Il coraggio di dire la verità: la prolusione tenuta il 26 ottobre dal Governatore Draghi

Mentre la politica latita nel dare risposte concrete e coerenti a un Paese in crisi, le risposte giungono dagli organi tecnici dello Stato come la Banca d’Italia
- Palazzo Koch - Sede della Banca d’Italia
Possibile che siano i tecnici a indicare la giusta via per questa povera Italia? Prima il “Libro Verde” di Padoa Schioppa, ora la prolusione tenuta dal Governatore Draghi in occasione della 48ª Riunione Scientifica Annuale della Società Italiana degli Economisti. Evidentemente la politica sta esaurendo la sua capacità di essere faro della Nazione.
La prolusione è lunga 16 pagine ed è divisa in cinque paragrafi:
1. Tendenze dei consumi in Italia;
2. La stasi recente dei consumi: una spiegazione aggregata;
3. Cambiamenti demografici;
4. Mercato del lavoro e redditi;
5. Le risposte possibili di politica economica.
I consumi in Italia hanno avuto un buon incremento, ma non così i salari. Salari che dimostrano gravi sofferenze se rapportati a quelli stranieri: il salario medio italiano è inferiore del 25% rispetto a quello francese. A questo punto va analizzata come è composta la ricchezza delle famiglie italiane. Essa è formata da tre elementi: il reddito, la ricchezza immobiliare e la ricchezza finanziaria. Orbene, l’apporto del reddito al consumo è diminuito nel corso di tutti questi anni, mentre la ricchezza immobiliare ha sostenuto la spesa per consumi delle famiglie italiane. Pertanto, bisognerà tenere sotto controllo queste componenti per una migliore definizione delle problematiche collegate ad esse. In particolare modo si rimarcano alcuni aspetti fondamentali: attese di vita, durata delle carriere lavorative, percezione dei processi che governano l’evoluzione del reddito e della ricchezza.
Ulteriore livello di analisi è costituito dalle dinamiche demografiche. La popolazione diventa sempre più anziana. Si fanno sempre meno figli, mentre la struttura della famiglia si è assottigliata. Ci sono sempre più famiglie composte da un solo membro! Ciò determina la quantità del consumo. Sicuramente più bassa fra i giovani e le persone più anziane.
Riguardo al lavoro, mi piace citare quanto segue “…La generazione che sta ora entrando e che entrerà nei prossimi anni nel mercato del lavoro vivrà in un mondo radicalmente diverso da quello delle generazioni attive nella seconda metà del secolo passato. Diversi sono oggi il funzionamento del mercato del lavoro e il livello delle retribuzioni. Negli ultimi dieci anni l’occupazione è aumentata considerevolmente, nonostante lo sviluppo modesto del prodotto. È il risultato della moderazione salariale, delle riforme e degli accordi contrattuali che hanno aumentato la flessibilità nell’utilizzo del lavoro…” Altro dato interessante, chi entrerà ora nel mondo del lavoro, continua la prolusione, percepirà un salario uguale a quello di chi iniziava a lavorare negli anni ottanta, ma inferiore a quello afferente alla scorsa decade. Il risultato è che questi bassi salari non servono ai giovani per far carriera, anzi rappresenta un blocco. Ulteriore elemento di approfondimento è la precarietà che oramai coinvolge almeno il 45% dei giovani fra i 25 e i 35 anni. Ciò rappresenta un freno alla programmazione della spesa per la vita. Se non hai un reddito sicuro come puoi programmare il tuo futuro?
Voglio riportare un periodo della prolusione che ritengo piuttosto indicativo. “…La percezione di un minor reddito permanente e la maggiore volatilità di quello corrente si riflettono anche sulle scelte dei giovani in merito al momento in cui abbandonare la famiglia d’origine, sommandosi alle molte altre ragioni culturali e sociali. Nel confronto europeo, l’Italia è il paese con la quota più alta di giovani che convivono con i genitori e con la quota più bassa di nuclei familiari con capofamiglia al di sotto dei 30 anni. Negli ultimi dieci anni la quota di giovani tra i 25 e i 35 anni che vive ancora nella famiglia d’origine è cresciuta di circa cinque punti percentuali, al 45 per cento; la quota è più elevata per i maschi che per le femmine. I tassi di fecondità sono tra i più bassi in Europa.”
Quindi cosa fare? Prima di tutto è necessario che il reddito cominci ad aumentare sul serio collegandolo a una progressione della produttività. Ma attenzione, bisogna sostituire una flessibilità fin troppo selvaggia con un’altra più equa e regolamentata. Su quali campi bisogna agire? Partendo da una riforma “coraggiosa” dell’istruzione. Sviluppando un mondo del lavoro che porti il lavoratore verso una prospettiva di lavoro in crescita e di stabilità. Ma non basta, è opportuno innalzare l’età per andare in pensione al fine di assicurare un equilibrio fra attesa di vita, attività lavorativa e modelli di consumo.
La prolusione termina “…Una ripresa della crescita del consumo è fondamentale per il benessere generale, per la crescita del prodotto, per la stessa stabilità finanziaria. Destinatari e protagonisti di questo processo sono in particolare i giovani. La politica economica avrà successo se li aiuterà a scoprire nella flessibilità la creatività, nell’incertezza l’imprenditorialità.”
Non c’è che dire il Governatore Draghi ha individuato il “vulnus” del dramma italiano: l’impossibilità dei giovani a realizzarsi. Ciò discende dalla mancanza di reali politiche del lavoro. Un Governo sedicente di sinistra dovrebbe essere più coraggioso al fine di prendere decisioni concrete e di respiro generazionale. Caro nostro Presidente Prodi osi di più, osi di più...
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