Egea)

Siamo sicuri che piccolo in economia sia un handicap per lo sviluppo del paese?
La Egea è la casa editrice dell’Università Bocconi specializzata in testi a prevalente carattere economico. Con una bella caratteristica che la differisce dalle altre del settore. Infatti, i testi, pur ineccepibili dal punto di vista scientifico, hanno un grado di leggibilità e comprensione davvero encomiabili.
Di recente è stato pubblicato a cura di Paolo Preti un interessante saggio sulle Pmi italiane intitolato “Il Meglio del Piccolo”. Si tratta di un saggio che pone molti appropriati interrogativi su questo settore trainante per l’intera economia del nostro paese. Interrogativi che un’agile redazione dipana fornendo più di una chiave di interpretazione e valutazione.
Molti economisti – soprattutto quelli più usi a trattare argomenti macroeconomici – hanno una cattiva opinione del piccolo. Per loro le Pmi (ossia Piccole e Medie Imprese) rappresentano una delle motivazioni di fondo dell’arretratezza dell’economia italiana. Invece, l’autore, coadiuvato da Enzo Rullani e Marina Puricelli, propone un’originale rilettura del fenomeno della piccola impresa.
Il piccolo nell’economia italiana è un fattore di differenziazione positiva rispetto al resto del mondo. E’ una nostra caratteristica che andrebbe meglio definita per renderla ancora più vincente. Un altro aspetto fondamentale è la natura personale della piccola imprenditorialità. Natura che contribuisce a renderla molto innovativa e creativa. E non si venga a dire che le performance siano di basso livello. Si hanno delle piacevolissime sorprese in questo campo. Spesso le performance delle piccole imprese sono ben superiore rispetto a quelle delle grandi o grandissime imprese.
Il saggio prosegue con un’analitica riflessione sulle caratteristiche che fanno la differenza. Queste caratteristiche sono: la piccola dimensione, la vocazione imprenditoriale, la proprietà familiare e l’attività prevalentemente manifatturiera. Tale riflessione si inserisce in uno schema di analisi riportato a pagina 41 che è utile per addivenire a una completa comprensione del modello di piccola impresa.
In questi anni le piccole imprese non si sono certamente tirate indietro. Hanno creato degli schemi associativi per meglio rispondere alle esigenze del mercato. Hanno accettato la sfida della quotazione in borsa. Sono andate ben al di là del concetto di nicchia. Non si sono spaventate di affrontare i mercati internazionali e la globalizzazione. Hanno saputo collegare un modello organizzativo molto agile e responsabilizzato. In breve, hanno macinato lavoro su lavoro. Rappresentando il meglio che possa offrire l’economia italiana nel mondo.
Un’economia che sempre più necessita di adottare questo modello al fine di migliorare la performance generale del nostro paese. Mi piace concludere la recensione del saggio prendendo a prestito due frasi dell’autore:
“In questo libro non ci si limita ad aggirare retoricamente la profezia infausta del declino. Si fa di più: si annuncia un’altra possibile storia per il futuro del nostro paese e del nostro modello produttivo”.
“…anche in economia, siamo diversi dagli altri. Ma non è detto che sia un male: il futuro si costruisce a partire dalla propria differenza”.
Dr. Emanuele Gentile
Giornalista Pubblicista / Freelance
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