La poesia della settimana: Alfonsina Storni

Donna per eccellenza. Poetessa per vocazione. Ancora l’Argentina, le rivendicazioni sociali delle donne e la ribellione tagliente dei suoi versi.

di Piero Buscemi - martedì 16 ottobre 2012 - 3248 letture

Io sono come la lupa

Io sono come la lupa.
 Me ne vado sola e rido
 del branco.
 Mi guadagno il cibo ed è mio
 dovunque sia, poiché ho una mano
 che sa lavorare e cervello sano.
 Chi mi può seguire venga con me,
 ma io me ne sto ritta, di fronte al nemico,
 la vita, e non temo il suo impeto fatale
 perché ho sempre un pugnale pronto in mano.
 Il figlio e dopo io e dopo... quel che sia!
 Quel che prima mi chiami alla lotta.
 Talvolta l’illusione di un bocciolo d’amore
 che so sciupare prima ancora che diventi fiore.

Alfonsina Storni nata a Capriasca, in Svizzera da genitori italo-svizzeri. Paulina, la madre di Alfonsina era un’insegnante che studiò musica e voce soprano. Alfonso, il padre si mise in affari nel 1880, producendo soda, ghiaccio e birra con i suoi tre fratelli a San Juan, Argentina. Nel 1885 i suoi genitori si sposarono ed ebbero due figli, un maschio e una femmina nel 1888. La famiglia occupò un ruolo prestigioso in società per molto tempo, fino a quando il padre divenne un alcoolista e il dottore di famiglia consigliò di lasciare la Svizzera.

Trasferiti a Sala Capriasca, Alfonsina Storni nacque nell’aprile del 1892. All’età di quattro anni, la famiglia si trasferì a San Juan e successivamente a Rosario, Argentina. Sette anni dopo nacque un altro figlio, Hildo, al quale Alfonsina dedicò un affetto materno. Seguì un periodo di ristrettezze causato da una bancarotta. Sua madre provò a lavorare in una scuola, ma il marito aprì un caffé, pensando che l’attività fosse più vantaggiosa. Il caffé fallì e le loro condizioni peggiorarono. Il padre morì nel 1906.

Dopo aver conseguito il diploma di insegnante, cominciò a lavorare a Rosario, dove conobbe un giornalista con il quale ebbe una relazione, dalla quale nacque un figlio nel 1912. Cambiò impiego andando a lavorare per un’importante società petrolifera e continuò la sua attività di scrittrice, che aveva iniziato qualche anno prima. Pubblicò il suo primo libro nel 1916, in un periodo di ristrettezze economiche, senza particolari contatti con il mondo letterario. Cinquecento copie furono pubblicate per 500 pesos. Seguirono El dulce dano (1918), Irremediableminte (1919) e Languedez (1920), con i quali espresse le sue frustazioni e la condizione di donna. Nell’opera In Tu Me Quieres Blanca, mise in evidenza la pretesa degli uomini ispano-americani di una sorta di purezza delle donne. In Hombre pequenito parla della sensazione di prigionia delle donne provata nelle loro relazioni sentimentali. Storni chiese al governo argentino la parità dei due sessi nei ruoli sociali, il diritto al voto e scrisse diversi articoli che trattavano i diritti delle donne. "La Nacion de Buenos Aires" pubblicò diversi articoli che la scrittrice scrisse con il pseudonimo di Tao-Lao.

Entrò a far parte di un gruppo di scrittori, poeti, artisti e musicisti del tempo che frequantavano il ristorante "La Pena," dove Alfonsina decantava le sue poesie. Nel 1920, si aggiudicò il First Municipal Prize of Poetry e il Second National Prize of Literature.

Nella raccolta Ocre (1925) e Poemas de Amor (1926) esprime il risentimento femminile per il ruolo marginale delle donne nei rapporti di coppia. Amplierà la condizione sofferta delle donne in Las grandes mujeres, e in Las Mujeres Mentale allargando il discorso all’individuo in genere e il mondo circostante. Rispetto alle sue più recenti composizioni, si nota un maggior cinismo ed ironia nei confronti degli uomini.

Nell’estate del 1935, scoprì di avere un tumore la seno. Fu operata, ma non guarì, cosa che la fece cadere in depressione. Da quel momento le sue poesie decantarono il mare e la sua voglia di farsi avvolgere dalle onde. Nel 1938, confessò al figlio la sua malattia e il suo rifiuto a continuare a curarsi. Il 18 ottobre, prese un treno per Mar del Plata e si sistemò in un piccolo hotel. Scrisse Voy a Dormir (il 20 ottobre). Il 22, spedì la poesia all’ufficio editoriale de "La Nacion". Mentre l’editore leggeva la poesia, la poetessa si suicidò gettandosi nell’oceano, come preannunciato diverse volte nei suoi ultimi versi.


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