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Il Teatro ai tempi delle grandi intese

Intervista a Vincenzo Tripodo, il regista messinese che sostiene con le sue opere una delle tante arti bistrattate dai nostri politici.

di Piero Buscemi - venerdì 7 giugno 2013 - 6263 letture

Teatri occupati, flashmob, iniziative private, sgombri coatti, manifestazioni in piazza. A quanto pare, il mondo dello spettacolo si ribella. Sembrerebbe che oggi in Italia praticare l’antico mestiere dell’attore stia diventando uno dei tanti lavori precari che caratterizzano la nostra società.

Eppure, la passione per questa forma d’arte continua a catturare nuovi adepti e appassionati che, molte volte anche per motivi di solidarietà ad associazioni pro-malattie rare, coinvolge sempre più cittadini da sempre restii ad esporsi al giudizio del pubblico.

Certo la realtà dei teatri di provincia, con amatoriali rappresentazioni interpretate da impiegati, operai e studenti, trova sicuramente meno ostacoli di chi vive il teatro come ragione di vita, ma anche come professione. Per saperne di più, abbiamo incontrato Vincenzo Tripodo, che a Messina ha fondato una scuola di recitazione, l’ActorGym, e che bazzica alla regia nei palcoscenici di tutta Italia ormai da un trentennio.

Girodivite: "Nonostante le cattive notizie che arrivano dal nuovo governo, non molto diverso da quelli che lo hanno preceduto su questioni di cultura, gli artisti siciliani quindi cercano di ribellarsi a questa censura del terzo millennio. Parlaci dell’incontro a Palermo di giorno 20".

Tripodo: "Gli Stati Generali dello Spettacolo rappresentano una interessante novità nel modus operandi degli artisti e uomini di cultura siciliani. Uniti e non più divisi. La convergenza in unica piattaforma di tante energie vive e attive sul territorio, dal teatro alla danza, dalla musica al cinema, è l’estremo tentativo di dare voce a chi resiste alla condanna a morte. Gli Stati Generali, promossi da “Latititudini” Rete regionale di Drammaturgia Contemporanea e dal “Circuito Musicale Siciliano” scaturiscono all’indomani della presa di coscienza dei nuovi tagli operati nel bilancio regionale 2013. In pratica il sostegno alle attività teatrali (L.R. 25/97) è stato decurtato di circa il 30%, mentre i fondi a sostegno della musica (L.R. 45/85) sono confluiti nella vituperata Tabella H, impugnata a ragion veduta dal Commissario dello Stato e creando una empasse che ha bloccato tutto e tutti. Speravamo di poter incontrare il nuovo assessore Stancheris per poter trovare insieme delle soluzioni, come quella di creare un Fondo Unico dello Spettacolo (FUS) come già avviene a livello ministeriale. Purtroppo si è presentato solo il nuovo direttore generale Alessandro Rais. Noi comunque andiamo avanti per la nostra strada, per niente intenzionati a sottoporci a un’eutanasia forzata senza neanche mostrare i denti e se il caso i coltelli.

Girodivite: "A parte i luoghi comuni, la cultura in ogni sua espressione sembra continuare a fare paura al potere. Secondo te, perché?"

Tripodo: "Questa del potere che ha paura della cultura è una leggenda metropolitana. In oltre trent’anni di onorata esperienza posso assicurare che questa paura non esiste. Al limite, c’è fastidio. La cultura è come una zanzara che ti ronza nell’orecchio per tutta la notte, tenendoti sveglio. Ma niente più di questo. Dispiace ammetterlo ma il 90% della nostra classe politica è ignorante in fatto d’arte. Altrimenti non si spiegherebbe come abbiano associato teatro, danza e musica al Turismo! Come se il nostro compito di artisti sia quello di sollazzare turisti in pantaloncini in giro per l’isola. Un paradosso, secondo il quale, il metro con cui viene giudicato il nostro operato è in diretta relazione con il successo di massa. Allora tanto vale nominare assessore direttamente Litterio& friends e la finiamo qua. A scuola togliamo la Divina Commedia e l’Iliade e rimpiazziamola con l’opera omnia di Luciana Litizzetto, visto che vende di più. In tempo di elezioni tutti i candidati si riempiono la bocca di proclami a sostegno della cultura, di quanto sia necessario investire in questo settore, salvo dimenticarsene il giorno dopo. Ci sono anche casi isolati come quello della Calabria (il cui numero di abitanti non arriva in totale a quelli della sola Palermo) dove il Governo Regionale investe 34 milioni di euro in cultura a fronte del nostro milione scarso per tutta l’isola!

Girodivite: "Immagina di essere nominato Ministro della Cultura. Prova ad avanzare le tue proposte, in poche parole".

Tripodo: "Farei un mega raduno con tutti gli impiegati e i dirigenti del Ministero, magari anche con i sovrintendenti ai beni culturali e offrire i loro un premio di un milione di euro a chi riesce a spiegarmi come è possibile che gli introiti di tutti i musei italiani in un anno ammontano al 25% in meno di quanto incassa il solo Louvre nello stesso periodo! Forti sgravi fiscali a chi investe o dona all’arte. Il Rinascimento si deve anche a De Medici, un banchiere in fondo. Purtroppo in Italia oggi il denaro lo possiedono molti furbetti (una volta si chiamavano ladri) e pochi illuminati.

Girodivite: "Il mondo dello spettacolo, quello in mano ai professionisti, che monopolizzano programmi televisivi e cartelloni stagionali, è complice o contrasta sufficientemente questo stato di cose?"

Tripodo: "I teatri pubblici in Sicilia sono stipendifici. Punto. Prendi il caso del Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Il 90% del budget serve a pagare stipendi, mentre gli artisti aspettano anni prima di venire pagati. Ma è mai possibile? Sono teatri borghesi con cartelloni edulcorati, con rare eccezioni e poca attenzione per il contemporaneo. Se Pirandello nascesse oggi, i suoi testi andrebbero in scena al massimo in qualche scantinato di Bagheria e nessuno neanche saprebbe della sua esistenza. Gli spettacoli di questi cartelloni raramente nascono da necessità espressive ma piuttosto da sterili operazioni a tavolino in cui, un produttore novello alchimista, mette insieme elementi che garantiscano incassi. Da qui l’invasione televisiva sui palcoscenici, con personaggi che a malapena riescono a rappresentare se stessi.

Girodivite: "Una delle componenti, che ha unito veramente l’Italia, è una sorta di rassegnazione ad accettare che la cultura debba essere sempre sostenuta da raccomandate segnalazioni. Nella tua esperienza di regista, secondo te, è solo un problema italiano o meridionale, se preferisci?"

Tripodo: "E’ un problema nazionale e quindi poi esteso su tutto il territorio. Le logiche delle commissioni ministeriali, a cominciare dalla nomina dei loro componenti, sono l’esempio di come la meritocrazia e il talento in questo paese vengano quotidianamente assassinati. Basta scorrere l’elenco dei film finanziati dal Mibac… Il salotto romano premia più della coerenza artistica.

Girodivite: "Chiudiamo, come al solito, con una provocazione: chi è il vero nemico della cultura italiana?"

Tripodo: "Il carrozzone televisivo è uno dei principali indiziati. Ha smantellato quanto di buono la Tv era riuscita a fare fino agli anni 70, quando lo scopo principale dei palinsesti era la “formazione” e non “l’intrattenimento”. Delle ragioni per cui si è voluto che gli italiani si drogassero di tette e quiz è tutta un’altra storia….


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