Malfattori, le sciocchezze e l’inceneritore del 1976
Da mesi ormai’, l’obiettivo è quello della Zona Falcata da occupare. C’è molta urgenza nel volere consegnare quello spazio prezioso a coloro che hanno già in tasca progetti molto vantaggiosi.
Scatenati, si sono scatenati. Dopo una richiesta di vincolo, inoltrata ai tanti enti in causa, per non avviare la costosissima demolizione di quello che resta dell’inceneritore e per proporre una nuova destinazione artistico – culturale. Una destinazione sostenibile, non estensibile ed economicamente accettabile.
A condurre la campagna intimidatoria contro i proponenti è il giornalista Lucio D’Amico dalle pagine monopolistiche del quotidiano locale. Ormai siamo abituati alla sua possente lirica. Protetto dall’impossibilità di un confronto aperto l’ex cronista di belle speranze si gratifica facendosi spalleggiare, volta per volta, da illustri personalità.
Da mesi ormai’, l’obiettivo è quello della Zona Falcata da occupare. C’è molta urgenza nel volere consegnare quello spazio prezioso a coloro che hanno già in tasca progetti molto vantaggiosi. Il Comitato La Nostra Città da subito aveva sposato una proposta di vincolo avanzata dall’ing. Linda Schipani.
L’idea, di diversi anni fa, successivamente venne inserita nel programma elettorale del sottoscritto. Poi il silenzio. Dall’inizio di quest’anno viene rispolverata l’idea. Alcuni giovani “futuristi” immaginano una gradevolissima soluzione per quello che viene adesso definito ecomostro. Un eco – mostro che però in circa 30 anni ha già fatto arricchire in tanti sperperando fiumi di danaro pubblico. Nasce così la richiesta di vincolo.
Aderiscono “Italia Nostra” , gli “Amici del Museo”, l’ Associazione Culturale Machine Works, oltre al Comitato La Nostra Città. La legittima richiesta avrebbe potuto e dovuto suscitare interesse o meno. Ma no, c’era il rischio che qualcuno avrebbe potuto riflettere, qualcuno avrebbe potuto aderire all’iniziativa. Fatto insopportabile per i saccenti dispensatori di accuse meschine. Un ritardo che avrebbe rischiato di fare perdere tempo alla cordata di interessi.
Da ciò l’azione ad alzo zero contro i presentatori dell’istanza. D’Amico chiama in aiuto l’arch. Soprintendente Scimone che, con estremo garbo, parla di “ipotesi ridicola”. Poi interviene pure Isgrò, l’assessore con la ruspa che, con eleganza, definisce “sciocchezza colossale” la proposta. Infine l’arch. Marabello che, assieme a cose sensate, conclude con l’imperativo della demolizione.
Verrebbe da pensare a dov’erano tutti costoro quando,nel ’76, fu costruito quel produttore di diossina. Alcuni probabilmente andavano ancora all’asilo e, quindi, sono assolti. Qualche altro invece sarebbe potuto intervenire a pieno titolo per condannare quel progetto inquinante. Ma rimase zitto e complice del misfatto. Due radicali digiunarono per sette giorni per protestare contro l’assessore socialista Germanà che inaugurò quello scempio.
La notizia venne data soltanto dalla prima pagina del Giornale di Sicilia a firma di Giuseppe Messina. I colleghi di D’Amico si guardarono bene dall’esercitare il diritto di cronaca. La Gazzettà coprì l’operazione inceneritore. La magistratura archiviò l’esposto denunzia dei radicali. I partiti di allora si spartirono l’appalto. La “società civile”, anche in quell’occasione, era distratta.
Oggi il livore di chi non vuole quel vincolo è pari alla loro complicità nella realizzazione di un impianto concepito assurdamente nel quale sono stati sperperati montagne di soldi. ( buon ultimo l’appalto di adeguamento voluto dall’ex sindaco Providenti ). Ma i loro silenzi riguardano tanto altro. Riguardano lo stato comatoso di questa città dove speculatori e affaristi propsperano da mezzo secolo.
Oggi dicono di volere “valorizzare la Real Cittadella” senza spiegare i progetti occulti, i vincoli inesistenti o aggirabili, l’ambiguità del Piano regolatore del Porto. Ci indichi, l’arch. Scimone, le aree urbane vincolate, gli scempi al paesaggio, i silenzi sulle cementificazioni.
Ci dica in quale sezione della Democrazia Cristiana fosse l’attuale assessore Isgrò quando i suoi amici devastavano la Zona Falcata, demolivano il Palazzo dei Gesuiti a piazza Cairoli per costruire la Standa, oppure sventravano villa Dante e manipolavano le carte dei Piani e delle varianti? Dov’eravate? Da chi erano indicati quei progettisti di mostri stupidamente definiti eco e non soltanto mostri ? Eravate zitti e complici e adesso volete “valorizzare” cosa? Quali soni i valori che riuscite a riconoscere per VALORIZZARE un bene? Per ognuno di voi assurdità come il Ponte, la cementificazione del Tirone, i progetti dell’assessore Scoglio, si chiamano riqualificazioni, prospettive di sviluppo. Tutto ciò sempre rigidamente inteso come spartizione del bene pubblico.
Statene certi, illustri personaggi, noi, sciocchi e ridicoli, continueremo a portare avanti le nostre idee e le nostre opinioni anche se ci sarà chi continuerà a imbavagliare ed occultare tutto ciò che non è compatibile con i loro interessi.
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