Devastata dai famelici, corrotta, dominata dai loschi

La linea della palma, diceva Leonardo Sciascia: il modello siciliano di malgoverno e mafia è stato esportato con successo.
"Sporca malata e sofferente, disseccata dal vento caldo, coperta di polvere, aspetta ristoro dal calare della sera. [...]
E’ bella. Mentre l’ora legale tiene sospesa la sera ha il mare rosa e le montagne celesti, o il mare celeste e le montagne rosa, poi tutto sfuma in un viola malva e resta solo il neon.
E’ brutta. Volta le spalle al mare e si protende verso i giardini di limoni, li inghiotte e avanza con casermoni pullulanti, con strade senza fondo senza alberi senza fognature, con gli ingorghi d’auto, con i boss in testa, con immondizie accatastate agli angoli, con nuovi vecchi abitanti carichi di elettrodomestici e di cambiali.
E’ senza pace. Devastata dai famelici, corrotta, dominata dai loschi, percorsa ogni giorno in ogni ora e in ogni via da un torrente di lamiera colorata che procede in prima, si ferma, di nuovo la prima, finché i clacson non impazziscono tutti insieme"(Giuliana Saladino, De Mauro. Mafia anni 70, Feltrinelli, 1972.)
Giuliana Saladino parla di Palermo. Quasi quarant’anni dopo la spazzatura è ancora lì, e non solo quella. Il modello siciliano di malgoverno e mafia è stato esportato con successo ( La linea della palma di Leonardo Sciascia: nel 1970 in un’intervista a Giampaolo Pansa sulla “Stampa”, lo scrittore siciliano aveva paragonato la mafia alla palma, pianta esotica destinata ad attecchire anche al nord man mano che il clima si fa più caldo).
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