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Nientità: benvenuti nei secoli difficili

La maschera è caduta, dopo decenni di ferrea educazione al nichilismo aziendalistico e alla riduzione dell’essere umano a semplice accumulatore di denaro e vogliuzze...

di Salvatore A. Bravo - domenica 9 marzo 2025 - 313 letture

Nientità

La verità nella sua crudezza è dinanzi a noi. Gli oligarchi non nascondono le loro “intenzioni” e la loro “natura”. I plutocrati vedovi della guerra la esaltano, la rincorrono, la adulano e la coccolano. La “nientità” è la tragica verità dell’occidente che ormai ha superato la fase del “bombardamento etico” e vira verso la fase del “bombardamento” senza velo di Maya. Costanzo Preve definiva “bombardamento etico” la formula con cui “le democrazie liberali” facevano accettare guerre senza limiti e confini morali in nome dei diritti e della pace.

La maschera è caduta, dopo decenni di ferrea educazione al nichilismo aziendalistico e alla riduzione dell’essere umano a semplice accumulatore di denaro e vogliuzze, il sistema mostra il suo vero volto meduseo, perché è certo che non vi saranno reazioni politiche rilevanti dalla base. I popoli sono simili ai “servi della gleba” non usano la ragione pubblica, ma obbediscono ai mercati, sono supini alla religione del “vitello d’oro”.

Governi che non hanno altari metafisici si adeguano velocemente alle circostanze. Popoli che hanno perso il senso del “bene e del male” restano indifferenti e impotenti dinanzi all’assurdo che quotidianamente si mostra nella sua crudeltà. Il più forte detta legge, ci si adegua in un tempo velocissimo senza filtri e senza mascheramenti. Gli oligarchi sono i modelli del tecnofeudalesimo, con la loro conduzione opportunistica e mediocre delle vicende politiche insegnano la mediocrità cinica di chi ha smarrito ogni sentiero che conduce ai fini oggettivi.

Zelensky è solo un esempio paradigmatico di ciò, è passato in una manciata di ore dal “conflitto con Trump ad accettare ogni accordo fino a porsi sotto le ali di Trump. Povera Ucraina! Guerra e saccheggio delle terre rare e del granaio del mondo sono ormai dietro l’angolo, è ormai un protettorato USA. Il popolo ucraino non compare, non sappiamo cosa pensa e come agisce. I media difendono la guerra in Ucraina, ma gli ucraini non compaiono, sono oggetto di un gioco a cui non partecipano. Russi ed USA si divideranno le risorse, mentre l’Europa orfana della guerra e delle terre rare punta sul riarmo con gran giubilo delle multinazionali delle armi. Ormai essa non ha nessuna rilevanza politica, è una semicolonia senza direzione che continua a portare sugli altari la guerra, ma è già stata abbandonata anche da Zelensky. I blocco occidentale è lacerato da guerre intestine tra bande di capitalisti.

Il tecnofeudalesimo è nella sua evidenza una gerarchia di mercanti accumunati solo dalla sacra fame di denaro. Ecco la “nientità” tra di noi, è un nulla in cui le vite dei popoli sono risucchiate nella violenza senza speranza. Dinanzi al trionfo del più forte non dobbiamo cedere allo sconforto e al pessimismo paralizzante. Per ricostruire la politica e riportare la verità nel regno della menzogna assoluta, dobbiamo lavorare su più fronti: metafisica e prassi devono ricongiungersi in modo che la politica possa far tacere le armi e condurre verso i fini oggettivi condivisi.

Prassi e politica

La prassi politica senza fondazione veritativa non può che essere travolta, poiché se il fine non è fondato, è facile dinanzi alle sconfitte cedere all’impotenza. Per uscire dalla palude del tecnofeudalesimo è necessaria una svolta culturale e politica di lunga gittata, è la nostra scommessa su un futuro che appare sempre più nebuloso. Ad ogni uomo e donna di buona volontà l’impegno di ricostruire nell’anno zero della politica il “senso” perso tra menzogne e bombardamenti.

L’essere umano non si può produrre in serie, la resistenza di coloro che perseguono la ricerca del bene comune lo dimostra. Il male di vivere è il sintomo che l’essere umano è “animale metafisico e simbolico”. Non dobbiamo disperare, perché lo spineto in cui siamo è il segno della natura etica e politica che non può essere obliterata da nessuna produzione in serie. La sofferenza è la manifestazione del vuoto metafisico senza il quale l’esistenza non è umana e non può umanizzarsi. Se il bombardamento etico con le sue ragioni ideologiche sembra declinare e il “crudo vero” sembra smantellare l’ultimo strato di etica, tanto sottile da essere il niente travestito da essere”, resta in campo solo il “massacro amministrativo”:

“Il Massacro amministrativo segna il massimo della perdita di controllo e di padronanza dei soggetti individuali e sociali sui prodotti della loro azione, tema privilegiato nel pensiero di Heidegger, che per questa ragione resta uno dei pochi pensatori “decenti” del Novecento. Il Massacro Amministrativo consiste nell’adempimento di ordini giuridicamente legittimi e quasi sempre ideologicamente motivati con complesse strategie giornalistiche e politiche di convincimento, ordini il cui contenuto è semplicemente il Male Assoluto” [1].

Se ormai il “Male assoluto” è palese, ma si cela allo sguardo etico e gnoseologico dei molti, poiché l’abitudine all’ascolto dei pessimisti senza speranza non può che condurre all’adattamento per mera sopravvivenza. Gli uomini e le donne che non si sono lasciati ammaliare dal “Male” hanno il compito di mostrare con la razionalità filosofica e con la testimonianza che un altro modo di vivere è possibile e si deve trasformare tale “potenzialità” in realtà storica, essa non è dunque solo un ideale. La nuova politica deve dichiarare guerra all’ultimo uomo nietzschiano.

L’ultimo uomo

L’ultimo uomo non è tale per condizione ontologica, ma è il prodotto della disperazione, è l’uomo a cui è stato sottratto il fondamento veritativo senza il quale l’essere umano è solo una bieca copia di se stesso. Senza progettualità e pensiero forte l’essere umano è tale solo per sembianze, poiché in cuor suo sente di essere un “non nato”. La seconda nascita, la prima è la nascita biologica, non è contrattabile, senza di essa il massacro è già avvenuto anche se si resta in vita. La seconda nascita è il logos che generatore di progettualità condivise e di conoscenza di sé:

“Il titolare, attivo e passivo del Massacro Amministrativo è sostanzialmente l’Ultimo Uomo annunciato da Nietzsche (…). Ad un livello più “moderato”, i Massacri Amministrativi continuano a ripetersi fra l’indifferenza totale di chi passerebbe ore e ore a discutere sul pilota Schumacher o sul calciatore Ronaldo, e l’embargo delle medicine verso l’Irak con conseguente sterminio di malati innocenti è ad esempio una forma assolutamente attuale di Massacro Amministrativo. (…) Questo Ultimo Uomo è il prodotto terminale dell’oblio di ogni scienza filosofica dell’uomo, e dunque di ogni orizzonte veritativo della conoscenza filosofica. È possibile fargli qualsiasi cosa, perché non ha più anticorpi di resistenza” [2].

Costanzo Preve è grande nella sua analisi perché profondo. La pianificazione del nichilismo edonistico e proprietario ha raggiunto il massimo della sua forza distruttiva. Il dominio non nasconde le sue ragioni con le belle parole e con le idealità esibite, tutto è ridotto a denaro. Il Presidente degli Stati Uniti ha in bocca la parola “soldi” e la usa come un ipnotico, poiché ben conosce il lungo lavoro che media e multinazionali hanno condotto per infettare il corpo sociale con il nichilismo crematistico. La filosofia è viva, essa continua carsicamente la sua azione, pertanto in questo momento bisogna scendere in campo con le parole e con le azioni per rifondare il bene su fondamenti metafisici. Tutti siamo chiamati a questa rivoluzione sociale, essa è la rivoluzione dell’anima e del logos. Bisogna partire dalle condizioni storiche che hanno prodotto il “male” e continuano a perpetuarlo per rispondere al “Male Assoluto”:

“Il legame sociale della società delle solitudini, che si illudono di comunicare senza intermediari selezionando individualmente i propri interlocutori attraverso le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è il codice genetico dell’epoca della globalizzazione. Ovviamente, questo non solo non è compatibile, ma richiede un’integrazione artificiale, dai giganteschi concerti rock e techno al tifo sportivo di tipo tribale-metropolitano. Ma queste integrazioni comunitarie artificiali dividono ed isolano le generazioni l’una dall’altra, anziché metterle in qualche modo in contatto. Una filosofia dell’avvenire deve dunque assumere apertamente la crisi del legame sociale come oggetto privilegiato e legittimo di riflessione” [3].

Libertà e limite

Il primo passo è estrarre il codice genetico della globalizzazione senza speranza e rendere pubblica l’analisi con l’apporto di tutti coloro che vorranno partecipare all’analisi. Senza la chiarezza inquietante del “Male” nella forma del nostro tempo non sarà possibile emancipare le coscienze e rifondare una difficile ma non più rimandabile progettualità. Con l’estrazione comunitaria del “codice genetico” l’agire non può che presentarsi come una necessità storica. La verità e il bene devono essere mediati nella storia, pertanto, come ci ha insegnato Marx, la libertà è consapevolezza della necessità storica. Dobbiamo rinunciare consapevolmente alla società di mercato e al monoteismo della finanza, essi sono ormai parte del soffio vitale dell’uomo contemporaneo, ma essi non sono la totalità dell’essere umano, pertanto la lotta breve o lunga che sia è possibile. La possibilità di problematizzare è il segno della libertà politica dell’essere umano:

“Il pensiero unico della globalizzazione non può rinunciare al suo carattere di religione monoteistica dell’economia perché solo la religione può garantire un’accettazione rassegnata e dogmatica al suo dominio. Se infatti esso problematizzasse filosoficamente e politicamente questo dominio, cadrebbe l’elemento di fatalità destinale cui miliardi di persone devono sottomettersi, e questi miliardi di persone potrebbero “riprendere la parola”, una parola che oggi è loro negata” [4].

Riprendiamoci la parola e riapriamo i chiavistelli della storia chiusi e racchiusi con la religione malvagia della finanza. La parola è il logos che ci pone dinanzi l’uno all’altro e ci consente di riconoscerci uomini e donne nella nostra storica verità e necessità, questo è il punto d’inizio per divergere dalla logica della guerra che minaccia ogni umano. La logica della guerra consustanziale al capitalismo e al potere è nel segno dell’illimitatezza, pertanto il “bene” non potrà che essere fondato sul “limite”, il quale connota la natura umana ed è la condizione che consente la relazione solidale in cui ciascuno può vivere la pienezza di sé:

“Essendo l’uomo il solo animale che sa di dover morire, è normale che persegua quel surrogato impotente ma talvolta consolante di immortalità che è la sensatezza della propria vita” [5].

Al tecnofeudalesimo dell’insensatezza bisogna opporre “la sensatezza del progetto collettivo e comunitario” mediante cui ricostruire il senso del “limite” che disegna confini sui quali è possibile con l’incontro stabilire percorsi di verità comunitari. Dove vi è consapevolezza del limite vi è la libertà. Siamo chiamati a questo o non vi sarà più la storia umana e degli esseri umani.

[1] Costanzo Preve, I secoli difficili, Petite Plaisance Pistoia, 2024 pag. 250

[2] Ibidem, pp. 250-251.

[3] Ibidem, pag. 287.

[4] Ibidem, pp. 274-275.

[5] Ibidem, pag. 51.


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