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Poesie è politica (10): Le ossa dell’umano fallimento

Cantiamo, prendiamo il coltello / di John Poch ; traduzione di Pietro Federico. - Roma : Ensemble, 2022.

di Alessandra Calanchi - mercoledì 8 maggio 2024 - 351 letture

Il coltello del titolo, seppure suoni sinistro e ostile, è il coltello che serve per tagliare la torta di compleanno. Questo è solo uno dei giochi di parole che ci mostrano la complessità del reale, la vita che si svolge “Tra due fiumi” (è il titolo di una delle sillogi che compongono il volumetto) o tra le “Bambole” (un altro titolo). Ma ci sono anche “Due che lottano con il coltello” in una città fantasma, un caffè di Siviglia, e Penelope che preferisce la casa al viaggio.

Ogni pagina racchiude un universo che si dispiega in modo frattale creandone altri e altri ancora.

Ci si perde fra i versi.

La mia preferita è “Lacrime di sirena”, che si conclude così:

[…] a ovest invece
Incombe una montagna dove si suppone che Ulisse
Rimase troppo a lungo e poi finalmente fu vinto
Dalla nostalgia. A quel tempo al mare non capitavano
Vetri da levigare,

benché le sirene sguazzassero più a nord lungo la costa,
sirene che cantavano canzoni di luce colorata,
e Ulisse sentì spesso nostalgia di quella volta
in cui, legato al sicuro all’albero maestro, aveva sentito il caleidoscopio
della poesia e aveva dato in smanie come un ragazzo,
innamorato dei colori vivacissimi del mare mentre le ossa
dell’umano fallimento ruzzolavano nelle secche.

Se il caleidoscopio della poesia ci rassicura sulla persistenza della bellezza, dell’arte, della letteratura e non solo – l’uso del verbo sentire indica un tipo di percezione più complessa della semplice visione – la nostalgia e il rumore delle ossa nelle secche non può non ricordarci tutti i morti nel Mediterraneo, una tomba a cielo aperto che oggi come e più di ieri inghiotte intere generazioni di persone – non vetri da levigare, non ombre, non personaggi mitologici.

Successo, progresso, canzoni, colori lasciano il posto alla nota nostalgica della realtà fallimentare dell’umano.

Forse solo la poesia può salvarci.

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Copertina di Cantiamo, prendiamo il coltello, di John Poch

John Poch è uno dei più importanti poeti statunitensi contemporanei. Ha conseguito un master in Poesia presso la University of Florida e un PhD in Lingua e letteratura inglese presso la University of North Texas. Dal 2001 insegna scrittura creativa presso la Texas Tech University.

Pietro Federico è poeta e traduttore.



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