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Cossiga è deceduto: sono al lavoro!

Con metà dei colleghi in ferie e dunque, a dover sbrogliare le emergenze anche per loro…

di Redazione - mercoledì 18 agosto 2010 - 2505 letture

È un brutto momento per la storia della Repubblica. L’esperienza e le conoscenze ramificate di Cossiga in questo momento sarebbero state preziose per l’Istituzione, per evitare certi tentativi o cadute.

Cossiga era un cattolico e dunque oggi non ne possiamo piangerne la morte. Possiamo ricordare però. E non solo Giorgiana Masi o Moro, ma anche quando – in un momento in cui la destra al potere aveva una certa voglia di scaldare i manganelli -, fece una intervista da “picconatore” in cui invitava le forze dell’ordine a imbastire un bel repulisti contro i ragazzini in corteo, infiltrandoli e manovrandoli per inscenare l’incidente provocatorio che avrebbe giustificato la repressione.

Cossiga parlava in questo modo (probabilmente una cosa che le culture non cattoliche non potevano comprendere), per vie trasverse e mandando messaggi pubblici a pochissimi perché intendessero.

Non molti hanno capito (a sinistra: ma d’altra parte, se a sinistra vi fossero persone intelligenti la sinistra non sarebbe oggi fuori dal parlamento), ma lo capirono quelli “giusti” e infatti il corteo si ebbe e senza incidenti.

Cossiga passerà alla Storia, anche per la sua infinita guerra condotta contro il comunismo, quello più tradizionale del termine: quello della lotta di classe, quello dei consigli di fabbrica, quello del pacifismo contro qualsiasi missione di "pace". Quando arrivò D’Alema nella scena politica italiana, Cossiga capì che non c’era più nessuna forma di comunismo da combattere. Democraticamente, decise di appoggiare i governi di centrosinistra, ma anche quelli di centrodestra, secondo del vento della sua Sardegna.

Le sue “mattanze” di “picconatore” l’effetto di un uomo isolato, l’intelligenza disperata di chi sapeva che non si poteva fidare di nessuno (a cominciare dai suoi colleghi di partito, la balena DC) ma anche la posizione politica tipica dell’uomo reazionario, che pensa che il mondo non possa essere cambiato.

Che Cossiga vada dunque in pace, con il suo dio. A noi ci tocca sorbirci i Berlusconi, i D’Alema, i figliocci di Caltagirone e di Montezemolo…

A coloro che lo rimpiangono e ne manifestano il vuoto incolmabile delle loro esistenze, suggeriamo di raggiungerlo nel suo limbo democratico, lasciando ai poveri mortali un impegno meno gravoso per provare a costruire un’Italia migliore.


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