Andrea Camilleri “La Setta degli Angeli” (Sellerio)

Tra storia e romanzo Mastro Camilleri ci accompagna alla scoperta di un fatto realmente accaduto agli inizi del secolo scorso.
Ho letto tutto d’un fiato il nuovo libro di Mastro Camilleri. L’ho definito Mastro? Perché no… Lui mi ricorda uno di quegli artigiani che affollavano la Sicilia fino a qualche decennio orsono. Persone in possesso di un’arte preziosa e rara. Il lavorare i materiali con precisione e amore. Dal loro ingegno uscivano autentiche creazioni d’arte. Belle. Solari. Piene di quel “savoir faire” caratteristica precipua di maestranze che riuscivano a miscelare con grazia il sapiente lavorio delle mani con un immenso genio. Come non ricordare i maestri scapellini che hanno reso così unico il nostro Barocco? Gli abili orafi del trapanese che creavano sublimi gioielli dal corallo? I maniscalchi esperti in grado di creare ferrature per cavalli uniche al mondo? La Sicilia era davvero uno scrigno di stupefacenti maestri – o mastri – d’ arte. Andrea Camilleri segue contata genia. Ecco perché è appropriato utilizzare l’appellativo di Mastro.
La lettura de “La Setta degli Angeli” ne è fulgida rappresentazione. Ha un’arte splendida di creare testi. Come un Mastro d’altri tempi. Lui lavora di cesello. Ogni parola è inserita in un contesto particolare non a caso. C’è un “background” studiato a tavolino affinché ogni parola si inserisca al fine di rendere la frase e il romanzo un’espressione senza pari di pura arte letteraria. Studia tutti gli aspetti che possano rendere particolarmente significativa una frase oppure un dialogo o ancora una descrizione. L’ortografia che da colore alla parola. La sua posizione. La realizione che ha con le altre parole. La punteggiatura. L’organizzazione dei paragrafi. Mastro Camilleri rassomiglia a quei maestri di pietra che un tempo avevano la dura incombenza di costruire i tipici muri a secco. Ogni pietra doveva avere una sua funzione ben appropriata in modo che potesse essere benefica verso tutto l’insieme del muro. Bisognava studiarne la forma grezza. La grandezza. Individuare dove metterla. Lavorarla. Similmente Mastro Camilleri fa allorquando si esercita nell’azione dello scrivere.
Tale approccio conferisce al romanzo un’inenarrabile piacere di leggere. L’ho già scritto. Ho letto tutto d’un fiato “La Setta degli Angeli” proprio per questo motivo. Il modo con cui il testo è costruito diventa un “passepartout” che ti invita ad immergerti nella trama. Il tratto principesco con cui vengono definiti i personaggi. La malia descrittiva dei fatti. L’uso di una parlata molto realistica che da un tono di bel colore. La sagace alternanza delle varie fasi in cui è diviso il romanzo. La capacità superba di governare una trama piuttosto complessa. Ancora la capacità di Mastro Camilleri di rendere contemporanea una storia occorsa nel 1901. Sono sì fecondi i motivi che rendono gradevole la lettura de “La Settadegli Angelici” da non farci pesare il fatto che pur si tratta di 230 pagine corpose e faconde.
Non vi ho detto della trama? E’ una decisione non casuale. Raccontarvela vi avrebbe ucciso il piacere di leggere il romanzo. Scrivere recensioni che dicono sempre e comunque chi è l’assassino è atto inverecondo. Una recensione che si limita a spiattellare la trama in due parole e poi pace all’anima dell’autore è cosa senza senso alcuno. Obiettivo di una buona recensione è di fornire alcune chiavi di lettura e di interpretazione del romanzo. Io mi sono scialato leggendolo. Scialatevi anche voi. Si ritorna ad avere fiducia in se stessi quando riscopriamo la “pars ludens” del nostro essere. A forza di menagrami sapete… Viva e sempre viva Mastro Camilleri.
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