Regine della casa?

Sophie Kinsella, La regina della casa, Mondadori, 2005

di Pina La Villa - domenica 13 novembre 2005 - 4684 letture

Dice Louise J. Kaplan (in "Perversioni femminili. Le tentazioni di Emma Bovary", Raffaello Cortina editore, Milano, 2001) che una delle forme di perversione femminile è quella del travestitismo: una forma estrema di imitazione di qualcosa di estraneo, di qualcosa che non corrisponde autenticamente alla vera natura del soggetto imitante. Le donne malate di travestitismo si travestono da "donne vere" (la maschera materna, quella erotica, quella infantile).

Parlando del romanzo rosa Elisabetta Rasy, (nell’introduzione al libro di Eugenia Roccella, La letteratura rosa, Editori Riuniti, 1998) dice che esso rappresenta l’omologo letterario del travestitismo femminile. Le donne di questi libri non sono altro che maschere del femminile, un ideale, un’astrazione simbolica. Ma, dice sempre Rasy a proposito dell’analisi di Eugenia Roccella, “laddove le maschere si mettono in commedia, si incrociano e scontrano, producono un universo di senso che [...] apre uno spazio di piacere altrimenti innominabile”.

E’ quello che accade leggendo il libro di di Sophie Kinsella "La regina della casa", Mondadori, 2005.

Il racconto è in prima persona. Samantha, avvocato in uno studio rinomato di Londra,compie 29 anni, è una donna che pensa solo al lavoro, che ha ritmi incredibili, che ha la pelle disidrata, beve, non si cura. Dopo una cena di compleanno a cui non si sono presentanti né la madre né il fratello (persone di successo come lei) scopriamo tutto lo squallore della sua vita casalinga da single: frutta ammuffita, telefonata per la pizza, la vicina che la compiange (Samantha manda le camicette in tintoria e non sa attaccare neanche un bottone). Il giorno in cui attende la comunicazione di un avanzamento di carriera, Samantha fa colazione con un po’ di cereali, l’unica cosa rimasta a casa da mangiare, si reca allo studio e comincia a lavorare per non pensare alla decisione che i suoi capi stanno prendendo su di lei. Il collega amico le annucia che è fatta, tra un’ora le comunicheranno che è diventata socia. Allora lei non ci sta più con la testa, non può far finta di niente ancora per un’ora e decide di massimizzare il tempo, decide di riordinare la scrivania. E scopre... lei che non fa mai errori, che è bravissima, che è all’altezza di ogni situazione, scopre che ha fatto un errore, un errore che costerà a un cliente dello studio 50 milioni di sterline. Esce e vaga senza meta. Prende il treno, arriva in campagna, ha sete,si avvicna a una casa e chiede aiuto, ma viene scambiata per l’aspirante governante che i padroni di casa aspettavano. Viene assunta. Samantha in cucina non sa preparare i panini (e li ordina al ristorante), non sa preparare la cena e dice che gli strumenti, gli utensili che ha disposizione non sono adatti e che si vuole licenziare, ma ormai è fatta e adesso ha pure un complice, il giardiniere. Lui le propone di portarla da sua madre che le potrà insegnare a cucinare e anche a fare le pulizie. Samantha accetta. Mentre sono lì Samantha ha modo di apprezzare il profumo del pane appena sfornato e di preparare il pollo. Ma, soprattutto, Samantha si innamora del giardiniere, impara e si rende conto con gioia che ha i fine settimana liberi. La storia continua fra equivoci e colpi di scena ma il lieto fine è assicurato. Ciò che è lasciato in sospeso è il futuro lavorativo di lui e lei, ma il sogno che per tutto il racconto ci ha sostenuto è quello di una villa nella campagna inglese,dotata di tutti i comfort, e resa ancora più bella dalle cure del giardiniere. Fine.

La conquista dell’indipendenza economica e soprattutto quella del successo nel lavoro, magari in campi prima riservati esclusivamente agli uomini, è una conquista relativamente recente per le donne e difficile da mantenere, soprattutto in tempi di recessione.

Credo che molte (quelle che lavorano) si trovino o si siano trovate nella condizione psicologica di desiderare di staccare per un po’, di ritirarsi dal lavoro, avere le giornate, le ore, il tempo tutto a propria disposizione.

Il libro colora di rosa questo sogno diffuso, questa stanchezza giustificata, o meglio - e per la maggior parte dei casi - la difficoltà di entrare nel mercato del lavoro, e la norma di entrarvi troppo tardi, rinunciando a tutto il resto (casa, famiglia, figli).

Nel romanzo di Kinsella il doppio sogno, la contraddizione di molte donne di oggi, si incarna nella presenza contemporanea di due immagini, quella della donna in carriera e quella della casalinga felice di passare la giornata a pulire e cucinare. Maschere del femminile sia l’una che l’altra. Ma la prima chiaramente in declino a favore della seconda.


La regina della casa / Sophie Kinsella. - Milano : Mondadori, 2005. - 354 p. - (Ominibus stranieri). - 17,50 euro


Sophie Kinsella è nata a Londra nel 1970. Ha studiato musica ad Oxford ma dopo un anno è passata a filosofia, politica ed economia. Ha lavorato come insegnante e come giornalista finanziario. Vive a Londra con due figli e il marito cantante lirico.


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