Anche Libero e compagnia ricevono soldi dallo Stato

Una donna dirigerà Radio Popolare – Da Alleanza nazionale al Pd. Dalla direzione dell’Espresso a quella del Tempo – Quanti giornalisti morti a Gaza? – Indagati cronisti del Domani – Citynews assume

di Adriano Todaro - mercoledì 6 marzo 2024 - 3105 letture

QUANTI GIORNALISTI MORTI A GAZA? – Il sito d’inchiesta francese Mediapart ha pubblicato una ricerca, con foto e biografie, di 81 giornalisti e operatori dell’informazione uccisi dall’esercito israeliano. Il sito ricorda che Israele non ammette l’ingresso di cronisti nella Striscia se non al proprio seguito, cioè sotto il proprio controllo. I reporter palestinesi, aggiunge Mediapart, «lavorano sotto le bombe, temendo per le proprie vite e per quelle dei loro familiari». Questa di Mediapart è una delle denunce che si sono sentite nel corso di un sit-in, a Roma il 1° marzo scorso, da parte della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana). Nell’occasione sono stati dati le cifre dei giornalisti morti nella Striscia di Gaza. Secondo il Sindacato dei giornalisti palestinesi (Pjs) a metà febbraio 2024, i morti sono stati 119. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ne ha contati 85, di cui 78 palestinesi. Per la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) sono 99, di cui 92 palestinesi. Secondo il sito d’informazione Africa ExPress, diretto da Massimo Alberizzi ed Elena Cara Savino: «Se molte cose in questo conflitto non sono chiare, lo si deve anche al fatto che sul campo non si sono giornalisti indipendenti che possano raccontare cosa sta veramente accadendo nella Striscia».

GIRAVOLTE GIORNALISTICHE – È passato, come direbbe la buonanima di Jannacci, senza fare un plissé, da Alleanza nazionale al Pd, al gruppo misto. Da direttore dell’Espresso e condirettore di Repubblica a direttore del Tempo del senatore della Lega Antonio Angelucci. Parliamo di Tommaso Cerno che dal 1° marzo dirige Il Tempo di Roma. Cerno proviene da Udine e ha 50 anni. Dirigente nazionale di Arcigay si candida (senza successo) per Alleanza nazionale alle comunali di Udine. Gli va male ma diventa assistente del vicesindaco di Udine che è del Pds. Poi addetto stampa del sottosegretario Mario Fabris (Clemente Mastella). Lavora al Messaggero Veneto e nel 2009 si trasferisce a L’Espresso. Nel 2014 torna al Messaggero Veneto come direttore e nel 2016 diventa direttore de L’Espresso. L’anno seguente condirettore de La Repubblica. Dopo qualche mese chiede l’aspettativa dal quotidiano perché candidato nel Pd nelle elezioni del 2018 e viene eletto senatore. Cerno è però irrequieto e, infatti, lascia il Pd per aderire a Italia Viva (Renzi). Nel 2021 rientra nel Pd. Ma non è finita. Terminata l’avventura parlamentare diventa direttore del quotidiano L’identità, si unisce civilmente con un politico di Fratelli d’Italia. Siamo ai giorni nostri e diventa direttore del Tempo. E poi dicono che in Italia non ci sono possibilità di lavoro.

DAVIDE VECCHI LASCIA IL TEMPO – Davide Vecchi (ex vicedirettore de Il Fatto Quotidiano), dopo due anni ha lasciato il posto di direttore a Il Tempo a Tommaso Cerno. Nell’editoriale d’addio, Vecchi sottolinea che la comunità de Il Tempo ha «valori e principi saldi nella tradizione e nella storia del nostro Paese, della nostra Patria. Siamo semplicemente fedeli a determinati principi per noi insindacabili. Per dire, la vicenda manganelli. È sbagliato alzarli contro studenti minorenni, ma è ben più grave che studenti minorenni si permettano di sfidare le forze dell’ordine e i confini stabiliti dalle regole del vivere civile rappresentati da quelle forze dell’ordine. Siamo sempre a Valle Giulia vista da Pasolini. In questi due anni mi hanno bollato in ogni modo. Senza sapere fossero tutti complimenti. Perché ho condiviso le politiche del governo Meloni e ho sempre usato il buon senso. Quando ho difeso Andrea Giambruno, convinto (e lo sono ancora) che nulla abbia fatto di male da meritarsi tanta acredine e accanimento mediatico: c’è ben altro di cui occuparsi. Quando ho preso le parti del ministro Francesco Lollobrigida, scendere da un treno per rispettare gli impegni istituzionali con una comunità (quella di Caivano) per decenni dimenticata e abbandonata dallo Stato è un dovere, non un demerito. O quando ho condiviso le scelte di Matteo Salvini, per ultima quella di fare visita a Denis Verdini: comportamenti da uomo che rispetta le persone».

NUOVA DIRETTORA A RADIO POPOLARE – Lorenza Ghidini è stata nominata a dirigere Radio Popolare. Sostituisce, dopo due anni, Alessandro Giglioli ex vicedirettore de L’Espresso. Ghidini, nata nel 1972, lavora nella radio, fondata nel 1975 da Piero Scaramucci, da venticinque anni e si occupa di politica e attualità. Laureata in Storia contemporanea, ha frequentato la scuola di giornalismo dell’Ordine dei giornalisti di Milano. Secondo la neo direttora, Radio Popolare deve tornare a fare cronaca a Milano e in Lombardia. «Dobbiamo recuperare un radicamento col nostro territorio – ha dichiarato – che negli ultimi anni è stato trascurato: la Lombardia offre tantissimo in termini di temi e storie. E, non meno importante, dobbiamo tornare a una dimensione di lavoro collettiva, che è la forza nostra da sempre». La redazione, sottolinea Ghidini, «sente l’esigenza di tornare a vedere coi nostri occhi, vogliamo tornare a essere in giro e andare a raccontare temi locali che però sono universali: pensiamo all’ambiente, al lavoro, alle trasformazioni urbanistiche... Qui abbiamo tutto».

A CHI I SOLDI PER I GIORNALI? – A chi vanno i soldi dello Stato per aiutare i giornali? La legge prevede che debbono andare alle Cooperative giornalistiche, alle Imprese editrici con capitale detenuto da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro, e le imprese editrici che pubblicano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche. Ecco i primi quindici giornali che si sono spartiti la parte maggiore dei finanziamenti: Dolomiten, quotidiano in lingua tedesca pubblicato a Bolzano da Athesia Druck Srl 6.176.996,03 euro – Famiglia Cristiana, settimanale pubblicato da Periodici Sanpaolo Srl 6.000.000 euro – Avvenire, quotidiano pubblicato da Avvenire nuove editoriali italiane S.p.A. controllata dalla Conferenza Episcopale Italiana, Cei 5.755.037,42 euro – Italia Oggi, quotidiano pubblicato da Italia Oggi Editori, Erinne Srl (azionisti Associazione Italia Oggi) 4.062.533,95 euro – Libero quotidiano, editore Libero quotidiano Srl, società indirettamente controllata Editoria Italia 3.378.217,01 euro (Fondazione San Raffaele-Angelucci) – Il manifesto, editore Il nuovo manifesto società cooperativa ed editrice 3.277.900,39 euro – Corriere Romagna, editore Cooperativa editoriale giornali associati Cspa 2.218.356,97 euro – Cronacaqui.it (Torino Cronaca) pubblicato da Editoriale Argo Srl 2.207.300,07 euro – Il Foglio, editore Il Foglio Quotidiano società cooperativa. 2.079.514,37 euro – Primorsky dnevnik, edito da Prae Srl a Trieste in lingua della minoranza slovena del Friuli Venezia Giulia 1.666.668,08 euro – Il Cittadino, pubblicato da Editoriale Laudense Srl 1.424.098,80 euro – Quotidiano di Sicilia, editore Ediservice Srl 1.330.270,90 euro – Cronache di, quotidiano on line pubblicato da Libra editrice società cooperativa di giornalisti 1.259.956,77 euro – Neue Südtiroler Tageszeitung, quotidiano in lingua tedesca editore Südtiroler Tageszeitung GmbH nella provincia autonoma di Bolzano. 1.086.996,14 euro – Secolo d’Italia, edito da fondazione Alleanza Nazionale 1.034.341,35 euro.

GIORNALISTI CERCASI – Il gruppo editoriale che produce Citynews con 53 edizioni metropolitane cerca giornalisti professionisti e pubblicisti da inserire nelle redazioni di Bologna e Padova; videomaker per Ancona, Bari, Brindisi, Catania, Firenze, Genova, Napoli, Palermo e Padova. Poi Digital Sales Account per Arezzo, Bari, Bologna, Brescia, Firenze, Livorno, Modena, Parma, Piacenza, Roma, Trento, Venezia, Verona e categorie protette dalla legge 68/99 per Roma.

INDAGATI CRONISTI – Il quotidiano Domani, il 2 marzo scorso è uscito, in prima pagina con questo titolo: «Vietato disturbare il potere. Indagati i cronisti di Domani Giovanni Tizian, Nello Trocchia, Stefano Vergine e Federico Marconi». Cos’è avvenuto? È avvenuto che il ministro Crosetto «ha chiesto ai magistrati di individuare le nostre fonti» scrive Domani che sottolinea come sia «vietato pubblicare notizie riservate sul ministro della Difesa Guido Crosetto, sui finanziamenti illeciti ai partiti, sul riciclaggio di mafiosi e lobbisti. Il rischio è passare non da giornalisti d’inchiesta, ma da avvelenatori di pozzi. Un monito a Domani e a tutta la categoria dei giornalisti». Lo scontro tra ministro della Difesa e il quotidiano nasce quando Domani ha accusato il ministro della Difesa di conflitto d’interesse in quanto, nel passato, il ministro era stato consulente delle aziende di armi. Un conflitto denunciato non solo dal Domani. Il ministro Crosetto ha chiesto al Tribunale di Perugia d’individuare le fonti dei giornalisti. Tra gli accusati c’è anche Pasquale Striano, un tenente della Guardia di Finanza indagato nell’inchiesta sul dossieraggio abusivo dei politici che sarebbe entrato nel sistema informatico e avrebbe inviato ai giornalisti documenti estratti dalla banca dati Sidda-Sidna, il sistema informatico utilizzato dalla direzione nazionale e dalle direzioni distrettuali antimafia. Scrive Domani: «Nelle informazioni che Striano avrebbe mandato ai giornalisti, non c’è nessun ‘dossier su politici e vip’ ma solamente documenti agli atti delle procure: ordinanze di custodia cautelare e informative delle forze dell’ordine già disponibili ai magistrati inquirenti e alle difese».


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