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Il corpo videoludico

Parliamo di due videogiochi (Cyberpunk 2077, e Detroit: Become Human) che hanno al centro il tema del transumano e del postumano.

di Alessia Paoli - sabato 4 giugno 2022 - 4913 letture

Il transumano e il postumano, nel mondo attuale, sono concetti molto discussi e fortemente legati allo sviluppo tecnologico. Cercando la definizione di entrambi i termini nel dizionario, ciò che la Treccani ci dice è:

- Transumano: agg. [comp. di trans- e umano], non com. – Più che umano, che trascende i limiti della condizione umana e assurge al divino: facoltà t.i volti t. dell’Angelico (D’Annunzio).

- Postumano: s. m. e agg. – Progressiva alterazione delle caratteristiche dell’essere umano; che tende a modificare o a perdere le caratteristiche umane. 

Come possiamo vedere, la loro definizione ha un riferimento più generico, nessun cenno alla tecnologia, la stessa che oggigiorno influenza in tutto e per tutto le nostre vite quotidiane. Dai primi sviluppi delle prime forme di tecnologia si è iniziato a pensare se questa potesse essere abbinata al corpo umano e alle sue funzioni cognitive e, come tutti sappiamo, i primi risultati si sono ottenuti in campo medico, tramite la creazione di protesi e macchine per aiutare le persone con disabilità gravi. Molte di loro, grazie alla tecnologia, sono tornate a vivere una vita normale e riescono ad essere indipendenti a modo loro.

Ma, oltre a ciò, come può essere applicata la tecnologia al corpo umano? Da anni nel mondo i migliori ingegneri fanno a gara a chi riesca a sviluppare i congegni più efficienti e funzionali per l’essere umano, delle parti robotiche che possano facilitare la vita di tutti noi senza essere considerate allo stesso tempo troppo invasive. Dapprima però questo concetto è stato sviluppato anche nel mondo dei videogiochi e negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom a riguardo.

Tra i più famosi videogame in cui viene affrontato questo tema ricordiamo Cyberpunk 2077 e Detroit: Become Human.

Cyberpunk 2077

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Cyberpunk 2077

È il videogioco più discusso degli ultimi anni, annunciato come la svolta del mondo videoludico, per certi versi ricorda i film della saga di Blade Runner. Siamo nel 2077, nella caotica Night City che somiglia moltissimo la Los Angeles distopica in cui vivevano le loro avventure Rick Deckard e l’agente K, di fatto, nel corso di tutto il videogioco è possibile ammirare dirigibili pubblicitari, ologrammi che sponsorizzano qualsiasi marchio, proprio come quelli che si vedevano nei film. Anche qui è presente l’elemento del “robot-amante”, quella che aveva il nome di Joi ed era la “fidanzata virtuale” del protagonista di Blade Runner 2049, in Cyberpunk lo stesso concetto è rappresentato da dei veri e propri centri del piacere. Qui uomini e donne possono scegliere una “doll”, uomo o donna, esposta in una vetrina e pagarla per il tempo necessario a soddisfare le loro richieste. È quindi evidente come nell’immaginazione dell’essere umano, nonostante ci si trovi in un futuro distopico, certe priorità rimangano sempre le stesse. In Cyberpunk 2077 ci ritroviamo in un mondo in cui umani e tecnologia sono fusi insieme e dove non esiste il “medico di famiglia”, bensì i “fixer di fiducia”, coloro che montano sulle persone chip, potenziamenti, arti e quant’altro, tutto di natura elettronica.

La trama del gioco è molto articolata: il protagonista, nonché il nostro personaggio, si chiama V e un giorno, in seguito ad un furto finito male, si ritrova con un biochip impiantato in testa senza avere la possibilità di toglierlo. Questo chip, detto anche “Relic”, è la nuova creazione dell’Arasaka Corporation e fa parte del programma “Assicura la tua Anima” in cui una persona volendo può fare un backup di sé stesso in un chip che verrà poi reimpiantato in un altro corpo e quella persona, in questo modo, potrà continuare a vivere all’infinito. V ha inserito il “Relic” dentro di sé per non danneggiarlo, inconsapevole che piano piano questo avrebbe avviato un processo di cancellazione delle sue cellule neurali per far spazio a quelle di Johnny Silverhand, la persona contenuta nel chip. Di qui in poi il gioco sviluppa la sua storia in un’unica direzione che però poterà ad un finale triplice che il giocatore potrà scegliere: far suicidare V uccidendo anche Johnny che si trova nel suo corpo, chiedere aiuto all’Arasaka per poter scindere la sua anima da quella di Johnny senza però avere la certezza di poter tornare in vita, oppure scegliere di cedere il proprio corpo per sempre a Johnny Silverhand.

Detroit: Become Human

Questo videogioco è uscito nel 2018 e si rivelò un successo fin da subito dato che in quegli anni si stava sviluppando una nuova modalità di gioco, lo “story driven”, ossia il poter effettuare delle scelte durante tutta la durata dell’avventura che possono influenzare il percorso dei personaggi, ma soprattutto possono portare ad uno dei numerosi finali previsti in base alle scelte. Ambientato a Detroit nel 2038, la trama ruota attorno alla vita di tre personaggi, Connor, Kara e Markus, tre androidi prodotti dalla Cyberlife, l’azienda tecnologica leader degli Stati Uniti. Il giocatore potrà giocare con ognuno di loro e far prendere loro decisioni che influenzeranno tutti gli avvenimenti che si verificheranno per tutta la durata del gioco e quello che poi andrà a succedere nel finale. Connor, Kara e Markus hanno ognuno una storia diversa, ma nel finale i tre personaggi si ricongiungeranno nel momento in cui tutti gli androidi lotteranno per ottenere la propria libertà in un mondo che da sempre è appartenuto solo agli umani.

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Detroit - Become Human

Per poter giungere ad un finale che sia coerente dall’inizio alla fine, è necessario prendere delle scelte che molto spesso all’apparenza possono sembrare immorali e fuori da ogni etica, ma alla fine saranno quelle che poteranno al finale positivo, che generalmente si vuole raggiungere. Nel caso contrario, si andrà incontro alla guerra tra umani ed androidi che condizionerà il mondo di lì in avanti.

Un’osservazione che voglio fare in merito ai due giochi è che si viene a creare una sorta di chiasmo a tre fattori con la saga di Blade Runner. Detroit: Become Human è legato ai due film per il tema che riguarda gli androidi che svolgono lavori al posto degli umani, esattamente come accadeva nella Los Angeles del 2019 e del 2049, dove fino a poco tempo prima androidi e umani convivevano insieme. Invece ciò che lega Cyberpunk 2077 e Blade Runner è sicuramente l’ambientazione, infatti gli ologrammi pubblicitari, i dirigibili e tutti gli altri elementi grafici, ricordano moltissimo la pellicola e, come già detto prima, anche l’elemento del robot-amante è qualcosa che li lega per quanto riguarda questa tematica.

Come possiamo vedere, “transumano” e “postumano” qui sono le parole chiave. Sono due concetti che sono stati ampiamente affrontati anche nella letteratura del passato, per esempio da Edgar Allan Poe in The Man That Was Used Up, o anche da Donna Haraway nel suo saggio A Cyborg Manifesto. Ciò ci fa capire quanta curiosità risiede nella mente dell’uomo nei confronti della meccanica robotica e di come essa possa essere applicata al corpo dell’essere umano in diversi modi. Il post-umanesimo, infatti, è quella corrente di pensiero che racchiude tutto questi elementi, quindi il voler modificare il corpo di un umano fino a renderlo un essere ibrido e in parte non più umano.

Questo desiderio nasce dall’idea di combinare l’umanità di ogni persona alla componente tecnologica, al fine di di espandere il proprio sapere e le proprie capacità oltre i limiti naturali che in autonomia non potremmo mai raggiungere. È allo stesso tempo importante riuscire a mantenere la componente umana che ci caratterizza rispetto alle macchine, ovvero la capacità di provare sentimenti ed emozioni che ci rende gli uni diversi dagli altri. In merito a ciò vorrei ricordare il film L’uomo Bicentenario con protagonista Robin Williams, dove appunto l’androide Andrew, interpretato dall’attore, fa di tutto per poter riuscire ad avere quella componente che gli umani hanno e che lo renderebbe diverso da tutti gli altri robot, cioè riuscire a provare sentimenti, lottando tutta la sua vita per riuscire a raggiungere questo scopo.

Tornando invece ai due videogiochi sopracitati, la mia opinione a riguardo è che entrambi sono molto dettagliati e descrivono accuratamente la definizione di postumano e transumano che oggi intendiamo quando questi due termini vengono abbinati all’ambito tecnologico. Diciamo che dei due, quello che trovo ancora un po’ troppo distante rispetto alla realtà, nonostante sia quello che ho amato di più a livello di intrattenimento, è Detroit: Become Human; effettivamente degli androidi che possano sostituire gli umani in tutto e per tutto non credo che ancora possano esistere. È una sorta di ossessione per i grandi sviluppatori di tecnologia robotica quella di cercare di creare dei robot che possano essere accomunati agli umani, ma per arrivare ai livelli di questo videogioco direi che siamo ancora troppo lontani.

Per quanto riguarda Cyberpunk 2077, sebbene lo abbia apprezzato meno dell’altro, devo dire che rappresenta perfettamente ciò a cui ci stiamo avvicinando anno dopo anno e che non è scontato che possa rappresentare una realtà non troppo lontana da quella attuale. Non appoggio pienamente questo tipo di sviluppo perché, anche se sono a favore della tecnologia e di tutti i suoi sviluppi, personalmente preferirei che questa si limitasse a dei dispositivi che possiamo trasportare manualmente e che non siano integrati direttamente nel nostro corpo. Credo che “snaturare” troppo noi stessi con la tecnologia non porterà a nulla di buono, ciononostante sono sicura che ben presto tutto questo diventerà la normalità in quanto nessuno può fermare la curiosità dell’essere umano.


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