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Come funziona la musica

Come funziona la musica / David Byrne, traduzione di Andrea Silvestri. - Bompiani, 2013. - ISBN 9788845274190 - 28 euro

di Sergej - martedì 22 aprile 2014 - 9894 letture

Eh mi ricordo benissimo quando frequentavo anch’io il CbGb al Lower East Side, Manhattan NY. Ci andavo giusto per una birra e per sentire un po’ di compagnia. C’era Hilly Kristal, il barbuto proprietario del locale, e c’erano loro, le band di quegli anni. I Television, Patty Smith, i Ramones... Sì, c’erano anche queste Teste parlanti, stì Talking Heads prima che diventassero famosi e mollassero tutti - stronzi - andandosene e lasciando alla malora quelli che li avevano lanciati. ma così va il mondo. Dei Talking Heads il front-man, quello che cantava si chiamava David Byrne. Uno schizzato, gli occhi di fuori, catatonico. Un po’ stronzo (non sono io dirlo: è stata Tina Weymouth che faceva la bassista nei TH: vedi qui)

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Come funziona la musica / di David Byrne

Oggi me lo ritrovo che, dopo aver fatto migliaia di altre cose - da andarsene a zonzo in bicicletta a imitare John Cage e i raccoglitori di musica etnica e popolare - s’è messo a scrivere e pubblicare un libro di successo. Non solo una di quelle rievocazioni autobiografiche tipiche dei musicisti che parlano al passato della propria giovanile carriera, ma addirittura una roba che è quasi un saggio di storia della musica, con rimandi alla filosofia e alla sociologia. Una roba accattivante, calibrata per bene: un pop alto, come del resto la musica che ha provato a fare nel passato e i progetti che ha perseguito poi dopo. Byrde dà spago ai fans della band (ce ne saranno ancora, oltre a Paolo Sorrentino che quando gli hanno rifilato l’oscar l’ha accostato accanto al suo adorato Maradona?) e così dopo un piccolo assaggio di storia della tecnologia nella musica si mette a parlare della storia dei TH, di quello che faceva, degli incontri ecc. Tutta roba che può essere vagamente interessante per chi non è propriamente fan dei TH, per età (troppo vecchio, troppo giovane) o gusti (gli sfottò di Byrne contro Adorno temo non abbiano tutti i torti).

"Come funziona la musica" è un buon libro, mi spiace dirlo. Non propriamente buono per le tasche dei più giovani, per una medio-alta borghesia che può permettersi 28 euro per un mattoncino di 348 pagine rilegate. Dovrei controllare le edizioni americane: nelle ultime tre quarti del libro le illustrazioni colorate che nel primo quarto sono sufficientemente grandi, risultano rimpicciolite per evitare sprechi di carta. Proprio l’uso delle illustrazioni, didascalico, ironico, serve al testo stesso per trovare l’equilibrio discorsivo, che è uno dei pregi di questo saggio.

Le parti migliori sono quelle, per me - ma si tratta solo di gusti, ripeto i fan dei TH probabilmente taglierebbero via proprio queste parti per concentrarsi sui luoghi specifici in cui si parla della band -, in cui Byrne parla con competenza, dall’interno dell’industria discografica, della musica. "Come funziona" è proprio riferito a questo: non tanto come funziona in generico, ma proprio all’interno del "sistema". Così la storia tecnologica della musica, l’influenza che ha l’ambiente e lo spazio in cui si suona e che porta a determinate scelte anche strumentali, l’influenza che hanno avuto i campionatori, e poi la musica digitale sulla qualità del suono e sulla diffusione della musica stessa. Byrne ha molto letto, e letto bene - non è il solito musicista americano fessacchione (d’altra parte lui è scozzese di origine): così il capitolo Harmonia Mundi (pag. 301, non a caso messo nella parte finale del libro per non appesantire le letture dei fan dei TH nella prima parte) e quello che si dice a proposito di Vincenzo Galilei (il babbo di Galileo Galilei). Beh, se vuoi sapere cosa dice, vatti a leggere il libro... :-) no, scherzo: è solo un accenno ma basta per capire che Byrde non è uno superficiale ("Fu il padre di Galileo, Vincenzo Galilei, a scoprire la formula che genera una scala musicale così come la conosciamo" p. 311 - vedi).

Byrne politicamente è un progressista, con altri musicisti ha firmato l’appello contro la guerra di Bush II in Irak (p. 178, beh nel manifesto c’erano un bel po’ di bella gente: REM, Lou Reed, Suzanne Vega, Caetano Veloso, Outkast, Fugazi ecc. ecc.), nel libro parla anche di questo, ma soprattutto riesce a trasmettere il senso di un amore per la musica, per tutta la musica, senza distinzione di generi né di luoghi.

"Presupporre che in materia di musica ci sia qualcosa come il ’progresso’, e che oggi la musica sia ’migliore’ di quanto fosse un tempo, è tipico dell’alta considerazione di sé che hanno gli uomini del presente. E’ un mito. La creatività non ’migliora’" (p. 17). Ma c’è un continuo processo di adattamento allo spazio in cui si suona, e al pubblico. Byrne coglie bene soprattutto gli aspetti che riguardano l’adattamento allo spazio fisico, e della tecnologia musicale. Una scrittura vagamente ipnotica, che ha un andamento a fisarmonica, con chiusure di paragrafo che altrove avrebbero il valore di chiuse di un intero libro, e invece qui si pongono a segno divagatorio e interpuntorio, che dà luogo a ulteriori capitoli e discorsi. mentre in un saggio comunicativo come quelli di Oliver Sachs, il predominio è dato dall’intreccio tra letture e "casi clinici" che sono le singole storie dei pazienti (Sachs è citato nel libro di Byrne per "Musicologia"), qui le letture e le cose di materia musicale di cui si parla sono alleggerite da quell’unico caso clinico che è David Byrne stesso e la storia della sua band. Lo diaciamo con benevolenza: perché Byrne è abile a scansare egocentrismi e cadute di stile di questo tipo, ha dalla sua l’ironia (e l’auto-ironia) anche quando parla di sé. "La tecnologia ha cambiato il modo in cui la musica suona, viene composta e fruita. ha anche inondato il mondo di musica, che è infatti sommerso da suoni (perlopiù) registrati. Un tempo dovevamo pagare per la musica, o farla da noi; suonarla, ascoltarla e fruirla erano una cosa eccezionale, un’esperienza rara e speciale, Oggi l’ascolto è ovunque, mentre è il silenzio a essere la rarità che paghiamo e gustiamo" (p. 137).

Un libro pieno di cose da imparare, di persone, aneddoti e letture.

Hilly Kristal è morto nell’agosto 2007. Mi è molto dispiaciuto.

Libro/oggetto molto bello, nella sua bianchezza e essenzialità. Progetto grafico della copertina di Dave Eggers, impaginazione di Walter Green, con la collaborazione di Adam Krefman, Chelsea Hogue, per non parlare dei redattori, degli uffici stampa, dei cercatori di diritti per le immagini ecc. che hanno collaborato a questo "progetto". In Italia il libro è stampato in Cina, pubblicato sotto l’etichetta Bompiani da RCS Libri. Pagine bianchissime, decolorate chimicamente. Manca un indice analitico. Un solo refuso a pag. 280 individuato (ferrove -> ferrovie).

PS: Nessun musicista punk è stato ucciso nel corso della recensione di questo libro. Fatti e persone citate sono puramente casuali e immaginari.


Sinossi del libro

Come funziona la musica è l’esuberante celebrazione di un soggetto cui David Byrne ha dedicato non solo la propria esistenza creativa, ma altresì le sue costanti riflessioni. In egual misura storico e antropologo, affabulatore e scienziato sociale, Byrne attinge alla propria pluriennale esperienza con i Talking Heads, Brian Eno e una miriade di altri collaboratori - insieme a viaggi in teatri lirici wagneriani, villaggi africani e in qualunque luogo esista la musica - per mostrare come la creazione musicale non sia solo l’ opera del compositore solitario, isolato nel suo studio, bensì il risultato tanto logico quanto miracoloso di circostanze sociali. In una travolgente avventura intellettuale, "Come funziona la musica" racconta anche, con passione e ironia, il potere liberatorio e vitale della musica.


Come funziona la musica / David Byrne, traduzione di Andrea Silvestri. - Bompiani, 2013. - ISBN 9788845274190 - 28 euro



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