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Venezia: il referendum in dirittura d’arrivo

A settembre l’iter per il referendum contro il ciclo del cloro. I canali di Venezia sono pieni di veleno. Intervista a Antony Candiello dell’Assemblea permanente contro il pericolo chimico.

di Vincenzo Raimondo Greco - giovedì 23 giugno 2005 - 4144 letture

Mentre Venezia è affollata di turisti, sommersa dal vociare di migliaia di persone, capita sovente di vedere colonne di fumo che, dalla vicina Marghera, si levano verso il cielo; ma anche i canali, che si insinuano tra le case della Serenissima, non sono più limpidi e trasparenti. E’ la laguna del XXI secolo inghiottita dal progresso che non fa sconti a nessuno, che avanza fregandosene della sicurezza di quanti vivono in quel fazzoletto di terra. L’inquinamento industriale, da un lato, e quello urbano, dall’altro, fanno della laguna una miscela altamente pericolosa. Per fare il punto della situazione abbiamo intervistato Antony Candiello, rappresentante dell’Assemblea Permanente contro il pericolo chimico.

Cacciari, in piena campagna elettorale, disse che il vero nodo di Marghera sono le bonifiche e che però non si faranno mai. Significa che i cittadini saranno condannati a convivere con il rischio?

Penso di no. In realtà il sindaco nel suo programma ha messo la questione inquinamento e bonifiche al primo posto. Certo ci sono varie difficoltà di approccio a questo problema che i rappresentanti politici devono affrontare: garantire la salute della popolazione, lo sviluppo della zona, la possibilità di occupazione e di prospettive future. Lo snodo delle bonifiche, in realtà, sta bloccando l’aera da diversi punti di vista quindi crediamo che sia nell’interesse dell’amministrazione sbloccare questo aspetto il più presto possibile.

I canali di Venezia, secondo la ricerca condotta da Insula, sono un deposito a cielo aperto: sono stati riscontrati ben 11 diversi veleni. Un disastro ambienta che però, dicono gli esperti, non è solo legato al porto di Marghera. Anzi sembra che si voglia assolvere il “mostro”. La vostra è quindi una battaglia contro i fantasmi?

No. Diciamo che ci sono diversi fenomeni. L’inquinamento dei canali era noto ma è cosa diversa dall’inquinamento che ha impattato pesantemente i canali industriali e la laguna nel suo complesso. Le questioni che riguardano l’ambiente sono spesso difficile da comprendere. Ecco perché l’Assemblea permanente opera con una certa attenzione e continua ad informarsi e ad informare affinché non si cada in posizioni troppo semplicistiche. Per i canali di navigazione interna di Venezia, la fonte di inquinamento principale non sono stati gli impianti industriali ma ciò non toglie che il fenomeno sia ampio e l’ambiente fortemente degradato.Effettivamente, quindi, le fonti di inquinamento sono diverse e bisogna sempre verificarne l’origine, acquisire una maggiore consapevolezza sulle problematiche e poi procedere per priorità.

E quali sono le priorità?

Riguardano gli interventi di recupero dell’inquinamento pregresso: bonifica dei canali, dell’inquinamento presente nei suoli in ambito industriale di Marghera e, poi, interventi sull’inquinamento dovuto agli impianti industriali e al traffico. La nostra azione intende, da un lato, creare la consapevolezza nella popolazione sui rischi che l’inquinamento comporta, e richiedere, dall’altro, all’amministrazione l’attenzione alle più elevate priorità per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini.

“Salviamo la laguna”, la nuova associazione nata dall’impegno di diverse realtà sociali e civili, segnerà la fine dell’ Assemblea permanente?

Assolutamente no. Anzi spero che non sia questo il messaggio che viene percepito. L’Assemblea continuerà ad occuparsi delle problematiche relative all’inquinamento industriale mentre il nuovo soggetto affronterà i temi della salvaguardia della laguna veneta nei suoi aspetti peculiari. Gli aspetti ambientali del territorio veneziano, come le dicevo, sono caratterizzati da una intrinseca complessità. C’è una complessità tecnico storica che riguarda Porto Marghera, perché c’è una storia di impianti sovrappostisi con emissioni di sostanze di diverso tipo; c’è, parallelamente, una complessità delle problematiche di salvaguardia del peculiare ambiente acquatico che riguarda pezzi di fluido dinamica, di ingegneria idraulica, di protezione del territorio in senso lato e che, nello specifico, riguarda i cittadini che abitano nel centro storico e nelle isole. Solo nel momento in cui nasce un soggetto unitario forte ,con la confluenza di diverse associazioni che già adesso esistono ma in maniera separata e non coordinata, si potrà raggiungere un grande obiettivo: la consapevolezza della popolazione su queste tematiche.

Avete raccolto oltre 12 mila firme per indire il referendum cittadino contro il ciclo del cloro. A che punto è l’iter legislativo?

Le firme sono state depositate e vidimate ora si tratta di attivare la procedura che faremo, nel rispetto del regolamento comunale, ai primi di settembre. Nel frattempo la situazione non accenna a migliorare. La Dow Chemical ha, infatti, espresso la volontà di non procedere con il dimetilcarbonato; in qualche modo ha, quindi, specificato che la produzione di TDI sarà effettuata ricorrendo al fosgene. In questo modo la società ha chiuso una strada che era rimasta sostanzialmente aperta con il precedente accordo di programma del 1998.


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