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A Catania sulla pelle dei migranti

Tra i primi provvedimenti del nuovo governo Meloni la crociata contro le navi ONG che salvano i migranti naufraghi nel Mediterraneo

di Sergej - martedì 8 novembre 2022 - 2047 letture

Con perfetto cinismo, studiato a tavolino, i primi provvedimenti del nuovo governo Meloni parlano direttamente alla "pancia" degli elettori che hanno dato la maggioranza alla Destra.

Così al porto di Catania approda la nave ONG Humanity one e giornali e telegiornali possono gettarsi a pesce morto sull’argomento del giorno imbastito per l’occasione.

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01 - Catania 7 novembre 2022
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02 - Catania 7 novembre 2022

Le organizzazioni pacifiste e impegnate da anni sul problema dei migranti (come la Lega Antirazzista Catanese) si sono subito mobilitate a Catania per esprimere la propria solidarietà alle ONG e denunciare la manovra propagandistica e disumanizzante del governo. Quello dei migranti non è più da decenni un problema di emergenza, è diventato un problema strutturale e per decenni i governi che si sono succeduti in Italia hanno sfruttato in chiave emergenziale la cosa, pur di non affrontare i veri nodi del problema.


A Catania continua la disumana selezione dei naufraghi salvati dalle navi umanitarie

Ieri sera [6 novembre 2022] si sono conclusi a Catania gli sbarchi dalla nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere. Come nel caso della Humanity 1, della Ong tedesca SOS Humanity, è stata applicata la disumana e illegale regola, ultima invenzione del governo Meloni, secondo cui si può distinguere tra chi “merita” lo sbarco e chi non è considerato abbastanza vulnerabile da scendere a terra: su 572 migranti a bordo, infatti, ne sono sbarcati 357, mentre 215 sono rimasti sulla nave.

“Un’operazione di soccorso si può considerare terminata solamente una volta che tutti i sopravvissuti sono stati fatti sbarcare in un luogo sicuro. Lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo” denuncia Medici Senza Frontiere. “Secondo il diritto internazionale una nave non è responsabile dell’accoglienza a bordo dei sopravvissuti laddove siano possibili soluzioni alternative. Inoltre, il governo responsabile dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle Persone Soccorse in Mare”.

“Dopo aver rischiato la vita in mare per fuggire dalla Libia, 572 persone sono rimaste ostaggio di scelte politiche disumane per più di 10 giorni a bordo di una nave, invece di vedersi riconosciuto il diritto a sbarcare in un porto sicuro. Dopo tutto ciò, queste persone devono oggi anche assistere al cinico spettacolo della politica che gioca con le loro vite. Tutti coloro che sono a bordo della Geo Barents devono poter sbarcare immediatamente, per ricevere assistenza e veder riconosciuto il loro diritto a chiedere protezione”, sostiene Juan Matias Gil, capo missione di Medici Senza Frontiere.

Concetto ribadito da Sos Mediterranee, la cui nave Ocean Viking chiede invano da giorni l’indicazione di un porto sicuro: “La selezione dei naufraghi è disumana e mette a rischio la loro sicurezza e salute. Tutti i sopravvissuti sulla Ocean Viking, la Humanity 1, la Geo Barents e la Rise Above devono poter sbarcare, senza distinzioni. Queste continue violazioni del diritto umanitario e marittimo sono inaccettabili.”

Fonte: Pressenza, 7 novembre 2022.


I migranti bloccati nel porto di Catania

Sono a bordo di due navi, da cui il governo vuole far scendere solo donne, bambini e persone fragili, violando la legge internazionale

Nel porto di Catania, in Sicilia, ci sono due navi gestite da ong con a bordo molti migranti soccorsi nei giorni scorsi nel Mediterraneo: sono la Humanity 1 di SOS Humanity e la Geo Barents di Medici Senza Frontiere. In entrambi i casi il governo italiano pretende che sbarchino soltanto le donne, i bambini e le persone fragili, in chiara violazione della legge internazionale. Contro la decisione del governo, la ong SOS Humanity ha annunciato che farà ricorso al TAR del Lazio.

Dalla prima nave gran parte dei 179 migranti sono stati fatti scendere tra sabato sera e domenica, ma ne sono rimasti a bordo ancora 35, maschi adulti che il governo italiano non vuole autorizzare a far sbarcare: il capitano della nave, il tedesco Joachim Ebeling, ha detto che nella mattina di domenica ha ricevuto la richiesta di lasciare il porto di Catania e di essersi rifiutato: «Sarebbe contro le leggi andare via con i sopravvissuti, come mi ha spiegato il mio legale. I naufraghi rimasti a bordo sono in uno stato depressivo e di apatia, siamo profondamente preoccupati per la loro salute mentale. È difficile riuscire a spiegargli quello che sta succedendo ed è qualcosa che io stesso non riesco a capire perché è contro le leggi», ha spiegato.

Una situazione analoga si sta verificando sulla Geo Barents, che ha attraccato nel porto di Catania domenica mattina: a bordo ci sono 572 migranti, e i primi sbarchi sono iniziati nel tardo pomeriggio di domenica. Per ora sono stati fatti scendere 357 migranti, e non è chiaro se nelle prossime ore le operazioni di sbarco proseguiranno. Ma, come nel caso della Humanity 1, è certo che a bordo rimarranno i maschi adulti considerati in buona salute.

In entrambi i casi lo sbarco parziale è dovuto a un decreto interministeriale firmato venerdì sera secondo cui, una volta entrate in acque italiane, le navi delle ong devono sottoporsi a un’ispezione delle forze dell’ordine italiane, per decidere quali persone hanno i requisiti per scendere e quali no. Al termine dell’ispezione e finite le operazioni di soccorso di donne, bambini e persone fragili, le navi delle ong devono lasciare le acque italiane, secondo il governo.

Venerdì il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva spiegato il decreto dando un’interpretazione molto creativa delle norme sul diritto d’asilo. Secondo Piantedosi le navi che battono bandiera di un certo stato devono essere trattate «come un’isola» di quello stato, implicando che quindi il governo dello stato in questione dovrebbe farsi carico delle richieste d’asilo che avvengono a bordo (nel caso della Humanity 1 e della Geo Barents, rispettivamente il governo tedesco e norvegese).

La decisione del governo è stata però criticata da molti, che ritengono sia un’evidente violazione delle leggi internazionali, e in particolare della cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979, che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il salvataggio sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.

Nel frattempo ci sono altre due navi di ong al largo della Sicilia in attesa di sapere se possono attraccare e far scendere le centinaia di migranti che hanno soccorso: sono la Ocean Viking, con 234 migranti, e la Rise Above, che ne ha a bordo 90.

Fonte: Il Post, 6 novembre 2022.


La bandiera battente di una nave non definisce le responsabilità sui migranti

A differenza di quello che sostiene il governo italiano, che sta fornendo un’interpretazione molto creativa del diritto internazionale

Da giorni il governo italiano sta sostenendo che le navi delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo e che si dirigono verso l’Italia non debbano approdare nei porti italiani bensì in quelli dei paesi di cui battono bandiera. È il caso della nave Humanity 1 della SOS Humanity e della Geo Barents di Medici Senza Frontiere: la prima batte bandiera tedesca e la seconda bandiera norvegese.

Secondo il governo italiano, dovrebbero essere Germania e Norvegia a prendere in carico le richieste d’asilo dei migranti, ma dal punto di vista giuridico questa posizione non ha alcun fondamento. Le navi delle ong battono infatti la bandiera di uno stato piuttosto che quella di un altro spesso solo per ragioni fiscali, e il diritto internazionale, nel caso dei soccorsi in mare, non prevede alcun legame tra la nave e lo stato di cui batte bandiera.

Non è però quello che pensa il governo italiano: nella presentazione del decreto interministeriale firmato venerdì per impedire l’attracco della Humanity 1 nel porto di Catania, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva detto che le navi che battono bandiera di un certo stato devono essere trattate «come un’isola» di quello stato.

La stessa cosa nei giorni precedenti avevano detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: era stata anche inviata una“nota verbale” a Germania e Norvegia per chiedere che i rispettivi governi si occupassero dei migranti a bordo delle navi delle ong, ma i due paesi avevano risposto di non avere alcuna responsabilità al riguardo.

La posizione del governo si basa su quanto definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982, che all’articolo 92 dice che le navi battenti la bandiera di uno stato «nell’alto mare sono sottoposte alla sua giurisdizione esclusiva» (cioè dello stesso stato), e sul cosiddetto “Regolamento di Dublino”, la convenzione sull’accoglienza dei richiedenti asilo firmata dagli stati dell’Unione Europea a Dublino nel 1990, che prevede l’applicazione di alcune regole comuni in tutti gli stati dell’Unione. a

All’articolo 13 il Regolamento prevede che quando «il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale». Secondo l’interpretazione del governo italiano di questo articolo, una nave battente bandiera di un certo paese deve essere considerata parte del territorio di quel paese, e non deve essere quindi l’Italia a farsi carico del soccorso dei migranti che ha soccorso. Ma la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare non tratta il tema dei migranti e del soccorso che deve essere prestato loro in mare, che è invece regolato da altre norme che sono in netta contraddizione con quanto sostenuto dal governo italiano.

Quale sia il porto in cui le persone salvate dalla nave debbano essere fatte sbarcare è infatti prescritto dalla cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e da altre norme sul soccorso marittimo, che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il soccorso sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani, a prescindere sia dalla zona SAR (cioè di soccorso in mare) sia dalla bandiera battuta.

In sostanza, quindi, la bandiera battuta da una nave non conta nulla nel dovere di uno stato nel soccorso dei migranti: è la vicinanza geografica al primo porto sicuro che deve essere presa in considerazione. Nel caso delle navi Humanity 1 e Geo Barents, il primo porto sicuro è stato giudicato quello di Catania, dove tra sabato e domenica le due navi hanno attraccato.

Il governo italiano ha permesso lo sbarco solo a donne, bambini e persone in condizioni di salute precaria, mentre ha obbligato i maschi adulti a rimanere a bordo. Ha chiesto inoltre alla Humanity 1 di lasciare il porto di Catania, e nelle prossime ore è probabile che avanzerà la stessa richiesta anche alla Geo Barents. Anche questa è una decisione considerata illegittima dalle ong: SOS Humanity ha presentato ricorso al TAR del Lazio, e il comandante della nave si è rifiutato di partire.

Fonte: Il Post, 7 novembre 2022


Sono sbarcati tutti i migranti bloccati nel porto di Catania

Erano sulle due navi da cui il governo aveva inizialmente fatto scendere solo donne, bambini e persone fragili

Nella serata di martedì [8 novembre 2022] sono sbarcati tutti i 213 migranti che erano da giorni nel porto di Catania a bordo della nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere. La decisione di farli sbarcare è stata presa in conseguenza delle condizioni di vulnerabilità dei migranti, che nella giornata sono state valutate da alcuni medici. Più tardi, sempre martedì sera, sono stati fatti sbarcare anche i 35 migranti a bordo della Humanity 1 di SOS Humanity.

La Geo Barents aveva attraccato nel porto di Catania domenica mattina [6 novembre 2022] con a bordo 572 migranti, e finora erano state fatte scendere più di metà delle persone, lasciando però a bordo i maschi adulti inizialmente considerati in buona salute. Per quanto riguarda la Humanity1 1, per le stesse ragioni erano stati fatti scendere 179 migranti.

Per entrambe le navi l’iniziale decisione di uno sbarco parziale era dovuta a un decreto interministeriale firmato a inizio novembre secondo cui, una volta entrate in acque italiane, le navi delle ong devono farsi ispezionare dalle forze dell’ordine italiane, per decidere quali persone hanno i requisiti per scendere e quali no.

Negli ultimi giorni la decisione del governo è stata però criticata da molti, che ritengono sia un’evidente violazione delle leggi internazionali, e in particolare della cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979, che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il salvataggio sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.

Fonte: Il Post, 8 novembre 2022


Pagina pubblicata l’8 novembre 2022, aggiornata il 9 novembre 2022 h06:45.



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