Buchineri
- panchina sulle nuvole
Ricordo ancora le stelle bianche. E i buchi neri dappertutto, tantissimi, invisibili: basta un attimo di distrazione e ci inciampi sopra. Dove meno te li aspetti, eccone uno che ti risucchia - e addio astronave. Dio ha fatto l’universo e lo ha disseminato di trappole. Ma che se ne fa di tutto quello che viene catturato dentro questi buchi neri, a cosa gli serve? Per ripulire il danno fatto, tutta questa materia in disordine sparpagliata nello spaziotempo? Far sparire le prove. Nutrirsi di materia, come un qualsiasi orco - un succhiamateria, una idrovora di energia… Uno deve essere proprio bravo a schivare le trappole.
Ormai, con l’esperienza, l’esperto astronauta li annusa da lontano. Basta un lampo magnetico. Oppure una perturbazione di una stella - la cui massa comincia ad essere fagocitata, e si deforma. Questi maledetti sono migliaia, di tutte le dimensioni. Ne basta uno di pochi millimetri per uccidere. O far sparire la roba che finisce lì dentro - ci sono quelli che li adoperano per far sparire in questo modo i corpi compromettenti del reato - senza evidenza del cadavere nessun giudice può condannare. Altri dotati di fantasia usano i buchineri come un campo da golf - esistono dei veri e propri campionati, tutto sta nell’impedire che una astronave vuota lanciata in direzione finisca dentro il buconero, ma chi si avvicina di più sfiorandolo senza farsi risucchiare vince il premio di una danarosa scommessa.
Secondo alcuni teorici dovrebbe esserci da qualche parte una fabbrica dei buchineri, che li sparpaglia. Secondo altri invece i buchineri erano preesistenti al big bang - la grande esplosione, il grande vomito che diede origine a tutta la materia visibile -. L’universo è una grande groviera, piena di buchi - e le stelle, e noi stessi, scorriamo dalla nostra dimensione d’esistenza apparente - scoliamo via dentro questi buchi. Oltre l’orizzonte degli eventi. Un vecchio esploratore che conobbi qualche annoluce fa, mi disse di questa cosa, la sua esperienza all’interno di un buconero. C’era finito inavvertitamente, come sempre accade in questi casi. E ci si ritrovò dentro. E all’improvviso ecco che si trovò davanti un altro se stesso. Esattamente uguale a lui. Neppure il tempo di reagire per lo stupore - la stessa cosa faceva l’altro - che i due corpi sovrapposti - e lui si ritrovò di nuovo nell’universo conosciuto. Una esperienza troppo strana per essere creduta da qualcuno. All’epoca, neppure io credetti a questa storia. Ma all’epoca mi trovavo ancora nel vecchio universo delle stelle bianche.
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