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L’insostenibile leggerezza della guerra: una profezia in musica

Quel bastardo del virus! Ci ha impantanato in una situazione che ci è sfuggita di mano....

di Evaristo Lodi - mercoledì 22 giugno 2022 - 2671 letture

Quel bastardo del virus! Ci ha impantanato in una situazione che ci è sfuggita di mano. Non siamo riusciti a cambiare tutto anzi siamo ripiombati nell’oscurità del Secolo breve [1] che, solo all’apparenza, sembrava morto e sepolto.

Quel bastardo del virus! Ci ha illuso che nulla sarebbe stato più come prima ma tutto invece è ritornato ad essere esattamente come prima, anzi peggio. Durante il lock-down, preso dal pesante inquinamento della solitudine, vagheggiavo un futuro senza pubblicità e invece mi ritrovo in un mondo in cui le aziende più floride, che ci forniscono le risorse energetiche, strombazzano roboanti le loro ancestrali volontà di supremazia.

Immaginare che la musica ucraina avesse potuto invadere i miei padiglioni uditivi nel 2022 era ed è pura follia. Si sa, una band ucraina ha vinto l’Eurovision Song Contest: la Kalush Orchestra ha sbaragliato tutti gli avversari per come è riuscita a coniugare la musica popolare con i ritmi più moderni che omologano le musiche dei più svariati paesi, in funzione globalizzante.

Qui una lacrimuccia solca le guance rugose di chi ha una certa età, ascoltando le mitiche note scandite dall’usignolo del popolo cileno. Durante l’esilio degli Inti-Illimani, noi ascoltavamo le loro canzoni, convinti che il popolo cileno fosse oppresso da una dittatura sanguinaria che non lasciava molto spazio all’autodeterminazione e lasciava spazio solo all’immaginazione di un mondo migliore.

Ma gli Stati Uniti appoggiavano quella sanguinaria dittatura!

Ma gli Stati Uniti hanno sempre ragione? [2]

Un conto è fare proclami ai popoli, come la propaganda sanguinaria di Putin o quella non meno sanguinaria degli USA, e un conto è fare profezie… « Siamo stati noi a rovinare questo capolavoro sospeso nel cielo» [3]. La profezia di Adriano è del 1969 e affronta i problemi di quel tempo: guerra, fame, diritti, i potenti, violenza, corruzione, sesso, sport, cambiamento, amore. Per quelli molto più giovani di me o per quelli che non hanno mai amato Adriano Celentano, non farò spoiler sulla fine della canzone quando si legge la data di stampa di quel quotidiano.

Un esperto di profezie era Hélder Câmara (vescovo brasiliano, durante la dittatura militare, inutile aggiungere sanguinaria; indovinate da chi era appoggiata?) che l’8 luglio 1969, a Recife, scrisse:

«Sei circondato da te/da tutti i lati./Per liberarti di te stesso/lancia un ponte/sopra all’abisso di solitudine/che il tuo egoismo ha creato./Cerca di vedere, al di là di te stesso./Cerca di ascoltare qualcuno./E soprattutto,/tenta lo sforzo di amare/invece di semplicemente amare…» [4]. Una sua frase famosa era esplicativa: quando io do da mangiare a un povero, tutti mi dicono santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista.

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IDIOTI!

L’accusa di comunista era in vigore durante la guerra fredda oppure è in vigore ancora oggi? Ma un vescovo che parlasse di solitudine e che fosse tacciato di comunismo era plausibile in quegli anni. Sempre nello stesso periodo, in Italia, un omosessuale dichiarato, cacciato dal partito comunista e condannato da molti, compresa la chiesa cattolica, lasciava interdetti: « La solitudine: bisogna essere molto forti per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe e una resistenza fuori del comune; […]non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio, oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte senza doveri o limiti di qualsiasi genere. […]Dunque la solitudine è ancora più grande se una folla intera attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni – l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte. […]Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo, che valga una camminata senza fine per le strade povere, dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.» [5]

La voglia della morte mi fa ricordare le parole di un altro profeta cantante: Morire e far morire è un’antica usanza che suole aver la gente [6]. Ma abbiamo fatto un salto temporale notevole e siamo giunti all’ultimo decennio della guerra fredda o, se volete, del secolo breve. Ricordo con nostalgia di aver intravisto, non nascondo con curiosità, un altro profeta cantante: Lucio Dalla. Capitava, a volte, fra le navate di San Domenico a Bologna alla celebrazione domenicale delle 22.00. «Se io fossi un angelo[…] Andrei in Afghanistan E più giù in Sud Africa A parlare con L’America E se non Mi abbattono Anche coi russi Parlerei.[…] Se io fossi un Angelo Con lo sguardo Biblico Li fisserei Vi do due ore Due ore al massimo Poi sulla testa Vi piscerei […] Parlerei con Dio […] E gli direi I potenti Che mascalzoni E tu cosa fai Li perdoni» [7]

Forse esagerava o forse no! Putin è potente, non c’è che dire! Anche i presidenti americani sono potenti! E quelli europei …. Forse, solo un po’ arroganti ….

Torniamo agli Stati Uniti: la mancanza di un capro espiatorio li preoccupa, li terrorizza, a volte, li annienta. Per tutta la guerra fredda era facile: il nemico si conosceva, era sempre lo stesso ma ora i nemici si sono moltiplicati! I nemici sono i cattivi, in generale e quindi tutti i tiranni, tutte le dittature, tutte le autocrazie di questo mondo. Queste certezze degli americani sono diventate anche le certezze di noi europei: anche noi abbiamo bisogno di un capro espiatorio al quale aggrapparci per difendere le nostre civiltà, le nostre società. E le piccole vittorie che riusciamo ad avere le ingigantiamo, ci cuciamo sopra un mantello intessuto di retorica e di ipocrisia. Noi siamo i buoni, portatori di pace, di valori universali. Vogliamo sempre dividere il mondo fra i buoni e i cattivi [8].

Oggi però, con la guerra in Ucraina, facendo ragionamenti di questo tipo, si rischia di essere tacciati di pacifismo che, si sa, è il male dei nostri giorni che ci impedisce di affermare il successo dei nostri valori, della nostra civiltà. Bisogna stare attenti alle parole, alle previsioni, alle profezie:

«E adesso? Adesso che il Papa dà scandalo? Le sue parole, con il travaglio dei giorni e dei mesi che passano senza pace, sulle colpe, le omissioni, i silenzi sulla guerra scottano e infiammano. E urtano. Che cosa faranno gli intellettuali immaginari, i politici, quelli che sanno tutto fin dal primo giorno e che pensano che la soluzione alla guerra scatenata dall’aggressione criminale di Putin sia solo la guerra? Metteranno in fila, a loro volta, le parole e diranno: incredibile, il Papa è diventato putiniano! ma cosa conta in fondo quello che dice? È il suo mestiere quello di essere fuori dalla Storia, di pronunciare innocue e paradossali parabole...» [9]

Le profezie danno scandalo per definizione e quella di Francesco sembra essere una profezia a tutti gli effetti, lui che chiama profeta il suo predecessore, Paolo VI°:

«Non basta comunicare idee […]le idee devono venire dall’esperienza […] un’eresia nasce quando l’idea è scollegata dalla realtà umana […] la realtà è superiore all’idea, e quindi bisogna dare idee e riflessioni che nascono dalla realtà. […] Le idee si discutono la realtà si discerne» [10]

Alcuni quotidiani italiani si sono stracciate le vesti alle parole di Francesco con titoloni scandalizzati e, anche se mi sono rifiutato di leggerli, sono il sintomo di un revisionismo, di una restaurazione, del nazionalismo, del “prima l’Italia”, dell’America first e di tutta quella voglia di revanscismo che, oltre a contraddistinguere completamente le politiche dei paesi più potenti, nessuno escluso, anche in queste ore condiziona i risultati elettorali europei, per esempio francesi.

«È molto difficile vedere un rinnovamento spirituale usando schemi molto antiquati. Bisogna rinnovare il nostro modo di vedere la realtà, di valutarla. Nella Chiesa europea vedo più rinnovamento nelle cose spontanee che stanno nascendo: movimenti, gruppi, nuovi vescovi che ricordano che c’è un Concilio alle loro spalle [Il Concilio Vaticano secondo, 1962-1965]. Perché il Concilio che alcuni pastori ricordano meglio è quello di Trento [1545-1563]. E non è un’assurdità quella che sto dicendo. […] Il problema è proprio questo: che in alcuni contesti il Concilio non è stato ancora accettato» [11].

È inutile parlare e straparlare di radici culturali, di stragi, di sanzioni, di migrazioni se poi non si legge la realtà, se non ci si affida ai giovani per poter tentare di trovare una soluzione a questa guerra che ci costringe alla restaurazione.

«Ai miei tempi il lavoro con i giovani era costituito da incontri di studio. Ora non funziona più così. Dobbiamo farli andare avanti con ideali concreti, opere, percorsi. I giovani trovano la loro ragione d’essere lungo la strada, mai in modo statico» [12].

Quel bastardo del virus!

Il mondo è in guerra e maledetto e bastardo sia sempre quel virus!

[1] Eric J. Hobsbawn, Il secolo breve 1914/1991, RCS libri, Milano 1997

[2] Titolo di un’analisi di Domenico Quirico, apparsa su La Stampa l’11 maggio 2022

[3] Il mondo in mi settima, Adriano Celentano, 1969, https://www.youtube.com/watch?v=oTOit3yTgmk

[4] Hélder Câmara, O Deserto è Fértil, Rio de Janeiro, 1975, cit. In Marcelo Barros, Hélder Câmara - Il dono della profezia – Edizioni Gruppo Abele, Torino 2016, pag 110

[5] Pier Paolo Pasolini “Versi del testamento”. Da Poesie scelte a cura di Nico Naldini e Francesco Zambon. Guanda, 2015, Pagg. 161/62.

[6] Il dilemma, Giorgio Gaber, 1980, https://www.youtube.com/watch?v=0KG8XGtZd-o

[7] Se io fossi un angelo, Lucio Dalla, 1985 https://www.youtube.com/watch?v=rbTiKfUQjq0

[8] Edoardo Bennato, “I buoni e i cattivi”, album pubblicato nel 1974

[9] Domenico Quirico, “Le scandalose parole del Papa”, La Stampa, 15 giugno 2022

[10] Estratto della conversazione di Papa Francesco con i 10 direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù. Tra loro padre Antonio Spadaro, responsabile de La Civiltà Cattolica (tre direttori erano laici, di cui due donne[!] gli altri erano gesuiti), “Io, la Nato, Putin e la Terza guerra mondiale” pubblicato su La Stampa, 14 giugno 2022

[11] Ibid

[12] Ibid


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