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Incubo atomico: la denuncia di Greenpeace

Il 71,5 per cento degli italiani dice no alla presenza di testate nucleari in Europa e i due terzi degli europei che ospitano testate Nato la pensano allo stesso modo. È il risultato di un sondaggio commissionato da Greenpeace...

di Vincenzo Raimondo Greco - mercoledì 7 giugno 2006 - 3013 letture

Il 71,5 per cento degli italiani dice no alla presenza di testate nucleari in Europa e i due terzi degli europei che ospitano testate Nato la pensano allo stesso modo. È il risultato di un sondaggio commissionato da Greenpeace a StratCom (Eurisko per l’Italia) alla vigilia del vertice dei ministri della Difesa Ue che si svolgerà il prossimo 8 giugno a Bruxelles.

Il nuovo rapporto di GreenpeaceOrdigni nucleari Usa-Nato: sicuri?”, è stato presentato oggi al Senato da Giuseppe Onufrio e Donatella Massai.

Sedici anni dopo la fine della guerra fredda, rimangono 480 testate nucleari statunitensi in sei Paesi europei (Italia, Germania, Belgio, Olanda, Turchia e Gran Bretagna) in base agli accordi Nato. Una presenza ignorata dal 60 per cento degli europei e da quasi il 70 per cento degli italiani. Ognuna di queste bombe ha una capacità distruttiva fino a dieci volte quella di Hiroshima e messe insieme avrebbero la capacità di cancellare l’Europa dalla cartina geografica.

Secondo quanto riferisce l’associazione ambientalista, "una volta informati della presenza di novanta testate nucleari sul nostro territorio, sei italiani su dieci si sono mostrati preoccupati. E a ragione”, sottolinea Greenpeace.

Gli ordigni nucleari in Italia sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Sono tutte del tipo indicato dal Pentagono come B 61, che non si presta ad essere montato su missili ma può essere sganciato da cacciabombardieri.

Ogni testata è anche un impedimento a ulteriori riduzioni degli ordigni tattici in Russia e ai negoziati in corso in Iran sul disarmo nucleare. Il rapporto sottolinea anche come attraverso l’ammodernamento tecnologico in corso nella Nato, i sei Paesi che ospitano le armi atomiche possano rimuovere questa minaccia restituendo agli Usa le testate; una strada già tracciata da Canada, Grecia, Danimarca e Islanda.

"Il presidente degli Stati Uniti può decidere l’impiego delle armi nucleari senza il permesso italiano", commenta Giuseppe Onufrio, direttore campagne di Greenpeace. “Non è lontano- aggiunge Onufrio - uno scenario di guerra in Iran che preveda l’impiego di bombe B61, proprio quelle presenti nelle basi europee. Questa complicità nella politica estera di un altro Paese, che ha rivisto la dottrina nucleare, postulando la possibilità di fare un primo ‘colpo’ nucleare preventivo è inaccettabile. Le testate nucleari che stanno a Ghedi Torre e Aviano devono tornare a casa”.

Quest’anno i membri della Nato stanno rivedendo il mandato dell’Alleanza; un’opportunità, secondo l’associazione ambientalista, per ascoltare le richieste della popolazione. Greenpeace chiede ai ministri della Difesa di concordare il rientro delle testate atomiche negli Stati Uniti. "La minaccia di un uso di armi nucleari tattiche per risolvere la crisi iraniana è all’orizzonte", continua Onufrio che aggiunge: "la necessità di riprendere il cammino interrotto del disarmo atomico è urgente e indifferibile. L’Italia deve tornare a giocare un ruolo attivo di pace”.


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Incubo atomico: la denuncia di Greenpeace
2 agosto 2006, di : galileo

ma siamo pazzi? Non è ora che ’ste bombe tornino a casa? Ma il ministro della difesa ci difende o no?

Se il ministro della difesa non ci difende licenziamolo!! Che torni a casa per inefficenza.