Aldo Brandirali – servire il popolo

Intervista-riflessione sugli ultimi cinquant’anni di storia del nostro paese.
Figlio del segretario della sezione PCI di Piazza Cantore a Milano, Aldo Brandirali ha attraversato le stagioni politico-sociali che si sono succedute a partire dagli anni sessanta con una missione ben precisa: servire il popolo. Prima come segretario del partito marxista-leninista di ispirazione filo-cinese scioltosi nel 1975. Dal ’76 al ’82 fa l’elettricista cercando, al contempo, di riflettere sul fallimento del comunismo. Poi l’incontro con Don Giussani con cui inizia un percorso di profondo impegno nel sociale. Nell’ultimo ventennio è stato sia consigliere comunale che assessore ai giovani e allo sport nel periodo della sindacatura Albertini. Oggi è consigliere comunale per FI dove porta avanti tutta una serie di iniziative nei confronti delle fasce più deboli ed emarginate della società milanese. Questa particolare vicenda personale mi ha portato a porre alcune domande ad Aldo Brandirali.
Lei è stato uno dei leader del ’68 a Milano. Lei non crede che ci sia fin troppa prosopopea su questo evento?
Dal ‘68 al ‘75 sono stato il segretario nazionale del principale partito marxista-leninista di ispirazione filo-cinese. Si parla molto del 68 perché è l’evento che segna il passaggio dall’epoca della ricostruzione post-guerra all’epoca della crisi del sistema politico italiano. Una crisi lunga, passata nel 68 come esplosione dei grandi sistemi ideologici frantumati in mille gruppi. Seguiranno poi i cambiamenti dei grandi partiti in federazioni di correnti, fino alla degenerazione delle forme di autofinanziamento e alla esplosione della via giudiziaria, con passaggio alla cosiddetta seconda repubblica.
Il ’68 ha "aperto" la società italiana oppure ha dato il via a nuove forme di conformismo?
Certo nel ‘68 c’erano forti domande di tipo esistenziale. Come uscita dalla motivazione dei padri che faticavano per la conquista del benessere. Dal 63 inizia un benessere diffuso, e i giovani sono toccati dalla domanda di scopo sulla vita. Purtroppo queste domande sono affondate nel linguaggio ideologico, perché non si sapeva ancora come superare le ideologie. Le ipotesi estremizzate, tipo sinistra extra-parlamentare, accusavano il Partito “ padre “ di abbandono del contenuto vero della sua ideologia. Per questo l’estremismo ha fatto degenerare le domande di senso sulla vita. Ma resta il fatto che le domande erano vive e appassionate.
Qual’erano le reali motivazioni di base del ’68?
I figli che scappavano di casa per vivere come cappelloni nelle strade, e in fabbrica i giovani operai che volevano sfuggire il lavoro a catena,ripetitivo e senza possibilità di vivere lo scopo del lavoro, gli studenti che volevano cambiare il potere delle baronie universitarie, incapaci di insegnare con vero coinvolgimento degli allievi. Le ragazze che sentivano matura una parità dei diritti diventata veramente possibile dal fatto che anche le donne lavoravano diffusamente. Certo non era una cultura nuova. Sono mancati gli adulti che non hanno capito le domande che arrivavano dai giovani
Venendo all’attuale situazione italiana quali le influenze del ’68 su di essa?
Direi che in venti anni il ‘68 si è totalmente perduto, incapace di incidere sulla realtà. Sono rimaste le persone con le loro esperienze, e direi che il tema per tutti quelli che ora guardano alla politica è proprio quello di guardare le persone e capire quale storia portano con sé. Non si sfugge dall’attuale domanda sul personalismo in politica.
Il ceto politico non parla troppo spesso del ’68 per coprire colpe del presente?
Assolutamente vero. Il politico dei nostri giorni deve smetterla di sentirsi non violento, non comunista o fascista, non distruttivo. Violenza, ideologia, negatività sono presenti ampiamente oggi e vanno criticate. La violenza è presente per nuove lacerazioni sociali, e i relativi conflitti sono sfruttati dai demagoghi della politica. L’ideologia è presente anche se senza ideali. Il cinismo e le varie forme di estremismo si esprimono come schemi di pensiero capaci di spiegare tutto. La negatività è presente come un moralismo che giustifica ogni andar contro, in una specie di muoia Sansone con tutti i filistei. Vedi l’Alta Velocità o la spazzatura di Napoli.
L’attuale situazione politica italiana è contraddistinta da personalismi ed estremismi. E’ una naturale evoluzione della politica oppure una terza via è possibile?
Gli estremismi sono eccitati dal bipolarismo immaturo che caratterizza il nostro sistema politico. Bisogna scegliere : o bipartitismo oppure ritorno al proporzionale. Il personalismo invece è la novità. Bisogna farne cultura, rendere ragione del ruolo della persona in politica, e in tal modo ottenere che si esca dal personalismo di uno solo, il più ricco e potente. Bisogna generare una leva di politici che si giocano in prima persona dentro iul riconoscimento delle dinamiche reali di un popolo operoso.
Come mai in Italia non c’è ancora il rispetto per l’avversario come nel resto dell’Europa?
Attenzione ai paragoni con gli altri paesi democratici. L’ Italia ha la particolarità di avere grandi fonti di identità, religiosa e sociale. Molti paesi occidentali hanno risolto il problema democratico con una forte riduzione del confronto fra diversi. Ne consegue appiattimento relativista e laicista, con forti poteri massonici. C’è un fatto particolare in Italia: il connubio fra comunismo e statalismo liberale. Un sistema di potere chiuso, che caratterizza corporazioni e le singole parti dello Stato. In Italia bisognava rompere il dominio dell’astrattezza, burocratica e intellettualistica. La persona Berlusconi, nella sua unitarietà di storia personale ha potuto immettere una concretezza che da tempo non si vedeva più. Ecco perché parlo di attualità del personalismo.
Il sociale non mi sembra giochi un ruolo rilevante nell’attuale discussione politica. O, per meglio dire, lo si utilizza per fini attinenti alla diatriba politica.
Non si è ancora realizzata la riforma del Welfare sociale, ci sono solo prime riforme, timide. La menzogna del volontariato retribuito va eliminata. La pretesa che il servizio pubblico deve essere fatto da dipendenti statali è assurda. Ma il servizio pubblico prestato dai privati deve essere efficacemente controllato. I migranti avranno il permesso a punti, ottima cosa, ma abbiamo un sistema di strutture che assegnano bene i punti? Insomma, siamo a metà strada.
Quali le reali necessità della società italiana. Possiamo essere ottimisti, oppure...?
Nel nostro Paese siamo in grado di capire una domanda che pone il mondo : perché lo Stato deve salvare le banche? Ovvero siamo nel superamento del capitalismo tradizionale, dobbiamo entrare nel capitale sociale, noi abbiamo la possibilità di riunire i due volti di questa possibile unione. Sono i cattolici che conoscono questa visione. Sapranno fare politica?
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