"Il procuratore Fera, un archivista di professione"
Carlo Ruta, giornalista di ’’le inchieste.com’’ racconta le omissioni della procura di Ragusa. A iniziare dal "caso Spampinato"
L’ex ministro di Grazia e Giustizia Oliviero Diliberto, attuale segretario nazionale del PdCI, e i deputati Gabriella Pistone e Cosimo Sgobio, hanno presentato lo scorso 4 ottobre una interrogazione al ministro della Giustizia Castelli in cui è stata chiesta la rimozione di Agostino Fera da procuratore della Repubblica di Ragusa. Le motivazioni si leggono sul testo dell’interrogazione: “Fera costituisce un problema non più eludibile - scrivono - La spregiudicata ed inefficiente gestione della procura di Ragusa ha oramai superato il limite della tolleranza”. Tutto qui? Nient’affatto: “Nei confronti del dottor Agostino Fera - continuano - sono in atto indagini preliminari disposte dalla Procura della Repubblica di Messina per il reato di cui agli articoli 323 e 110 del codice penale ("abuso di ufficio in concorso ") e quella di Palermo per il reato di cui all’articolo 368 del codice penale ("c calunnia"). Inoltre quattro magistrati di Reggio Calabria sono in atto indagati per "abuso di ufficio in concorso". Già questo basterebbe ad alimentare qualche sospetto. Ma continuiamo a leggere: “Nel 1972 il dottor Fera, in veste di sostituto procuratore delegato dall’allora procuratore capo dottor Francesco Puglisi, si occupò dell’istruttoria riguardante il delitto Tumino da cui sarebbe poi derivata la uccisione del giornalista Giovanni Spampinato il quale in ordine ai sospetti che ricadevano su Roberto Campria, figlio dell’allora presidente del tribunale di Ragusa, ebbe modo di ipotizzare in un suo articolo pubblicato dal quotidiano di Palermo "L’Ora", omissioni gravissime; i deficit di quell’istruttoria, allora subdorati e condannati con asprezza all’indomani dell’omicidio Spampinato da esponenti della cultura, del giornalismo e della politica del calibro di Giorgio Chessari, Miriam Mafai ed Achille Occhetto, vengono oggi conclamati, ad oltre trent’anni di distanza, dal libro-dossier "Morte a Ragusa" ed. Edi.bl.si. Il foglio on-line "accadeinsicilia" ha reso pubbliche le dichiarazioni infamanti del dottor Fera e le testimonianze che ne sono seguite. Per questo “accadeinsicilia è stato oscurato in via preventiva in sede di accertamento civile, dal giudice del tribunale di Ragusa dottor Vincenzo Saito. Carlo Ruta, giornalista siciliano coordinatore del sito, però non si è arreso ed è tornato on-line con un altro sito, “le inchieste.com”. Ha rispedito al mittente il bavaglio dando al suo “diario d’informazione civile” ancora più forza.
Nell’interrogazione di Diliberto, Pistone, Sgobio, si parla persino di “amicizie” particolari e di pile di “casi di denunce, querele ed esposti a carico di Fera” a cui “inspiegabilmente” non sono mai seguiti procedimenti della magistratura competente. Carlo, cosa sta succedendo a Ragusa? Da quasi quarant’anni presta servizio presso il palazzo di giustizia di Ragusa il magistrato Agostino Fera: fino al 1992 da sostituto, dopo da procuratore capo. E in questo lungo arco di tempo si è registrata una sequela davvero impressionante di fatti scandalosi: insabbiamenti, omissioni, archiviazioni indebite. Sono stati insabbiati casi noti, come i delitti Tumino-Spampinato, ma non si contano i casi “minori” che sono stati chiusi sistematicamente, abusivamente, in spregio al diritto e al comune senso della giustizia. Per tutto questo il procuratore di cui trattasi è divenuto una delle presenze istituzionali più discusse dell’est siciliano. Per tutto questo la presenza di Fera a Ragusa è un fatto imbarazzante, e la presa di posizione dell’ex guardasigilli Diliberto, dopo anni di denunce sui siti AccadeinSicilia e, dopo l’oscuramento, di www.leinchieste.com, dà conto di tale imbarazzo, e del malanimo che pervade la società civile.
Il caso ha avuto una certa cassa di risonanza. Anche il Corsera si è occupato della questione... Sì, ne hanno parlato “Il Tempo” e il “Corsera” che lunedì 11 ottobre ha titolato “Diliberto contro il procuratore: è dei Lions, lasci”. L’appartenenza del Fera al Lions è sicuramente un dato sintomatico, e come tale è stato presentato nell’interrogazione dell’ex ministro di grazia e Giustizia. Il caso Fera, però, non può ridursi tuttavia a un problema di affiliazione a un club potente ed esclusivo. Le censure vanno molto più in profondità. E di tali aspetti poco o nulla è stato finora rilevato dalla stampa nazionale.
Ti riferisci al caso Tumino e a quello “Spampinato” (cronista dell’Unità e dell’Ora di Palermo). Di cosa sarebbe responsabile Fera? Di che sviluppi si tratta? Lo scorso anno sono venuti fuori fortunosamente, dagli archivi del Palazzo di Giustizia, documenti agghiaccianti circa l’istruttoria che venne condotta dal sostituto Fera per l’uccisione del costruttore ragusano Angelo Tumino, che fu l’antecedente storico dell’assassinio di Spampinato. E’ emerso in particolare che una supertestimone interrogata in sede giudiziaria, dieci giorni dopo il delitto Tumino, aveva indicato, di fatto, in Roberto Campria, figlio del presidente del tribunale di Ragusa, la persona che per ultima si era intrattenuta con Tumino, nelle ore direttamente precedenti il delitto. Un confronto sarebbe bastato per inchiodare il figlio del magistrato, che negava quell’incontro. Ebbene, quel confronto non fu disposto. Il Campria non venne posto sotto accusa. Il risultato? Alcuni mesi dopo il figlio del presidente del tribunale uccise il giornalista Spampinato, che era l’unico ad essere sulle sue tracce.
Il tuo giornale on-line, "accadeinsicilia" è sempre stato in prima linea, ha reso pubbliche le dichiarazioni del dottor Fera e le testimonianze di sdegno che ne sono seguite: per questo è stato oscurato in via preventiva dal giudice del tribunale di Ragusa dottor Vincenzo Saito, su istanza di un avvocato strettamente legato al dottor Fera per ragioni di patrocinio professionale... Come ben sai il caso ha avuto un certo risalto, perché ha reso tutto intero lo stato, appunto scandaloso, della giustizia nell’est siciliano. In un processo a Messina il magistrato Fera era stato categorico nell’affermare che responsabili dell’uccisione di Spampinato erano stati i giornali "L’Ora" e "L’Unità", per averlo mandato allo sbaraglio. E’ seguìto su “AccadeinSicilia” un dibattito veemente, che impegnò numerosi voci del giornalismo siciliano e della cultura. Curiosamente dopo un mese, dallo stesso tribunale, per altro non competente per territorio, è partito il provvedimento di oscuramento del sito, chiesto per altro da un avvocato, Carmelo di Paola, che è difensore di fiducia e grande amico del Fera. Chiunque può capire da qui l’uso che viene fatto della giustizia nella provincia più ricca della Sicilia.
Sull’homepage di “le inchieste.com”, sito che ha sostituito “accadeinsicilia” e che tu coordini si legge: “Nel sud-est è resistenza civile. Dopo l’interrogazione dell’ex ministro Diliberto sulla Procura della Repubblica di Fera, nasce il Comitato Antiarchiviazioni”, di cosa si tratta? E’ la prova di quanto sia grave la situazione nel sud-est siciliano. Numerose persone, che hanno dovuto subire una giustizia ingiusta, soprattutto di Vittoria, città nota per le recrudescenze di mafia, subito dopo l’interrogazione dell’ex ministro della giustizia hanno deciso di uscire allo scoperto, e come prima iniziativa stanno organizzando un sit-in che si dovrebbe svolgere proprio davanti al Palazzo di Giustizia, per reclamare a voce alta le dimissioni del procuratore Fera. Scopo di questo comitato, cui partecipano alcune vittime dei racket estorsivi, è pure quello di “scortare” l’inchiesta ministeriale sulla procura di Ragusa, perché vengano accertati i fatti fino in fondo.
Ti sei sempre battuto con le tue inchieste, soccombendo anche alla mannaia della censura, perché qualcosa a Ragusa cambiasse. Adesso i tempi sono maturi? Stiamo assistendo a un risveglio della società civile? Sicuramente stanno accadendo delle cose nuove. Le battaglie civili aperte da AccadeinSicilia e www.leinchieste.com stanno dando esiti significative, per certi versi inaspettati. Il forum aperto nel sito dimostra per altro una grande volontà di denunzia in seno alla società civile. Certamente si può parlare di risveglio, di assunzioni dirette di responsabilità. Esistono tuttavia dei rischi che non si possono sottovalutare. La partita non sarà di breve durata. Questo è certo.
Giro di vite/aprileonline
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