La vittoria di Zingaropoli

Letizia Moratti non è capita e Silvio lancia l’anatema contro i milanesi: "Ve ne pentirete". Pisapia, ora, dovrà guardarsi dalle voglie delle segreterie partitiche

di Adriano Todaro - martedì 31 maggio 2011 - 2558 letture

Povera Letizia. Ha chiuso il portone di Palazzo Marino ed è tornata a casa. Assieme al suo figliuolo Batman, si è fatta una frittatina ed è andata a dormire. Eppure, nonostante il parco pasto, aveva un peso sullo stomaco che non ce l’ha fatta a dormire. E quel peso era Giuliano Pisapia che gli aveva rubato le chiavi del Comune dopo aver rubato, nel passato, anche automobili.

Lei, ce l’aveva messa tutta, aveva parlato di Br, di candidati imputati per furto d’auto che doveva servire per un sequestro, aveva accettato di scoprirsi il pancino per essere trendy, scoperte le gambe quando si era seduta, elegantemente come conviene ad una vera signora, sulla poltroncina di Sky.

E’ stato tutto inutile. Quei cazzoni di milanesi, ingrati e ignoranti, hanno preferito un estremista anzi come ha scritto il Giornale, un personaggio che “Non è un terrorista ma Pisapia fa paura”. Appena si sono conosciuti i primi dati del ballottaggio, le strade del centro di Milano si sono riempite di stranieri, di donne velate, di froci che si tenevano per mano, di lesbiche che si baciavano lingua lingua. E poi carovane e roulotte di rom in corso Buenos Aires, tutti in fila per andare a riverire l’estremista Giuliano in piazza Duomo. L’avevano detto tutti o almeno le menti più fervide del centro destra che sarebbe successo. I leghisti avevano avvertito che Milano sarebbe diventata “Zingaropoli” e che in questa città si sarebbe costruita la “più grande Moschea d’Europa”. Un manifesto leghista affermava perentorio: “Moschee a Milano. E se fosse nel tuo quartiere? Fermiamoli”. Più in là rispondeva un manifesto del Pdl: “Con la sinistra torna l’abusivismo dei rom. Forza Letizia!”.

Anche il Grande Capo era sceso “in campo”: “Pisapia è un candidato da pazzi che vuole rifondare il comunismo”. Quindi, i milanesi erano stati avvertiti e lo avevano fatto anche alcuni dei più profondi intellettuali che l’Italia ha mai avuto come Giuliano Ferrara, Vittorio Sgarbi, Daniela Santanché, Alessandro Sallusti-Za-la-Mort, tutti per suor Letizia.

Invece è stato tutto vano, inutile. Uno dei sindaci più amati non è stata capita. Veramente i milanesi non avevano neppure capito per quale strana ragione la sindaca, in un anno, era andata in Consiglio comunale solo tre volte, ma questi sono dettagli. Lei, Letizia, non aveva bisogno di andare in Consiglio comunale, lei attuava la politica del fare (ad esempio si era data molto da fare per la licenza della Bat-casa del figliuolo), studiava anche di sera come far star meglio i milanesi.

Ora è rimasta sola e lo era anche alla conferenza stampa del dopo voto, nella sede elettorale di via Montebello. Nessuno dei big locali era presente. Viso tiratissimo, macerato dal dubbio, abitino da mercatino dell’usato a pois, collettino bianco da educanda ma con scollatura, tentava di sorridere alla Stanlio come solo lei sa fare ma senza risultati apprezzabili. Poi aveva buttato là una frase preoccupante: “Metterò il mio capitale di fiducia a disposizione delle forze moderate di questo Paese e di questa città per rafforzare la coalizione intorno a temi fondanti come la famiglia, la libertà, la tolleranza e la legalità”.

Roba da scompisciarsi dalle risate. Quando ha affermato che metteva a disposizione il suo capitale, i giornalisti istintivamente si sono toccati la tasca dove tengono il portafogli, ma poi ha precisato di fiducia e tutti si sono rilassati. Un rilassamento che è sfociato in una risata collettiva quando, alla fine, ha parlato di tolleranza e legalità. Uno degli ultimi atti della sua Giunta, infatti, è la direttiva del vicesindaco Riccardo De Corato (a proposito, dopo i risultati è desaparecido. Hanno formato un comitato per le ricerche e vogliono portare la questione a Chi l’ha visto?) agli agenti di polizia locale per “impedire ogni forma di bivacco e stazionamento” nei luoghi pubblici milanesi almeno fino alle elezioni. Praticamente niente clochard a Milano. Nessuna legge impedisce di dormire per strada e nessun agente di polizia municipale è intervenuto. Ma intanto tutto fa brodo elettorale nella speranza di racimolare qualche voto.

Voglio proprio vedere come se la caverà Pisapia. L’anatema di Silvio è stato durissimo è tuonante rivolto ai milanesi. “Ve ne pentirete”. Cosa avrà in mente di fare? Non raccontarci più barzellette? Non fare più sesso con le ragazzine? Licenziare Minzolini e Fede? Oppure taglierà la luce che illumina la Madonnina? Non è dato sapere. Intanto che il piazzista pensa a come castigare i milanesi e gli italiani, parlano i suoi lacchè. Con uno scatto di dignità Bondi si è dimesso ma Verdini ha dichiarato che, a parte Milano, Napoli, Trieste, Novara, Cagliari, Crotone, Grosseto e Pordenone, fra destra e sinistra c’è stato un pareggio. Cicchitto, l’uomo della P2, sembrava uno che si era bevuto un cicchetto di troppo e intronato ripeteva continuamente che il Pdl resta il primo partito, Maurizio Lupi delle armate di Cl era tutto mieloso, Quagliarello, forse pensando al suo futuro, affermava che “non c’è leadership senza Berlusconi”. Gasparri, invece, non diceva nulla anche perché non aveva ben capito ancora chi avesse vinto le elezioni confortato da Ignazio che tentava, vanamente, di spiegarglielo.

Si concludono così queste amministrative fatte in tempi crudeli. Suor Letizia non è stata compresa al punto che anche in famiglia non l’hanno votata. L’ha votato il figlio, il marito, ma non la cognata Milly di una lista che sorreggeva Pisapia. Non c’è nulla di più brutto che non essere considerati nella propria famiglia. Domani, però, come diceva Rossella è un altro giorno. Letizia si prenderà un Alka-Seltzer per digerire la frittata e la sconfitta mentre per Pisapia… Beh, per lui sono cazzi suoi anche perché la più grande battaglia, la prima che deve affrontare non sono le buche nelle strade o l’Expo, l’Ecopass o i rom. No. Il primo problema è il cappello che i partiti vogliono mettere sulla sua vittoria.

Un giornale ha anticipato che il vice sindaco di Milano potrebbe essere Patrizia Toia del Pd. Sarebbe una iattura, una beffa per chi vuole discontinuità con passato. Toia ex democristiana poi pidiessina non ha mai brillato, una figura incolore, miracolata in un momento quando nel Partito popolare non c’erano donne disponibili per le famose “quote rosa”. Stia ben attento Pisapia a scegliere le persone. Piuttosto che Toia nomini Valerio Onida.


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