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“Le frontiere per me si aprono con un semplice pezzo di carta”

— Caterina, staff di EMERGENCY

di Redazione - martedì 20 marzo 2018 - 5481 letture

“Mi raccomando, niente foto qua. A nessuno di loro piace essere fotografato. Non sono un’attrazione turistica”, si premura di dirmi Ousmane, il nostro mediatore culturale. Lo sto accompagnando nel giro tra le case di fortuna in cui vivono i migranti che ogni anno raccolgono le arance nella zona di Rosarno, in Calabria.

Insieme a noi c’è Loredana, un’altra delle nostre mediatrici. “Ciao Loredana! Comment ça va?”. È la voce di un ragazzo che subito ci viene incontro con un gran sorriso. I due cominciano a parlare e poco dopo scopro il motivo di quella conoscenza: tre anni fa Loredana ha lavorato nelle campagne foggiane ed è lì che ha incontrato M., 26 anni, del Mali.

“Finita la stagione di raccolta di pomodori in Puglia ho continuato a cercare lavoro in Italia. È passato un po’ di tempo, ma niente. Sapevo che all’estero le condizioni erano migliori e che la paga sarebbe stata più alta. Allora ho provato ad andare in Francia, la polizia però mi ha fermato e mi ha costretto a rientrare in Italia. Ci ho riprovato e sono riuscito ad arrivare in Spagna. Per alcuni mesi ho lavorato a Murcia e…”. D’istinto lo interrompo: “Ah vraiment, a Murcia?” “Oui, oui! Tu connais Murcia?”, mi risponde M. con un sorriso contagioso. “Sì! Ho vissuto lì 6 mesi, quando ho fatto l’Erasmus!” proseguo io. Loredana continua la conversazione per alcuni minuti e nel frattempo la mia mente si distrae. “Ma cosa gli ho detto?”, inizio a ripetermi. Ho ripensato più volte a quella domanda.

Io in Spagna ho vissuto una delle esperienze più belle degli anni universitari, come tanti miei coetanei europei e di tutto il mondo. Lui invece si è trovato nello stesso posto a tutt’altre condizioni. Quelle frontiere che io ho trovato spalancate, lui le ha trovate serrate. Ho detto quella frase d’istinto, per trovare un punto di contatto come spesso si fa con le persone sconosciute. Quella volta però mi sono vergognata. È questa la realtà. Mi sono vergognata perché non ho avuto il coraggio di dirgli che quelle frontiere per me si aprono con un semplice pezzo di carta e per lui, invece, sono un muro senza porta, oltre il quale non gli è permesso entrare se non scavalcandolo a fatica e con la speranza di non essere ributtato giù. Mi sono vergognata perché non avrei saputo dargli una spiegazione davanti a quella differenza di opportunità. Le mie e le sue.


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