Il mito della società civile

Che cosa è questa osannata società civile in fin dei conti? Liberi professionisti opportunisti che si muovono in combutta con il ceto politico.
Che cosa è questa tanto decantata società civile? Siamo in grado di determinarne le caratteristiche precipue? Quando si manifesta? Indubbiamente si tratta di un gruppo di persone, ma da quale percentuale in poi essa diventa un’entità sociale apprezzabile? Si comprende che è molto difficile delineare un percorso metodologico che giunga a una sua definizione più o meno completa. Proprio questa difficoltà dovrebbe farci balenare un altro quesito. E se la società civile fosse un mito?
Vorrei, a tal proposito, che si rileggesse Noberto Bobbio quando metteva in guardia dall’uso dissennato del termine società civile. Infatti agli albori delle scienze economiche e sociologiche, si parla del periodo fra l’Illuminismo e i primi decenni dell’ottocento, il termine società civile indicava i ceti capitalistici (gli uomini di affari) in contrapposizione ai ceti politici (gli uomini politici). Quindi, un significato non certo elogiativo e positivo.
Venendo all’oggi, la società civile sa tanto di stantio. La società civile sembra essere il nuovo nome della c.d. "maggioranza silenziosa" che tanto peso aveva negli anni sessanta e settanta. Si trattava, mi riferisco alla “maggioranza silenziosa”, di un insieme di persone che fanno del non prendere posizione e di essere d’accordo con tutto e con tutti il loro leit motiv esistenziale. Si comportano così per portare avanti interessi singoli e/o di parte. Spesso si "nascondono"...
Che cosa è questa osannata società civile in fin dei conti? Liberi professionisti opportunisti che si muovono in combutta con il ceto politico. Associazionismi vari che costruiscono posizioni di potere su temi generali. Mi riferisco ai professionisti dell’anti-mafia, dell’ambientalismo e del volontariato. Singoli o associati che mi muovono spesso con arroganza, spirito “radical chic” e un disgustoso senso di esser loro i detentori della verità assoluta.
Dimostrazione lampante è il ruolo che negli anni novanta ebbe la società civile. Un movimentismo molto diffuso e generalizzato che in realtà non ha modificato di una virgola le criticità patologiche della società italiana. Anzi, per assurdo (forse non lo è), ha favorito l’ascesa del modello berlusconiano di società! In fin dei conti, la società civile rappresenta uno dei tanti volti del generale decadimento etico e sociale del nostro paese. La società civile potrebbe essere davvero utile solo a due condizioni. Primo, se assumesse comportamenti meno autoreferenziali. Secondo, è necessario che ci sia una politica che riprenda il suo ruolo di religione laica. Ma con partiti come Pd e Pdl sinonimo di disunità cosa possiamo pretendere?
In sede di conclusione, credo che sarebbe opportuno riflettere su un’intervista rilasciata due anni fa circa da Savino Pezzotta (ex Segretario della Cisl ed attualmente Deputato per l’Udc) quando affermava che bisogna ridefinire i contorni etici ed operativi della politica, i partiti, pre-politica, l’associazionismo, e para-politica, gli organismi di raccordo fra i cittadini e lo stato. Forse lì si può intravedere una "exit strategy" per una società civile che sempre fa più rima con interessi particolari piuttosto che con interessi diffusi e generali.
Io quando rifletto sulle dinamiche sociali preferisco parlare di cittadini e società. Sono termini più concreti e probanti. E non di società civile. Il cui dibattito spesso rassomiglia a quello sulla natura della santissima trinità.
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