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XLIII ciclo di rappresentazioni classiche - Trachinie di sofocle - Di scena amore e morte

Giovedì 10 al teatro greco di Siracusa ha preso il via, con Trachinie di Sofocle, il XLIII ciclo di rappresentazioni classiche. Fino al 24 giugno la tragedia di Sofocle si avvicenderà con Eracle di Euripide.

di Donatella Guarino - sabato 19 maggio 2007 - 5713 letture

Maggio. E’ tempo di un tuffo nella classicità. Giovedì 10 al teatro greco di Siracusa ha preso il via, con Trachinie di Sofocle, il XLIII ciclo di rappresentazioni classiche. Fino al 24 giugno la tragedia di Sofocle si avvicenderà con Eracle di Euripide.

Trachinie, testo non facile, è stato proposto in una bella traduzione di Salvatore Nicosia, professore ordinario di Lingua e Letteratura greca all’Università di Palermo. La lingua usata è semplice ma efficace, con la giusta differenziazione di registri linguistici ma senza forzature letterarie. Lo spettacolo, diretto con maestria da Walter Pagliaro – già a Siracusa per altri allestimenti scenici - però è risultato troppo lungo. Due ore e un quarto sono tante, anche se le suggestioni del sole pomeridiano che accoglie e che poi discretamente lascia il posto alle tenebre è sempre – anche quello – uno spettacolo.

Il bravo Paolo Graziosi è Eracle, mentre Micaela Esdra - capace di una forte tensione drammatica espressa per tutta la recitazione - la moglie Deianira. Lucina Campisi è Iole. Riletti alla luce di due maschere goldoniane sono Lica (Luca Lazzareschi) e il messaggero (Massimo Reale). La novità è rappresentata dalla musica dal vivo: due flauti traverso (Valentina Attardi e Chiara Garofano) e un oboe (Oretta Orengo) che hanno accompagnato le vicende di amore e morte rappresentate. I costumi del coro e di Deianira sono convincenti, improbabili gli altri.

Nel testo di Sofocle Eracle entra in scena solo nel verso 900. E in effetti si parla di lui ma lo vedremo solo molto tempo dopo l’inizio della rappresentazione. Deianira che lo ama e lo aspetta, lei donna che aspetta il proprio uomo - e questa è una profonda differenza tra il testo di Sofocle dove forte è la componente sessuale e erotica della moglie di Eracle, Deianira, e quello di Euripide dove invece Megara è moglie e madre – non lo incontrerà mai. Si alternano, l’una parla dell’altro ma mai direttamente.

Città di Trachis, in Tessaglia. In scena un talamo nuziale e Deianira “sposa prescelta da Eracle e sua compagna”. Eracle, per tanto tempo lontano, ha compiuto l’ultima delle sue fatiche – la distruzione della città di Ecalia – e ora sta per tornare in patria, dove la moglie lo aspetta da anni nella più disperata solitudine. Ancora prima di lui arriva il suo bottino di guerra, dove vi sono anche delle schiave. Tra loro anche Iole, che suscita la compassione di Deianira la quale la invita a fermarsi nella propria casa. Ma questo si rivelerà un errore. Deianira scoprirà che per quella donna Eracle prova una passione profonda.

Nel secondo episodio, rivolgendosi alle donne Deianira dice: ”Ho accolto in casa la ragazza, più che ragazza donna ormai…Ora siamo in due ad attendere l’amplesso sotto un’unica coperta: e questa è la ricompensa che Eracle, il presunto sposo fedele e buono, mi ha mandato per tanti anni di cure domestiche…Vedo due giovinezze, una in pieno rigoglio, l’altra in declino: e l’occhio ama cogliere il fiore dell’una mentre dall’altra si ritrae. Temo perciò che Eracle sarà di nome mio marito, ma di fatto l’uomo di lei, che è più giovane (…). Avevo un antico dono…un filtro magico che userò. Ho impregnato di esso questa tunica”. Ma questo che voleva essere un atto d’amore si rivela un atto di morte. La tunica intrisa di sangue “magico” corrode il corpo dell’eroe. Si rivela “una micidiale tunica” come dice Illo, che ha preso le difese del padre. Deianira è disperata per ciò che ha fatto e si uccide. Eracle è inferocito. Vorrebbe vendicarsi della moglie ma non può. Prima di morire – morte e fine dei travagli che gli dei predicevano si rivelano essere la stessa cosa – lascia al figlio Illo la sua volontà: sposare la donna che non può più essere sua. Eracle poi sarà bruciato su una pira.

L’eroe invincibile, che ha compiuto fatiche inenarrabili, dunque finisce per essere ucciso da una donna.

Il coro intona dei versi anche in siciliano. La scena finale è il funerale. E tutto questo è accaduto perché? Lo ha voluto Zeus?

Info: 0931487248 – www.indafondazione.org


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