Repubblica e Stampa si scandalizzano

Grosso problema al TG1 ‒ Oltre 1000 giornalisti per Ratzinger ‒ C’è lapsus e lapsus ‒ I titoli de il manifesto ‒ Leader si piscia addosso. Sei giornalisti arrestati ‒ Cartabia e il diritto all’oblio.

di Adriano Todaro - mercoledì 11 gennaio 2023 - 2048 letture

UN GROSSO PROBLEMA ‒ La guerra? La casa? Gli aumenti dei generi alimentari, di gas, elettricità, benzina? No. Se pensate questo siete fuori di testa. Il problema che attanaglia gli italiani è questo: la presidente Giorgia Meloni è di fede laziale o romanista? Domanda da far perdere il sonno. E così arrivano gli strali nei confronti di una giornalista del Tg1, Elisa Anzaldo che conduce il Tg serale e anche la rassegna stampa delle 7 del mattino. Anzaldi chiede al suo ospite Alessandro Barbano, condirettore del Corriere dello Sport, di parlare del curioso caso della fede calcistica della leader di Fratelli d’Italia. Cose forti, come si vede. Giorgia Meloni si è infatti sempre detta romanista, ma su internet, molti anni fa, durante i primi anni 2000, si sarebbe professata laziale. Barbano svela che anche lui ha cambiato parere. Da milanista era passato a essere tifoso di Maradona. Poi così afferma: «Se peccato è, in questo caso non è il peggior peccato di Giorgia Meloni». Elisa Anzaldi interviene di botto: «Ce ne sono tanti altri!». Subito è intervenuta una delle teste pensanti di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè. «È molto grave. Elisa Anzaldo ha attaccato Giorgia Meloni in maniera del tutto gratuita e in violazione di qualsiasi principio deontologico», ha sottolineato la senatrice. «Si tratta di un episodio inaccettabile e gravissimo, senza alcun contraddittorio, del tutto pretestuoso e per giunta alle soglie della campagna elettorale». Poteva non dire nulla l’intellettuale collettivo della Lega? Certo che no e allora ecco che il gruppo Vigilanza Rai della Lega della Commissione ha chiesto «l’immediata sospensione» della giornalista a causa dello «spettacolo indecente» andato in onda durante la rassegna stampa del Tg1. La giornalista si sarebbe permessa di «deridere un leader politico senza contraddittorio e durante un appuntamento informativo», si legge nella nota. «Inammissibile, in sfregio a tutti i principi della par condicio e che viola qualsiasi codice deontologico e di correttezza a cui sono tenuti i giornalisti». Poi si è espressa anche Monica Maggioni, direttrice del Tg1, che ha invitato tutti i suoi redattori ad adottare concentrazione, professionalità e sobrietà. Ponendo maggiore attenzione a ciò «che facciamo e diciamo in onda», in modo da garantire il «totale equilibrio» del servizio pubblico. Le scuse di Elisa Anzaldo: «Battuta venuta male. Mi rendo conto che una battuta venuta male, nella rassegna stampa delle 7 del mattino, sta dando spazio a interpretazioni distorte del mio pensiero. Nella conversazione con Alessandro Barbano ho chiosato sulla metafora calcistica, ma il risultato finale è stato diverso da quello che avrei voluto. Nelle mie intenzioni parlavo ancora di calcio. Poiché il tono è stato avvertito come improprio, me ne scuso».

POLEMICHE LUNARI ‒ Improvvisamente i quotidiani della Gedi fanno le verginelle e si scandalizzano per la decisione del governo di cambiare i vertici di alcune strutture chiave dell’apparato statale. Ed ecco, allora, che La Repubblica e La Stampa pubblicano titoli ben visibili contro lo Spoil System, quel sistema che permette al governo che ha vinto, di cambiare i dirigenti nominati dal governo precedente. Pessimo sistema, certo, ma che non ha inventato il governo Meloni. Come al solito si guarda il dito e non la luna. Aveva cominciato la Dc ad attuarlo e poi si sono accodati tutti quanti al punto che si era deciso di normare questa abitudine con la legge Bassanini (dal nome del deputato Franco Bassanini, ex socialista, poi Pds, poi Ds, ministro e tanto altro. Fra le altre cose anche Consigliere speciale dell’ex presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi). I titoli a caratteri di scatola di Repubblica recitano «Meloni pigliatutto» mentre La Stampa la definisce «Vicenda squallida e maggioranza che pensa solo a occupare le poltrone». E gli altri, quelli prima della Meloni cosa hanno fatto? Qualcosa di diverso? La legge Bassanini norma che gli alti dirigenti, se non confermati, cessano automaticamente il loro operato al novantesimo giorno dalla nomina del nuovo governo. Dopo aver plaudito Draghi e aperto a Meloni, i due quotidiani ora criticano il governo. D’altronde le nomine governative, sempre, sono state scelte dai governi in carica. Tanto per fare un esempio recente: Giovanna Melandri ha lasciato, il 24 novembre 2022 la Fondazione Maxxi di Roma. Melandri ha fatto parte del Pds e del Pd, ministra nei governi D’Alema e Amato, parlamentare. Non è che al Maxxi l’ha nominata lo Spirito Santo! A proposito, Spoil System, tradotto, sta come “sistema del bottino”. Al posto di Melandri è stato nominato Alessandro Giuli che, nel passato ha diretto Il Foglio e lavorato per La Verità. Appunto. Il “sistema del bottino” continua.

OLTRE 1000 GIORNALISTI PER RATZINGER ‒ Per seguire i funerali del “papa emerito” sono stati accreditati oltre mille giornalisti. Più di 200 mila persone hanno reso omaggio alla salma di Benedetto XVI. Le delegazioni ufficiali sono state solo quelle dell’Italia e della Germania ma hanno partecipato, a titolo personale, anche tanti altri capi di Stato.

LAPSUS TV ‒ Una giornalista del TG2, Carlotta Balena, suo malgrado è finita sul web per una frase affermata durante un collegamento da Bari. «Buon pomeriggio da Bari. L’inverno non ne vuole proprio sapere di arrivare qui in Umbria…». Subito la gaffe è stata postata su Twitter e molti utenti non hanno risparmiato commenti ironici alla giovane giornalista. In pratica una gogna mediatica. È grave un lapsus in diretta? Certo. Ma tutti questi censori del web quando i politici affermano cazzate che fanno? Guardano altrove? Non si accorgono? Quando i politici promettevano d’intervenire all’Italsider di Taranto e poi non se ne fa nulla è più grave o meno grave del lapsus di Carlotta Balena? E potremmo continuare, ovviamente. La nostra solidarietà alla giovane giornalista.

ALTRO CHE LAPSUS ‒ Questo non è un lapsus, ma la dimostrazione lampante quanto sia difficile fare informazione, seria, nel nostro Paese. A proposito della cosiddetta “autonomia differenziata” fra Regioni, il ministro Calderoli ha minacciato querele a giornali e giornalisti. E subito due deputati di Forza Italia hanno presentato una proposta di legge per punire con il carcere da 2 a 5 anni la pubblicazione d’intercettazioni anche non più coperte da segreto. La minaccia non viene da un povero cristo senza potere, ma da un ministro della Repubblica. Un attacco evidente alla libertà d’informazione e all’art. 21 della Costituzione sulla quale Calderoli ha firmato. Aspettiamo che i leoni da tastiera di Twitter inondino il web.

IL MANIFESTO REGALA TITOLI ‒ Il Manifesto ha 52 anni di vita e dall’inizio del 2023 ha regalato ai lettori i suoi migliori titoli. Tradizione, quella dei titoli de il manifesto, iniziata fin quando lo dirigeva una delle penne più acuminate della stampa italiana, quel grande giornalista che è stato Luigi Pintor. E così i lettori hanno potuto ripercorrere momenti importanti della Storia attraverso i titoli, titoli per altro spesso premiati. E così troviamo “Il pastore tedesco” (elezione di papa Ratzinger) al recente “Santo dubito” (sempre su Ratzinger). E poi “Bella Ciao” (morte di Franca Rame), “I have a drone” (attacco di Obama alla Siria), “Rimoriremo democristiani” (governo Letta) e tanti altri.

LEADER SI PISCIA ADDOSSO: ARRESTATI 6 GIORNALISTI ‒ Il 71enne presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, durante una manifestazione pubblica, mentre intona, sul palco l’inno nazionale, mano sul cuore, si piscia addosso per incontinenza. La tv pubblica riprende il tutto e manda in rete. Si vede la gamba sinistra dei pantaloni di tessuto chiaro del presidente bagnarsi e scorrere sull’asfalto. Agenti del Servizio di sicurezza nazionale hanno poi arrestato i sei giornalisti. Come risaputo, sono i giornalisti a causare l’incontinenza.

CARTABIA E DIRITTO ALL’OBLIO ‒ Il 30 dicembre 2022 (Cartabia) è entrato in vigore il “Diritto all’oblio degli imputati e delle persone sottoposte a indagini”. Quindi, dal primo gennaio 2023, i motori di ricerca dovranno deindicizzare le notizie riguardanti coloro che sono stati assolti o per cui è scattata l’archiviazione. I motori di ricerca dovranno dissociare i nomi degli assolti dalle notizie circolanti in rete sulle inchieste da cui sono risultati innocenti. Non sarà, invece, possibile deindicizzare notizie che riguardano il passato e che non hanno più rilevanza. Inoltre, la norma non è retroattiva. Quindi, non sarà applicabile agli episodi avvenuti precedentemente a questa riforma.


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