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Ilaria Alpi: un modello da seguire o un destino da evitare?

A distanza di dieci anni dalla sua morte, non si conoscono ancora le vere dinamiche del delitto: cos’è effettivamente successo quel 20 marzo a Mogadiscio?

di Laura Giannini - mercoledì 7 aprile 2004 - 7438 letture

Il più crudele dei giorni quello di Ilaria Alpi, la giornalista del tg3 morta in un agguato a Mogadiscio, capitale della Somalia. Oggi, a distanza di dieci anni dalla morte, 20 marzo 1994, non si conoscono ancora le vere dinamiche del delitto: cosa effettivamente è successo quel 20 marzo a Mogadiscio? Un tentativo di furto, una semplice, ma crudele guerriglia, una rappresaglia? Ilaria aveva forse scoperto qualcosa di scottante? In quel paese orrendo, dove non c’è più niente, dove tutto è stato distrutto da secoli di guerriglia civile. Dove si possono soltanto guardare rovine, rovine, rovine o qualche bel palazzo di tipo presidenziale che pochi hanno avuto il privilegio di costruirsi. Ilaria era affascinata da quel panorama di case distrutte, sventrate e crepate, o forse era più attratta dal desiderio, dalla volontà di cercare la verità. Ci sono state varie ipotesi su quel triste e famoso agguato: una in particolare sembra quella più attendibile, secondo cui tutto sarebbe iniziato con la guerra civile. Nei primi anni ’90, infatti, la Somalia venne invasa da una feroce guerriglia tra bande. L’ONU decise allora di intevenire organizzando una missione di pace a cui si aggiunse successivamente anche l’Italia. Tra militari e popolazione nacque subito un sentimento di odio: ancora una volta quel paese, desolatamente solitario, aveva dei dominatori. E lo stesso sentimento di ostilità si rispecchiò nel rapporto tra truppe italiane e truppe statunitensi. Il 2 luglio 1993, tre soldati italiani vennero uccisi e molti altri feriti in un’imboscata: forse, fu proprio quell’episodio a dare il via alle violenze da parte dell’esercito italiano sulla popolazione indigena. Tali soprusi furono poi rivelati, nel 1997, dal Maresciallo Aloi che aggiunse la propria denuncia a molte altre: fu il primo a denunciare il traffico di armi e l’utilizzo improprio, a tale scopo, delle imbarcazioni della Cooperazione italiana, nata, in origine, per garantire aiuti umanitari alla Somalia. Tornando alla questione Alpi. Dal 16 marzo 1994, Ilaria e il suo reporter (perchè è giusto ricordare anche lui!), Miran Hrovatin, indagarono a Bosso, piccola cittadina nel nord della Somalia, ridotta in macerie dalla guerra civile, ma dotata di porto e aeroporto. Intervistarono il Sultano Abdullahy Moussa Bogor a proposito del sequestro di un peschereccio e di alcuni traffici tra Italia e Somalia, il direttore del porto, il capo dei servizi sanitari, l’ambasciatore e il rappresentante di Unosom e un esponente dell’Ong Africa 70. Intanto, Ilaria e Miran preannunciarono al tg3 novità inquietanti: dissero di avere delle "cose grosse, un ottimo servizio". Non fecero in tempo i due giornalisti: appena rientrati a Mogadiscio vennero uccisi in un agguato. Due colpi sparati a distanza ravvicinata furono fatali: la gente intorno attonita, la guardia del corpo e l’autista incolumi... I primi soccorsi vennero portati da Giancarlo Marocchino, personaggio ambiguo, implicato in affari poco chiari: la sua presenza vicina al luogo del delitto non è ancora stata spiegata. Ai genitori furono restituiti gli effetti personali di Ilaria, anche se all’appello mancavano tre dei cinque block- notes, due fogli con dei numeri telefonici e la macchina fotografica. Tra i diversi cittadini venuti in Italia per denunciare le violenze subite, il testimone Hashy Oran Hassan, grazie alle accuse di un altro somalo, Ali Rage e dell’autista Ali Abdì, diventa l’unico colpevole accertato. Le recenti indagini della Procura di Torre Annunziata sostengono che il complesso traffico di armi, di rifiuti pericolosi e di scorie radioattive era gestito da faccendieri italiani e stranieri grazie ad appoggi politici, soprattutto dell’area socialista. Questo risulta ancora più attendibile se si prendono in esame le dichiarazioni rilasciate sia dalla figlia dell’ex sindaco di Mogadiscio, Faduma Mohamed Mamud, sia dal Maresciallo Aloi, secondo cui Ilaria stava indagando sul traffico di armi e di rifiuti tossici. Ecco..., questa è la storia in breve del perchè si pensa che Ilaria Alpi sia stata uccisa: aveva scoperto troppe cose, scottanti e incriminatorie, "scomode", come "scomoda" risultava lei a chi l’ha voluta morta. A tale proposito, pare che l’ex dirigente del Sismi, Luca Rajola Pescarini, avesse detto: "E’stata sistemata la giornalista comunista". Quando scrivo un articolo, qualunque argomento io tratti, mi chiedo se la mia ambizione, se il mio sogno di diventare una giornalista, forse, pubblicista che sia, possa davvero realizzarsi e se davvero possiedo le capacità giuste per fare un simile mestiere. E nello stesso tempo, mi domando che tipo di giornalista potrei diventare in un prossimo domani e fino a che punto rinuncerei a qualcosa. Se farei come Ilaria, che è stata uccisa proprio perchè non si è fermata di fronte a niente, perchè non è scesa a compromessi, ma soprattutto perchè ci credeva davvero, nella verità. E allora "l’importanza di sapere", vale una vita umana? La risposta più adatta sarebbe sì..., vale una vita umana, se attraverso quel sapere permettiamo ad altre vite di vivere sempre. L’ha fatto Ilaria, l’ha fatto Miran, ma l’hanno fatto e lo fanno quotidianamente tutti coloro che lottano in nome di un ideale di giustizia e di lealtà, con la speranza che ci possa essere per tutti una possibilità diversa, anche per la Somalia, fino ad ora terra di colonizzatori e quindi di tutti e di nessuno.

Da "Ilaria Alpi, un omicidio al crocevia dei traffici" di Barbara Carazzolo, Alberto Chiara, Luciano Scalettari.


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> Ilaria Alpi: un modello da seguire o un destino da evitare?
7 aprile 2004

cara laura non so chi tu sia, io invece sono il rappresentante dei marittimi della shifco, quella società somala che possiede i pescherecci che facevano traffico di armi scorie e droga. sono il portavoce di questi marittimi. navighiamo e traffichiamo ancora.....nessuno ci ha mai chiamato in causa....nessuno.......eccetto quei giornalisti di rai 3......solo una cosa voglio dirvi....questi marittimi sono italiani....si chiamano mancinelli....palestini...cichella.....scordella......di marco.....mazzone.......de simone...delli passeri....fanesi...sono decine e decine...una volta erano centinaia e centinaia.......ma stranamente nessuno vuole parlare con i trafficanti.......nessuno.....è come se il traffico d’armi l’avessero fatto l’albero della nave.....i motori......le eliche......il timone.........e non le persone imbarcate. sono un marittimo anche io........aspettiamo da dieci anni che un magistrato ci chiami.........niente...nessun cenno........speriamo in questa commissione.....sai, vorremmo uscire puliti da queste accuse infamanti e possibilmente anche con le scuse di questi giornalisti cialtroni (leggi scardova.torrealta e bonavolontà)....ma non siamo ottimisti.......tu la verità la conosci sicuramente ma continui probabilmente a far finta di niente e parli di traffici e pescherecci........vedi tu cosa puoi fare....sono a tua disposizione. prima di chiudere vorrei solo dirti una cosa..descriverti la vita di uno di questi pescatori molti dei quali hanno 40 anni di navigazione.....non credo che il tuo cervello, seppur tanto ricco e acuto, riesca a concepire una vita di un pescatore con 40 anni di navigazione....ma forse la vita di un minatore del belgio forse riesci a immaginarla.......ebbene il minatore la sera torna a casa, si fa la doccia e poi si addormenta con la sua maria........il pescatore invece solo mare, tempeste, cielo fatiche e l’unica preghiera che fa è che il cielo gli mandi una moglie che non lo faccia vergognare quando torna per quei pochi giorni.......dei figli spesso non sa neppure il nome e tantomeno la faccia..........questi sono i nostri trafficanti. basta cosi, scusa lo sfogo.....aspettiamo taormina.....forse si ricordera che una nave da sola puo fare solo la ruggine ed allora forse vorra vedere che facce abbiamo....un cordiale saluto i marittimi della shifco e per essi mario mancinelli
    > Ilaria Alpi: un modello da seguire o un destino da evitare?
    8 aprile 2004

    Caro Mario, io non sono un "cervello ricco e acuto": leggo soltanto e mi pongo dei quesiti, ma non ho ne’ il diritto ne’ la pretesa di giudicare nessuno. Anzi, mi fa piacere che tu abbia voluto comunicare con me e mi auguro che tu possa avere presto giustizia e che la Commissione Taormina possa far luce su questo oscuro episodio. Io ho scritto questo articolo perchè mi piacerebbe fare la giornalista e ho letto quel libro, ma niente vieta che sia disposta a recepire tutte le voci fuori dal coro. Per questo, vorrei avere notizie più dettagliate su libri o articoli di opposte tendenze rispetto a quelle che ho letto. E se tu sai suggerirmene, ti ringrazio. Anzi, ti ringrazio già per la tua preziosa testimonianza che mi ha fatto conoscere meglio, se così si può dire, la vita di un navigante: capisco la tua amarezza e, soprattutto, ti credo. Se vuoi, puoi mandarmi il nome dei giornalisti e gli articoli che hanno scritto, dicendo anche dove e quando? Così, mi documento in proposito. Laura
    > Ilaria Alpi: un modello da seguire o un destino da evitare?
    16 gennaio 2005, di : ILARIA VIVE

    BISOGNA FARE CHIAREZZA PERCHè DIETRO QUESTA ESECUZIONE CI SONO DEI MTIVI...E ORA TUTTO IL MATERIALE PORTA AL TRAFFICO BARBARO DI SOSTANZE CHIMICHE E TOSSICHE VERSO PAESI POVERI, NONOSTANTE TUTI I DEPISTAGGI POSSIBILI CHE HANNO CARATTERIZ QUSTA STORIA...E SPERO CHE ALLA FINE LA VERITà SALTI FUORI...CON NOMI E COGNOMI CHIUNQUE ESSI SIANO...E DI SICURO I 3 GIORNALISTI SOPRACITATI NON DEVONO CHIEDERE SCUSA A NESSUNO,VISTO CHE SI SONO ATTENUTI AI FATTI...C’è ALMENO UNA TESTATA CHE CONTINUA A TENERCI INFORMATI,E COSA VOGLIAMO FARE SPEGNERE ANCHE QUELLE VOCI?...NOI VOGLIAMO GIUSTIZIA...è STATA UN ESECUZIONE PERCHè ILARIA AVVA SCOPERTO DELLE COSE...CHE PIACIA O MENO
    ilaria, un modello da seguire
    28 febbraio 2005

    il minatore del belgio la sera torna a casa, si fa la doccia e poi si addormenta con la sua maria...il pescatore invece solo mare, tempeste, cielo fatiche e l’unica preghiera che fa è che il cielo gli mandi una moglie che non lo faccia vergognare quando torna per quei pochi giorni....dei figli spesso neppure il nome e tantomeno la faccia...e questi, sono certa, non sono i nostri trafficanti... che strano, ci sono invece dei genitori che il nome e la faccia di una figlia la conoscono bene, ma non hanno più una figlia e non hanno neanche più una preghiera da fare perchè sanno di poter contare esclusivamente sulle proprie forze, eppure chiedono nient’altro che la verità... come quei giornalisti per niente cialtroni che quando parlano sanno bene quello che dicono perchè frutto di sforzi e inchieste supportati da prove e non accusano certo il pescatore che vive di mare, tempeste, cielo e fatica proprio perchè sanno bene che i traffici illeciti non li hanno fatti l’albero della nave i motori le eliche e il timone...accusare solo chi in quelle navi ci lavorava e ci lavora certo, sarebbe un grave errore, così come sarebbe altrettanto grave per chi sa, tacere, magari solo perchè un magistrato non sia andato loro a far visita... federica