Paolo Rossi

Un metro e (h)o...ttanta voglia di crescere. Un’espressione comica, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Adattissima e metafora coniata ad hoc per questo comico goriziano, preso a prestito dalla nostra rubrica di poesia e dalla città di Milano.

Paolo Rossi, la più stravagante forma di arte recitativa che il nostro panorama artistico, sempre più bistrattato dai nostri politici, ha saputo esprimere negli ultimi trenta anni. Lo abbiamo visto formarsi artisticamente, passando dalla mani sapienti e formative di Dario Fo a quelle di Gabriele Salvatores.

Lo abbiamo visto "salire" sul palco dell’Ariston accanto al compianto Enzo Jannacci, lo abbiamo acclamato nelle sue irriverenti apparizioni televisive, dove ha trovato il tempo per farsi censurare con un pezzo di Tucidite del 431 a.C. che conteneva il discorso di Pericle sulla democrazia.

Ma è sicuramene a teatro che il comico sa dare il meglio di sè. Prendendo spunto dai grandi del passato, ha reinterpretato testi di Rabelais, Shakespeare e Alfred Jarry, evidenziando un suo particolare attaccamento al teatro dell’assurdo.

Questa sua poliedricità artistica, dove il teatro la fa da padrone, ci ha consentito di accostarlo all’arte poetica, da sempre errante e quasi occultata nei testi teatrali. Quelli che proponiamo sono dei versi tratti dalla raccolta di monologhi pubblicata una ventina di anni fa da Baldini & Castoldi, con il titolo di Si fa presto a dire pirla. Il titolo della poesia, non segnalato nel libro, lo abbiamo scelto noi.

Magia

Non lasciate che le luci artificiali
 disegnino di voi strane ombre...
 Sapevate cantare prima
 che vi regalassero un bancomat,
 Sapevate ballare...

E’ lì che si trova
 la vera definizione di magia.