8 Marzo? A Firenze è cosa da uomini

Basta notizie su Facebook – Acqua San Benedetto chiede risarcimento abnorme – Solidarietà al Domani – Vietato riprendere il processo

di Adriano Todaro - mercoledì 13 marzo 2024 - 1134 letture

PRESIDENTE CORTE D’ASSISE NEGA TV A PROCESSO – Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Emilia-Romagna, Silvestro Ramunno e il presidente dell’Associazione Stampa Emilia-Romagna, Paolo Maria Amadasi, hanno protestato perché il presidente della Corte d’Appello di Bologna ha vietato le riprese video al processo che vede imputato il medico Giampaolo Amato, accusato di aver ucciso la moglie e la suocera. Secondo i due presidenti degli organi dei giornalisti «Nelle democrazie sono i giornalisti a stabilire l’interesse pubblico e la rilevanza sociale di una notizia, a garanzia della corretta informazione. Una prerogativa che i giornalisti si impegnano a esercitare nel rispetto della deontologia professionale e dei diritti delle persone coinvolte. Il caso del medico Giampaolo Amato è stato al centro delle cronache, ha fatto discutere la città ed è innegabile che un processo su un presunto duplice femminicidio sia di interesse pubblico. Ci rammarichiamo della decisione del presidente della Corte d’Assise di Bologna, un atto ulteriore di limitazione all’attività della stampa e all’informazione ai cittadini. Nell’auspicare un ripensamento, ricordiamo che altri tribunali dell’Emilia-Romagna hanno autorizzato le riprese per processi simili e che tutta l’attività della stampa si è svolta nel rispetto dei diritti delle persone coinvolte».

FACEBOOK: BASTA NOTIZIE – Entro il 2024 Facebook eliminerà la sezione dedicata alle notizie, negli Usa e in Australia. Lo aveva già fatto, lo scorso anno, per il Regno Unito, Francia e Germania. «Come azienda – ha dichiarato Facebook – dobbiamo concentrare il nostro tempo e le nostre risorse su ciò che le persone ci dicono di voler vedere di più sulla piattaforma, inclusi i video di breve durata. Il numero di persone che utilizzano Facebook News in Australia e negli Stati Uniti è diminuito di oltre l’80% lo scorso anno. Sappiamo che le persone non vengono su Facebook per le notizie e i contenuti politici, ma per connettersi con altre persone e scoprire nuove opportunità, passioni e interessi. Come abbiamo già condiviso nel 2023, le notizie rappresentano meno del 3% di ciò che le persone vedono nel loro feed di Facebook in tutto il mondo e sono una piccola parte dell’esperienza di Facebook per la grande maggioranza delle persone».

È COSA DA UOMINI – In occasione dell’8 marzo, c’è stata, a Firenze, una interessante iniziativa nella prestigiosa cornice di Palazzo Vecchio. A cura di Forbes Italia, magazine del web pieno di classifiche come la recente sulle donne più ricche del mondo e amenità del genere, di proprietà di Danilo Iervolino ex di tante cose (dall’Università Pegaso all’Espresso) e presidente della Salernitana Calcio. Il tema verteva sull’eccellenza italiana o, meglio, Italian Excellence Tour 2024. Hanno partecipato 21 personaggi importanti, giornalisti, industriali, Confindustria, Camera di commercio, Paolo Sorrentino, un monsignore, direttori di musei, fondazioni, un ministro (Gennaro Sangiuliano), sindaci Pd e del centro-destra. Un presidente di Regione (Pd). Insomma, tutta gente di potere, importante. C’è stato solo un guaio: si sono dimenticate delle donne. Capita. Soprattutto nella Giornata dedicata alle donne.

DEL DOMAN NON V’È CERTEZZA – Il quotidiano Domani (proprietà Carlo De Benedetti) è sotto assedio perché tre loro giornalisti (Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine) sono sotto accusa dalla Procura di Perugia. Come abbiamo spiegato la scorsa settimana, la vicenda riguarda l’attività del tenente della GdF Pasquale Striano collaboratore del magistrato Antonio Laudati per gli accessi al Sos (Segnalazioni di operazioni sospette). Secondo l’accusa, negli anni 2021 e 2022 ci sarebbero stati circa 10mila accessi ad atti riservati, riguardanti 160 persone. Il risultato di alcuni di quegli accessi sarebbe stato alla base di inchieste dei tre giornalisti. I reati contestati a Striano, a Laudati e ai giornalisti sono accesso abusivo a sistemi informatici, falso e abuso d’ufficio. Oggi segnaliamo le prese di posizione degli organismi dei giornalisti che hanno sottolineato come l’inchiesta della magistratura rappresenti un attacco diretto alla professione. Secondo Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, «Stiamo assistendo a un evento senza precedenti… Ancora una volta, si punta il dito su chi denuncia invece che sui fatti che vengono portati alla luce. Un rovesciamento di prospettiva utile solo al potere politico. Anche coloro che conducono l’inchiesta sanno che tutto ciò si risolverà in nulla: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha già affermato più volte che le fonti dei giornalisti sono intoccabili, e che l’unico limite al loro lavoro è l’interesse pubblico alla conoscenza». La Rete NoBavaglio-Liberi di essere informati afferma che si tratta di «un precedente pericoloso, che rischia di trasformare i giornalisti d’inchiesta in presunti violatori di segreti, invece che guardiani dell’informazione. Un monito per l’intera categoria dei giornalisti. È importante sottolineare che le informazioni divulgate erano vere e di interesse pubblico, e non documenti manipolati o fabbricati». L’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Tv) ha espresso solidarietà ai colleghi del Domani: «Quello che gli viene contestato, non è di aver scritto falsità o di aver diffamato qualcuno, ma di aver realizzato inchieste giornalistiche con carte vere ottenute da fonti giudiziarie e per questo rischiano fino 5 anni di carcere. Un attacco alla libertà di stampa, un fatto sconcertante in un paese occidentale…». Secondo la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, «I giornalisti non commettono reati nel pubblicare notizie, anche se queste sono frutto di attività criminali altrui. Il loro compito primario è quello di cercare e verificare i fatti, pubblicando solo notizie autentiche». Poi difende il «principio del segreto professionale come fondamentale per la protezione delle fonti giornalistiche. L’inchiesta non dovrebbe compromettere la libertà di stampa né minare la fiducia pubblica nelle istituzioni».

ACQUA SAN BENEDETTO E GIORNALISTI – La società che produce la famosa Acqua San Benedetto, ha chiesto al Fatto Alimentare – quotidiano online che dal 2010 pubblica articoli su tematiche alimentari – un risarcimento di 1,5 milioni di euro. Il 21 marzo ci sarà l’udienza. Il tutto nasce per lo spot televisivo che ha come protagonista l’attrice Elisabetta Canalis. Nello spot, l’attrice si risveglia e, in cucina, si accorge di avere bruciato le fette di pane inserite nel tostapane. Nessun problema. L’attrice prende una bottiglia di San Benedetto ed esce di casa. Il Fatto Alimentare lo segnala all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria che accetta la versione del Fatto Alimentare in quanto le immagini lascerebbero intendere con un messaggio subliminale che l’acqua minerale possa astrattamente sostituire la prima colazione, con effetti negativi sull’educazione alimentare e sulla salute dei consumatori. La San Benedetto taglia, di conseguenza, i primi 15 secondi dello spot. Tutto a posto, dunque. Macché. Secondo la San Benedetto gli articoli del Fatto Alimentare che hanno raccontato questa vicenda, hanno causato alla San Benedetto un danno di 1,5 milioni di euro. Questa cifra, ora, la vogliono dal Fatto Alimentare.


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