L’amore di tre generazioni
Aleksandra Kollontaj, comunismo, famiglia morale sessuale, a cura di Mariella Gramaglia, in appendice il testo della piattaforma dell’opposizione operaia, Savelli, Cultura politica 168, Roma 1976
Aleksandra Kollontaj, comunismo, famiglia morale sessuale, a cura di Mariella Gramaglia, in appendice il testo della piattaforma dell’opposizione operaia, Savelli, Cultura politica 168, Roma 1976
Nell’introduzione Mariella Gramaglia polemizza contro la lettura che ha fatto della Kollontaj una specie di antesignana dei temi della liberazione sessuale tipici del femminismo americano. Al contrario, dice Gramaglia, il limite del pensiero di Kollontaj sta nel subordinare tutto all’ideologia comunista. La lettura “femminista” risale, secondo Gramaglia, alla ripubblicazione dell’autobiografia della rivoluzionaria russa col titolo Autobiografia di una comunista sessualmente emancipata, saggio pesantemente censurato e letto in questo modo per l’avallo ideologico della “vedette del femminismo radicale inglese, Germaine Greer”.
Aleksandra Kollontaj è anche una scrittrice, la prima cosa che ho letto è un racconto dal titolo “L’amore di tre generazioni”.
L’autrice finge di ricevere una lettera da una donna, una compagna, una funzionaria modello, che si dice sconvolta per qualcosa che le sta capitando e che si rivolge a lei non per questioni importanti, tipo quelle del partito, ma per questioni da “donnette”. Ma perchè lei possa capire le racconta prima della vicenda sentimentale di sua madre, una populista, poi della propria, marxista e rivoluzionaria, e infine il problema: il rapporto fra la propria e la vita sentimentale della figlia.
La madre. Sposata con un maggiore dell’esercito, si innamora di un medico e quindi abbandona il marito per seguire l’amore e gli ideali populisti (si occuperà per tutta la vita di pubblicazioni rivoluzionarie, biblioteche circolanti, etc.). Quando la madre sorprende il suo compagno con un’altra donna lo abbandona e vivrà da sola con la figlia continuando la sua attività.
La seconda generazione, quella della donna che scrive, quella della rivoluzione del 1905 e poi del 1917, ha una vita più movimentata, a un certo punto avrà contemporaneamente, complici anche l’esilio e il carcere, due uomini, uno è l’amico e il compagno,il marito, l’altro è un revisionista borghese con cui non si sente in sintonia politicamente e intellettualmente ma a cui non sa sottrarsi. Da qui il conflitto con la madre, che non la capisce e le impone la scelta. Ma più la madre propende per l’uno o per l’altro più lei propende al contrario, senza mai scegliere. Solo gli eventi e la diminuzione dell’ardore rivoluzionario nel marito, nonché il deciso passaggio al campo avverso dell’amante, la portano ad abbandonare prima l’uno e poi l’altro e a sposare poi un compagno più giovane.
Nel frattempo però è nata e cresciuta la figlia, educata secondo gli ideali rivoluzionari, impegnata come la madre nel lavoro politico, e siamo in piena costruzione dello stato socialista. La famiglia, (la madre, il suo compagno, la figlia) vive in una stanza, il compagno e la figlia familiarizzano e una sera la madre li trova insieme, amanti. Ed eccoci arrivati al problema. La madre non discute il diritto e la libertà della scelta sessuale, è però preoccupata dell’insensibilità dimostrata dai due, dell’assenza di amore nel loro rapporto, che è solo un fatto di sesso. Convocata anche la ragazza, le sue ragioni vengono chiarite e comprese. E’ la rivoluzione, è il lavoro politico, loro due, e soprattutto la ragazza, non hanno inteso far soffrire la madre, che adorano entrambi, pensavano solo che il loro rapporto di per sé non fosse importante. La figlia anzi ammette di avere diversi rapporti, il lavoro politico assorbe molto, ed è al primo posto, per cui la vita sessuale si svolge con chi capita e come capita. La ragazza è dispiaciuta della sofferenza della madre e conclude così la sua confessione alla funzionaria Kollontaj: “No!...Malgrado tutto non voglio amare come ha amato mia madre...Quando si avrebbe il tempo di lavorare altrimenti?”.
La fine del racconto in realtà è la parte più debole, quella che più concede all’ideologia.E appare falsa, insulsa. Per il resto il racconto affronta alcuni temi molto interessanti, oltre che rappresentare il sogno della rivoluzione sessuale da parte della rivoluzionaria russa. Fra questi il rapporto madre-figlia. Sempre conflittuale, qualsiasi scelta si faccia e per quanto si pensi di essere aperte e libere. Soprattutto la generazione di mezzo, quella che racconta, è attanagliata da questo problema. Ha educato la figlia alla libertà, al lavoro politico, secondo una morale sessuale libera, che fa parte anche della sua esperienza di vita. Ma non avranno sbagliato, non è che la nuova generazione sia incapace di amore?
Come si conviene a un racconto d’amore gli uomini della storia sono semplici comparse, mentre le donne, tutte, sono donne eccezionali.
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